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Come i cambiamenti climatici possono cambiare la musica
Dal 2009 Karen Aplin è ricercatrice del dipartimento di fisica dell’Università di Oxford. Prima di arrivare a gestire i laboratori didattici della rinomata università inglese, Karen ha ricevuto un dottorato di ricerca sperimentale in fisica atmosferica presso il dipartimento di meteorologia dell’Università di Reading, ma anche un diploma in performance musicale presso il Trinity College
Dal 2009 Karen Aplin è ricercatrice del dipartimento di fisica dell’Università di Oxford. Prima di arrivare a gestire i laboratori didattici della rinomata università inglese, Karen ha ricevuto un dottorato di ricerca sperimentale in fisica atmosferica presso il dipartimento di meteorologia dell’Università di Reading, ma anche un diploma in performance musicale presso il Trinity College di Londra.
La meteorologia e la musica sono sempre state le sue passioni, così nei suoi ultimi lavori ha voluto indagare le connessioni che possono esistere fra musica, cambiamenti climatici ed emozioni e preferenze umane.
La sua ricerca più recente tenta di dimostrare come il nostro umore sia fortemente influenzato dalle condizioni meteorologiche, sfruttando e trovando riscontro in una banca dati di oltre quindicimila brani. Già nel 2011 la ricercatrice aveva studiato il fenomeno, basandosi però su un database di musica classica. Questa volta, Karen e altri cinque colleghi hanno trovato sostegno statistico alla loro ipotesi, indagando fra le pietre miliari della musica pop.
Il team ha esaminato alcune delle più famose canzoni in lingua inglese scritte dal 1950 ad oggi e ha trovato circa ottocento canzoni con riferimenti a fenomeni meteorologici nel testo, nel titolo e nel nome della band o dell’artista.
Inoltre, delle cinquecento migliori canzoni di tutti i tempi elencate dalla rivista Rolling Stone nel 2011, il sette per cento ha un qualche tipo di riferimento al meteo. Bob Dylan, John Lennon e Paul McCartney sono stati i più prolifici in tal senso, ma anche Bill Withers (ricordiamo Ain’t no sunshine, per esempio) e Billie Holiday, che piangeva la perdita di un amore in Stormy weather.
Per prima cosa, il team ha constatato come gli artisti utilizzino metafore basate sul tempo atmosferico per descrivere emozioni umane, per riflettere sui cambiamenti in un rapporto, per esempio. Inoltre, il più delle volte il sole è elemento positivo, mentre la pioggia è usata in accezione negativa, fatto salvo in alcune canzoni country e western (provenienti da comunità più rurali, dunque), in cui la pioggia è portatrice di fertilità e cambiamenti attesi e desiderati.
Ma quest’ultima tendenza potrebbe invertirsi molto presto:
Soprattuto in Europa, le persone sembrano avere sentimenti positivi nei confronti del caldo e della stagione estiva. Ma se per i prossimi dieci anni le temperature estive si stabilizzeranno sui quaranta gradi celsius, forse molte persone potrebbero cambiare la propria opinione nei confronti delle alte temperature.
ha detto Karen Aplin.
Sally Brown, ricercatrice presso l’Università di Southampton e collega della Aplin nella ricerca, ha aggiunto:
Anche noi siamo rimasti sorpresi nel constatare quanto i fenomeni atmosferici vengano comunicati nella musica popolare (…) Nel 1969, George Harrison ha scritto Here Comes The Sun, ispirato da una delle prime giornate di sole di primavera, dopo un lungo e complicato inverno. Il nostro studio ha anche concluso che i riferimenti a climi più tempestosi sono maggiori nelle canzoni degli anni cinquanta, decennio in cui in effetti gli uragani sono stati più attivi. Questo mette in evidenza il potenziale per un cambiamento anche dei temi musicali.
I cambiamenti climatici, dunque, si intrometteranno lentamente in ogni ambito delle nostre vite: dalle abitudini quotidiane a ciò che mangiamo, fino ad arrivare alla nostra arte e alla musica.
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