Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
My name is Adil. Il film autobiografico di un ragazzo marocchino che si è fatto uomo in Italia
Adil in Marocco era un bambino pastore. A 13 anni raggiunge il padre in Italia dove impara a fare cinema. Oggi racconta la sua storia proprio in un film.
Aveva 12 anni quando, per la prima volta, ha visto accendersi la luce di un lampione nel suo Paese, il Marocco. Ecco perché in Italia ha voluto diventare elettricista. Adil Azzab ha 28 anni e grazie a Imagine Factory, un’associazione di Milano che organizza corsi di videomaking contro l’emarginazione sociale, ha imparato l’arte del cinema, tanto da attirare l’attenzione dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun e del regista Gabriele Salvatores che ha caldeggiato il crowdfunding che ha consentito la realizzazione del film autobiografico con queste parole: “Sarebbe la prima volta che un ragazzo che non sa niente di cinema arriva in un altro paese, impara a fare un film e racconta la sua storia”.
Che cosa racconta il film
Girato tra il Marocco e Milano, il film racconta la storia vera di Adil, un bambino che vive nella campagna del Marocco con la madre, i fratelli e il nonno (capofamiglia da quando il padre è emigrato in Italia). È un mondo povero, dove fin da piccoli si lavora per ore nei pascoli, gli adulti possono essere rudi, e studiare è un privilegio per pochi.
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Adil, nonostante sia un bambino, sa che restare in Marocco significa avere un destino segnato, quello dei giovani pastori invecchiati precocemente che vede intorno a sé. Stanco delle angherie dello zio e del ristretto orizzonte che si vede davanti, il ragazzino a 13 anni decide di raggiungere il padre, El Mati, emigrato da anni in Italia per lavorare e mantenere la famiglia.
Andarsene, naturalmente, è anche una frattura, una separazione dolorosa dalla famiglia, gli amici, e tutto il proprio mondo. Il film racconta il protagonista adolescente alla scoperta di un nuovo mondo: l’Italia non è il paese delle città favolose e della ricchezza facile sognata nell’infanzia, ma offre ad Adil la possibilità di studiare, vivere nuove esperienze e costruire nuovi legami. Il cerchio si chiude quando Adil, ormai adulto, dopo dieci anni di assenza dal Marocco, ritorna nel suo paese, alla riscoperta delle proprie radici perché “solo se conosci da dove vieni, puoi sapere chi sei”.
La storia dietro al film, come è stato realizzato
Adil a Milano entra in un centro di aggregazione giovanile, dove incontra Magda Rezene, nata in Italia da genitori eritrei; prima sono utenti, poi diventano volontari. Nel 2011 vengono coinvolti come accompagnatori in un corso per adolescenti in condizioni di svantaggio, l’obiettivo è fornire conoscenze multimediali e valorizzare la propria storia tramite la fotografia e il videomaking. Adil e Magda scoprono così la passione per il cinema e la fotografia.
La sera, Adil racconta come è arrivato in Italia: il suo modo di narrare, diretto e vissuto, colpisce Andrea Pellizzer, professionista della comunicazione in veste di formatore del campus. Nasce così l’idea di realizzare un lungometraggio sulle difficoltà dell’emigrazione dalla prospettiva di un ragazzino.
Adil e Magda partono per il Marocco: è la prima volta che il giovane torna nella sua terra d’origine dopo tanto tempo. Sulla base del montaggio di quel primo girato parte il crowdfunding per realizzare il film, che trova in Gabriele Salvatores il proprio testimonial.
I premi ricevuti e l’uscita del film in Italia
Presentato in numerosi festival, My name is Adil ha ricevuto quattro premi. Vincitore della sezione Open Frontiers al Ventotene Film Festival, miglior film arabo all’Alexandria Mediterranean Film Festival, vincitore della sezione Migration and coexistence al Religion Today Filmfestival di Trento, Best Feature Film al Miami Independent Film Festival. Ora sbarca al Cinema Palestrina di Milano, per alcuni giorni in programmazione, a partire da lunedì 6 marzo 2017.
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