Da giorni il Myanmar è attraversato da imponenti manifestazioni di protesta contro il colpo di stato, effettuato dall’esercito l’1 febbraio, al termine del quale è stata destituita e arrestata la leader Aung San Suu Kyi. Secondo quanto riferito dalla stampa internazionale, centinaia di migliaia di persone si sono riunite nelle strade di Rangoon, la capitale economica della nazione asiatica.
I militari minacciano “azioni” contro i manifestanti
La reazione delle forze dell’ordine, per ora è stata dura ma non violenta come accade in occasione del sollevamento popolare del 2007. La polizia ha utilizzato infatti dei cannoni ad acqua e, secondo alcune fonti, anche proiettili di gomma contro i manifestanti. Ciò nonostante, a sfilare sono stati non solo i giovani e gli studenti, ma anche operai, infermieri, professionisti. Tutti con un mano fazzoletti rossi: il colore della Lega nazionale per la democrazia di San Suu Kyi.
Sono stati anche lanciati degli appelli affinché i lavoratori del paese proclamino uno sciopero generale. I generali ormai al governo hanno minacciato tuttavia non meglio precisate “azioni” contro i manifestanti. Al fine di bloccare “le infrazioni che disturbano se non impediscono il mantenimento della stabilità dello stato e della sicurezza pubblica”.
Chiesta una nuova riunione delle Nazioni Unite
Un avvertimento alla popolazione, dunque. Seguito già dalla decisione di adottare la legge marziale in alcuni quartieri di Mandalay, la seconda più popolosa città del paese. Dove le riunioni di più di cinque persone sono state vietate, e un coprifuoco è stato imposto dalle 20 alle 4 di mattina.
Police fired gunshots into the air in Myanmar's capital Naypyitaw as protesters defied bans on big gatherings to oppose a military coup that halted a tentative transition to democracy https://t.co/j655t304Lgpic.twitter.com/ZS8TVyjbIr
Nel frattempo, l’Unione europea, il Regno Unito e altri 19 stati membri del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite hanno chiesto una riunione urgente per discutere della situazione nel Myanmar. In particolare, l’ambasciatore inglese presso l’Onu ha parlato di “detenzione arbitraria di responsabili politici democraticamente eletti e di membri della società civile”.
Con il golpe e il ritorno al potere dei militari conservatori, le donne del Myanmar temono di perdere le conquiste degli ultimi anni in termini di diritti.