L’Armenia e l’Azerbaigian sono sull’orlo di un conflitto armato. Domenica 27 settembre alcuni violenti combattimenti sono stati registrati tra le forze di Baku e i separatisti nella regione del Nagorno Karabakh, sostenuti dalle forze armene. Le due nazioni non hanno fornito indicazioni precise sulla ragione degli scontri, limitandosi entrambe a parlare di “provocazioni” giunte dal fronte avverso.
Heavy fighting has continued overnight between Armenian and Azerbaijani forces over the breakaway region of Nagorno-Karabakh.
Un conflitto trentennale nella regione del Nagorno Karabakh
Secondo le informazioni riferite dalla stampa internazionale, sono almeno 24 i morti, tra i quali figurerebbero dei civili. Inoltre, l’Azerbaigian afferma di aver conquistato dei territori grazie alle operazioni militari, fatto che però è stato smentito dall’Armenia. Ciò che si teme è che le tensioni possano aumentare ulteriormente e rendere fortemente instabile la regione caucasica, con il rischio in particolare di un’escalation che potrebbe portare la Russia e la Turchia ad intervenire con i loro eserciti.
Armenia declared martial law and a total military mobilization following clashes with neighboring Azerbaijan over the breakaway region of Nagorno-Karabakh, reigniting international concern about instability in the South Caucasus https://t.co/tVxDtV3zZbpic.twitter.com/Pv6fvkEAJT
I conflitti nella zona, d’altra parte, sono vive da ormai tre decenni. Da quando cioè il Nagorno Karabakh ha effettuato una secessione dall’Azerbaigian, con il sostegno proprio dell’Armenia. Il cessate il fuoco risale al 1994, quando Baku accettò una nuova divisione del territorio, che prevedeva la perdita del 13 per cento del suo territorio. All’epoca, la guerra fu drammatica, con circa 30mila morti. Successivamente, sono stati aperti dei negoziati di pace, ma che presto sono risultati infruttuosi.
L’Armenia ha decretato la mobilitazione generale
A conferma della delicatezza della situazione, il primo ministro armeno Nikol Pachinian ha decretato domenica la mobilitazione generale e ha instaurato la legge marziale. Il leader armeno ha parlato anche di una “dichiarazione di guerra dell’Azerbaigian al popolo armeno”, in un discorso trasmesso dalla televisione di stato. Pachinian ha inoltre puntato il dito contro un’ingerenza “aggressiva” da parte della Turchia.
The current situation amid clashes between #Azerbaijan and #NagornoKarabakh. (Not an exhaustive map, consists of main areas mentioned in official Azeri, NK and Armenian statements up to now) pic.twitter.com/uv87KS262E
Al contrario il ministero della Difesa di Baku ha parlato di “controffensiva” effettuata dal proprio esercito, lasciando così intendere che l’attacco sia provenuto da parte armena. Mentre il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliev ha affermato: “I nostri soldati combattono oggi sul nostro territorio, difendono la sua integrità e colpiscono il nemico. La nostra causa è giusta e vinceremo”.
Russia, Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite chiedono di cessare le ostilità
Le stesse fonti hanno affermato di aver conquistato alcuni villaggi all’Armenia, ma anche in questo caso quest’ultima ha smentito. Tuttavia, il presidente dell’autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh ha ammesso di aver “perso alcune posizioni”.
Nel frattempo, il presidente della Russia Vladimir Putin ha lanciato un appello affinché cessino i combattimenti. Una posizione analoga a quella degli Stati Uniti, del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che hanno chiesto di riaprire immediatamente dei negoziati. Meno diplomatica la posizione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, tradizionale alleato dell’Azerbaigian, che ha denunciato senza mezzi termini un attacco dell’Armenia.
Il paese del Caucaso punta su eolico, solare e idroelettrico. Ma il legame con il petrolio è ancora forte. Quali progetti ci sono nel cassetto e che ruolo gioca l’Europa.
Israele a Gaza sta attuando politiche che privano deliberatamente la popolazione delle risorse per vivere. Per il Comitato speciale dell’Onu è genocidio.
La società di contractor accusata di aver torturato i detenuti del carcere di Abu Ghraib è stata condannata a pagare un risarcimento danni di 42 milioni