Forte di due certificazioni sulla gestione ambientale dell’evento e con il 67% di raccolta differenziata in media (e l’intero ultimo trimestre al 70%), siamo in testa alla classifica dei grandi eventi più attenti all’ambiente. L’esposizione universale di Milano ha fatto meglio dei Giochi Olimpici di Londra 2012, che hanno registrato il 62% di differenziata e una
Nasce la task force per un’Italia libera da Ogm
Sono 39 le associazioni che, unite da un unico obiettivo, lanciano un accorato appello alle istituzioni e ai cittadini, “Per un’Italia libera da Ogm”.
L’occasione viene dall’attesa della sentenza del Tar del Lazio che il prossimo 9 aprile dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto che vieta la semina di mais geneticamente modificato.
Nel frattempo 39 associazioni, tra quelle del settore dell’agroalimentare e del biologico, della protezione dell’ambiente e dei consumatori, lanciano un appello alle istituzioni perché queste si impegnino ad impedire che in Italia e in tutta Europa vengano seminate coltivazioni Ogm.
“Il problema della nostra agricoltura non è quello di aumentare la produzione, ma è quello di dare il vero valore ai prodotti”, dichiara Stefano Masini, coordinatore della task force. Come? “Attraverso la bellezza dei territori, attraverso il ripristino delle cornici di biodiversità, attarverso la dignità del lavoro e di canali di distribuzioni in grado di valorizzare le caratteristiche distintive dei prodotti agricoli”.
In vista dell’evento che farà del nostro Paese l’ombelico del mondo agricolo, del cibo di qualità e della sostenibilità nella produzione alimentare, Expo 2015, le associazioni chiedono dunque di non entrare in alcun modo nel circolo vizioso delle coltivazioni geneticamente modificate, ma di puntare ad un modello agricolo che promuovi la diversità biologica, la qualità e la protezione del suolo e delle risorse. Modello che vede nell’Italia uno dei settori trainanti dell’economia.
Le aziende agricole italiane hanno una superficie media di 8 ettari. Con queste superfici un’azienda che si basa su monocoltura di mais impoverisce il suolo, riduce al minimo il lavoro e non riesce comunque a dare reddito all’agricoltore. Un’azienda biologica e diversificata che produce prodotti di qualità e vende a filiera corta fa invece un servizio per il territorio: può dare più lavoro, più ambiente e più reddito agli agricoltori.
“Quello degli Ogm è un tema che ritieniamo mai sufficientemente approfondito, – spiega Masini – non è vero che siamo oscurantisti, anzi. Noi vogliamo più ricerca, ma una ricerca pubblica, libera, fatta da università che possano confrontarsi, non legate alle logiche di potere delle multinazionali”.
[box title=”Le 39 associazioni per un’Italia libera da Ogm” style=”soft”]Acli • Adoc • Adiconsum • Adusbef • Aiab • Amica • Associazione per l’Agricoltura Biodinamica • Assoconsum • As. Se. Me. • Campagna Amica • Cia • Città del Vino • Cna Alimentare • Codacons • Coldiretti • Crocevia • Fai • Federconsumatori • Federparchi • Firab • Focsiv • Fondazione Univerde • Greenaccord • Greenpeace • Isde • Lega Pesca • Legacoop Agroalimentare • Legambiente • Lipu • Movimento dei consumatori • Movimento difesa del cittadino • Slow Food Italia • Symbola • Uecoop • Una.api • Unci • Upbio • Vas • Wwf[/box]
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