
L’Europa ragiona su un piano da 800 miliardi e intanto vota per una maggiore sicurezza: inevitabilmente quei fondi verranno sottratti alle vere emergenze.
Approvato il testo della Nature Restoration Law, che prevede il ripristino del 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030. Contraria la destra europea (e italiana).
Il Parlamento europeo approva con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti, la Nature restoration law, la prima legge sulla natura proposta e approvata dal continente europeo. La legge prevede il ripristino del 20 per cento degli ecosistemi naturali entro il 2030, con l’obiettivo a lungo termine di eliminare i sistemi naturali degradati prima del 2050. Un obiettivo ambizioso, a cui si è opposta la destra europea e diversi paesi membri, tra cui l’Italia (o perlomeno la maggioranza di governo rappresentata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia).
Il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio sulla forma finale della legislazione. Durante questa fase, potranno essere apportate modifiche al testo.
Gli obiettivi della legge, vincolanti per gli stati membri, prevedono di mettere in atto misure di ripristino che coprano almeno il 20 per cento del territorio terrestre e marino dell’Unione, tutto questo entro il 2030, secondo quanto stabilito dagli impegni internazionali del programma delle Nazioni Unite “Kunming-Montreal Global Biodiversity”. La proposta, poi, si articola su numerosi target specifici. Per citarne alcuni: zero perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, invertire il trend del declino degli impollinatori entro il 2030; 25mila chilometri di fiumi tornati a scorrimento libero entro il 2030.
I deputati sottolineano che il ripristino dell’ecosistema è di fondamentale importanza per combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Il testo ridurrà i rischi per la sicurezza alimentare e non impone – come invece sostenuto da una grossa fetta politica – la creazione di nuove aree protette nell’Ue né bloccherà nuove infrastrutture di energia rinnovabile (su questo aspetto è stato aggiunto un nuovo emendamento, sottolineando che tali impianti sono di interesse pubblico).
Durante la plenaria del Parlamento europeo, il relatore della legge, lo spagnolo César Luena, ha difeso la scelta politica alla base di tale proposta: “L’81 per cento degli habitat europei versa in cattive condizioni. Non lo dico io, ma la comunità scientifica. Il 34 per cento delle nostre produzioni agricole dipende dagli insetti impollinatori, la cui popolazione è in declino. Questo parlamento non può ostacolare il ripristino degli ambienti naturali”. Per Luena, la campagna di fake news messa in circolo dalla destra europea è nociva per le generazioni future: “Il Ppe (l’attuale maggioranza del parlamento, nda) e l’estrema destra hanno sostenuto che questa legge ridurrà le terre coltivate degli agricoltori, e quindi il loro reddito. Ma non è vero. È una menzogna. Invece di diffondere false notizie, invito chi si oppone alla legge a sedersi al tavolo dei negoziati e discutere insieme di un testo che metta a proprio agio gli stati membri”.
La battaglia tra le due parti politiche è forse il preludio alle votazioni che rinnoveranno il Parlamento la prossima primavera, su cui lo stesso Luena ha tenuto a dire la sua: “Questa legge è passata grazie al sostegno del mio partito, il S&D. Credo che questo sia da evidenziare, perché oltre che una vittoria per la natura si tratta anche di una vittoria sociale”. E ha concluso: “I voti di scarto sono stati pochi. Questo deve servire da monito: i negazionisti hanno molto potere. Magari oggi abbiamo iniziato a correggere questa deriva, ma è dalle urne che deve arrivare il segnale definitivo. Questa è una buona legge ma è solo la prima. La prossima dovrà essere ancora più ambiziosa”.
In un comunicato stampa del Parlamento europeo si legge la Nature Restoration Law si applicherà solo quando la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e quando i paesi dell’Unione europea avranno quantificato l’area che deve essere ripristinata per raggiungere gli obiettivi di per ciascun tipo di habitat. Il Parlamento prevede inoltre la possibilità di posticipare gli obiettivi in presenza di conseguenze socioeconomiche eccezionali.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’Europa ragiona su un piano da 800 miliardi e intanto vota per una maggiore sicurezza: inevitabilmente quei fondi verranno sottratti alle vere emergenze.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.