L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.
Nave russa fermata in Senegal: pescava illegalmente per la terza volta
Dopo essere stata bloccata dalla Marina militare con l’accusa di “pesca illegale recidiva” nelle acque territoriali senegalesi, è ferma da due giorni nel porto di Dakar la nave russa ‘Oleg Naydenov’. A bordo della nave ci sono circa 80 persone: 60 membri russi dell’equipaggio e una ventina di lavoratori della Guinea Bissau. Mosca ha sempre
Dopo essere stata bloccata dalla Marina militare con l’accusa di “pesca illegale recidiva” nelle acque territoriali senegalesi, è ferma da due giorni nel porto di Dakar la nave russa ‘Oleg Naydenov’. A bordo della nave ci sono circa 80 persone: 60 membri russi dell’equipaggio e una ventina di lavoratori della Guinea Bissau. Mosca ha sempre negato che navi di proprietà statale peschino in modo fraudolento in acque territoriali senegalesi.
La nave è tuttavia anche nella blacklist di Greenpeace, che ha già più volte manifestato contro le attività di pesca in Africa in spregio ai codici internazionali e alla salvaguardia delle risorse ittiche.
“Gli stranieri non devono più saccheggiare le nostre risorse. Non permetteremo che ciò accada ancora” ha avvertito il ministro della Pesca Haidar El-Ali, annunciando che all’imbarcazione verrà inflitta una pesante multa di 400 milioni di franchi Cfa (circa 610mila euro) poiché in stato di recidiva: “È la terza volta che la fermiamo”.
Al monitoraggio delle coste hanno partecipato anche le forze aeree francesi che hanno fotografato la nave e trasmesso le immagini alla marina senegalese. Inoltre il comandante della nave ha rifiutato di cooperare durante l’operazione di controllo della Marina senegalese e per questo “ci sono gli estremi per portare il caso in tribunale. La reazione del comandante ha aggravato la loro situazione. Sono dei banditi e lotteremo contro di loro” ha aggiunto il ministro di Dakar.
Ogni anno la pesca illecita fa perdere al Senegal circa 230 milioni di euro, oltreché minaccia direttamente la sopravvivenza dei piccoli pescatori e i consumatori che vedono salire i prezzi dei pesci sempre più rari . A queste ripercussioni socio-economiche negative si aggiungono danni agli ecosistemi marittimi che stanno causando un “disastro ambientale” nelle acque territoriali senegalesi e dei paesi confinanti.
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