Oltre 300 milioni di persone nel mondo hanno iniziato i festeggiamenti del Nawruz (o Nowruz), il Capodanno persiano che coincide con l’arrivo della primavera. È una festa di origine antichissima di cui si conosce ancora poco, nonostante accomuni un territorio estremamente vasto e, per questo, estremamente eterogeneo. Sono infatti tantissime le popolazioni che tra il 20 e il 22 marzo di ogni anno danno il via ai festeggiamenti, dall’India ai Balcani passando per gli stati dell’Asia centrale in cui questo momento è fra i più attesi dell’anno. Il Nawruz è anche una celebrazione importante per il popolo curdo, che non ha uno proprio stato ma vive frammentato tra Turchia, Siria, Iraq e Iran, e proprio per questo considera questa celebrazione come un collante culturale, capace di unire i membri della comunità. Questo perché il Nawruz è una festa che parla di pace e di rinascita, caratteristiche che hanno spinto le Nazioni Unite a indire una Giornata internazionale ad essa dedicata: il 21 marzo.
All’origine della festa
Descritto dall’astronomo e poeta persiano dell’Undicesimo secolo Omar Khayyam come “il rinnovamento del mondo”, il Nawruz risale a circa 3.000 anni fa, anche se non è possibile datarlo con precisione. A quei tempi l’impero persiano si estendeva oltre i confini del moderno Iran, includendo gran parte degli stati odierni circostanti. Affonda dunque le radici nello Zoroastrismo, la religione praticata nell’antica Persia che precede il cristianesimo e l’islam. Nonostante ciò, il Nawruz non è menzionato nell’Avesta, la raccolta di scritti che costituisce il nucleo sacro dello Zoroastrimo.
Se ne trova traccia nella Cyropaedia, il libro dello storico greco Senofonte (431-354 a.C.), in cui si parla di una celebrazione che si svolgeva nell’antica Persepoli, che in persiano si dice Takht-e Jamshid, ovvero il “Trono di Jamshid”. Jamshid è un re mitico e protagonista di una leggenda fondativa della cultura della Persia. Secondo il Shahnameh – il Libro dei Re – del poeta Ferdowsi dell’Undicesimo secolo, è stato proprio il re Jamshid a fondare il Nawruz dopo aver salvato gli esseri umani da un rigido inverno destinato a congelare il pianeta.
Nel corso dei secoli questo rito secolare si è sviluppato e ampliato, acquisendo nuove influenze culturali favorite dall’intensificarsi degli scambi commerciali tra l’impero persiano e i territori esterni. Il Nawruz è anche sopravvissuto a secoli di conquiste da parte delle forze arabe che hanno invaso la Persia tra il Settimo e l’Ottavo secolo, entrando in contatto con l’islam e in alcuni casi, inserendosi in quel solco culturale. Alcuni gruppi religiosi minoritari musulmani come i sufi festeggiano il Nawruz, che chiamano “Sultan Nevruz”. In base alla religione islamica questo momento coincide con l’ordine che Dio ha dato ha Maometto di diffondere il suo messaggio sulla Terra.
I paesi che festeggiano il Nawruz
Come detto, il diffondersi del Nawruz ben oltre i confini del già vasto impero persiano ha contribuito a renderla una celebrazione che oggi unisce milioni di persone nel mondo. È festeggiato innanzitutto in Iran, nei luoghi che furono il cuore dell’impero persiano. Qui il Nawruz ha resistito anche alle conseguenze della rivoluzione del 1979, quando l’allora neonata Repubblica islamica dell’Iran aveva cercato di equiparare ogni rito estraneo all’islam al paganesimo. Tuttavia, non riuscì ad eliminare il Nawruz, che oggi è considerato un momento di resistenza culturale che si riflette nel saluto comune Nowruz pirooz, che significa “Nowruz vittorioso”, o più comunemente Eid shoma mubarak. Oltre all’Iran, i paesi che festeggiano il Nawruz vanno dalle comunità dell’India e del Pakistan fino alla Turchia e ai Balcani, passando per l’Afghanistan, Iraq, Iran, Tagikistan, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Azerbaigian. È osservato anche presso alcune comunità minoritarie nelle Americhe e in Europa, comprese città come Los Angeles, Toronto e Londra.
Il Nawruz è un momento centrale anche per il popolo curdo che vive frammentato tra Turchia, Siria, Iran e Iraq. Per i curdi diventa un momento centrale per rivendicare il diritto ad una propria identità culturale e ad uno stato, il Kurdistan. Ovunque si trovassero, i curdi hanno sempre difeso il Nawruz dai tentativi di eradicare la cultura curda da parte delle autorità turche, siriane e irachene. Ad oggi, tra i festeggiamenti più sentiti e suggestivi c’è forse la scenografica processione sul monte Akre da parte delle comunità del Kurdistan iracheno.
Una festa, molti riti
La diffusione del Nawruz fra così tante culture distinte lo rende una ricorrenza piena di sorprese e festeggiata secondo i riti più curiosi ed eclettici. In Iran l’arrivo di Nawruz è annunciato da cantanti di strada che indossano abiti colorati e suonano il tamburello. I travestimenti rimandano alla figura di Haji Firooz, un personaggio fittizio tipico del folklore iraniano rappresentato con il volto scuro, spesso annerito con lucido da scarpe o una miscela di fuliggine e grasso. Sull’identità di Haji Firooz si ricorrono diverse teorie che spaziano nella storia, una delle quali lo ricollegherebbe agli schiavi neri arrivati in Iran dall’Africa in epoca moderna.
Ma i festeggiamenti per il Nawruz cambiano di luogo in luogo, mantenendo un comune denominatore di spettacolo e senso di liberazione. Dal funambolismo e i salti nel fuoco alle corse di cavalli nella steppa, fino agli incontri di wrestling, come accade in Kirghizistan.
L’ultimo martedì sera prima del Nowruz si celebra il Chaharshanbeh Soori, un rogo che simboleggia l’abbandono della negatività dell’anno passato e l’attesa di un nuovo inizio. In questa occasione si usa saltare sopra i falò pronunciando una formula che fa più o meno così: “Dammi il tuo colore rosso, prendi il mio colore giallo”. In questo modo si invocano salute e calore – il rosso – e si lascia la malattia e il doloro – il giallo.
I bambini sono i protagonisti principali di tutte queste manifestazioni e spesso si trasformano in artisti chiamati a esprimere la loro creatività colorando le strade e le case, così come le uova sode, uno dei simboli della festa. Durante il qashoq zani i bambini sbattono i cucchiai sulle pentole e bussano alle porte dei vicini per ricevere dolci. Anche le donne hanno un ruolo fondamentale, sia nell’organizzazione che nel mantenere vive le tradizioni.
La tavola della festa
Il Nawruz è anche convivialità e cibo consumato insieme. Una cosa comune in tutti i paesi dell’Asia centrale è la preparazione del sumalak, un budino denso a base di erba di grano. Viene preparato dalle donne in grosse pentole al ritmo di canzoni tradizionali.
Fondamentale nel Nawruz è anche il piatto con legumi e cereali come grano, orzo, fagioli o lenticchie che viene preparato alcune settimane prima dell’arrivo della primavera. Quando questi germogliano dopo un paio di settimane, il piatto disposto sulla tavola secondo una disposizione simbolica conosciuta come Haft-sin, che comprende sette alimenti che i cui nomi iniziano con la lettera “س”, la settima dell’alafabeto persiano. Questi alimenti includono:
seeb (mele) – simbolo di salute e bellezza
senjed (bacche di olivastro essiccate) – simbolo di saggezza e rinascita
samanu (budino di grano) – simbolo di forzae giustizia
somaq (sommacco) – simbolo di pazienza
serkeh (aceto) – simbolo di età e pazienza
veggente (aglio) – per la pulizia del corpo e dell’ambiente
Sulla tavola sono spesso posizionati anche uno specchio, simbolo di riflessione, uova colorate per la fertilità e pesci rossi in una ciotola, che rappresentano la vita.
La Giornata internazionale del Nawruz, secondo le Nazioni Unite
“In these times of great challenge, Nowruz promotes dialogue, good neighborliness and reconciliation.”
La festa abbraccia valori universali come la pace e la solidarietà tra famiglie e generazioni. Contribuisce alla salvaguardia delle diversità culturali, promuove il rispetto e l’amicizia tra persone e comunità. Per questi motivi, nel 2009 il Nawruz è stato inserito nella lista dell’Unesco dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha anche deciso di rendergli omaggio con una giornata internazionale dedicata, ovviamente il 21 marzo.
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