Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non approva la prima proposta degli Usa di un cessate il fuoco immediato a Gaza perché non esclude interventi militari a Rafah.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha approvato la risoluzione proposta dagli Stati Uniti che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza come parte di un accordo sugli ostaggi, dopo che la Russia e la Cina hanno posto il veto.
La risoluzione, per la quale anche la Guyana si è astenuta dal voto, chiedeva un cessate il fuoco immediato e duraturo, della durata di circa sei settimane, che proteggesse i civili e permettesse la fornitura di assistenza umanitaria.
Qual era la proposta degli Stati Uniti
È la prima volta dal 7 ottobre che gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza. Fino ad ora gli Usa si erano sempre opposti a risoluzioni che chiedessero misure immediate di questo tipo: l’ultima volta era successo a febbraio, con una risoluzione dell’Algeria allo stesso Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Nella recente proposta – bocciata dal Consiglio di sicurezza con i voti contrari di Russia, Cina e Algeria – oltre al rilascio degli ostaggi e alla necessità di garantire l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, gli Usa hanno espressamente parlato di una “creazione di un futuro Stato palestinese”.
Perché Russia e Cina hanno posto il veto
“La stragrande maggioranza del Consiglio ha votato a favore di questa risoluzione, ma sfortunatamente la Russia e la Cina hanno deciso di esercitare il loro veto”, ha dichiarato l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield al Consiglio di sicurezza.
Prima del voto, l’ambasciatrice ha dichiarato che sarebbe stato un “errore storico” per il Consiglio non adottare la risoluzione. Ma poi, l’omonimo russo, Vassily Nebenzia, ha invitato i membri a non votare a favore della risoluzione, spiegando come essa fosse “estremamente politicizzata” e contenesse un effettivo via libera a Israele per organizzare l’operazione militare a Rafah, la città a sud della Striscia di Gaza dove più della metà dei suoi 2,3 milioni di residenti si sono rifugiati in tende di fortuna per sfuggire all’assalto israeliano. Nebenzia ha aggiunto che membri non permanenti del Consiglio di sicurezza hanno redatto una risoluzione alternativa, definendolo un documento più “equilibrato”, e ha affermato che non c’è motivo per non sostenerla.
“Se gli Usa fossero interessati a un cessate il fuoco, non avrebbero posto il veto alle risoluzioni precedenti”
L’ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite ha dichiarato che anche Pechino sostiene la risoluzione alternativa e ha criticato il testo proposto dagli Stati Uniti perché non si oppone in maniera chiara a qualsiasi operazione militare da parte di Israele a Rafah. “Se gli Stati Uniti fossero seriamente interessati a un cessate il fuoco, non avrebbero posto il veto a diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza”, ha aggiunto l’ambasciatore, richiamando i diversi dinieghi da parte del governo americano nelle risoluzioni precedenti.
Dall’inizio della guerra, infatti, Washington ha posto il veto a tre progetti di risoluzione, due dei quali richiedevano un cessate il fuoco immediato. Gli Stati Uniti hanno giustificato il loro veti precedenti affermando che all’epoca una risoluzione di questo tipo avrebbe potuto compromettere i colloqui per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
Negli ultimi mesi, però, gli Usa (che all’inizio hanno sempre protetto Israele nella sede delle Nazioni Unite) hanno cambiato posizione: prima si sono astenuti due volte, permettendo al Consiglio di adottare risoluzioni sull’aumento degli aiuti e sulla richiesta di una lunga pausa nei combattimenti. E ora è arrivata la richiesta di cessate il fuoco immediato.
Cosa c’è nella proposta alternativa
L’agenzia di stampa Reuters afferma che una risoluzione redatta da dieci membri eletti del Consiglio di sicurezza sotto il coordinamento del Mozambico potrebbe essere portata al voto a breve. La bozza alternativa chiede un cessate il fuoco immediato per tutto il mese sacro musulmano del Ramadan, il rilascio di tutti gli ostaggi e sottolinea la necessità di espandere il flusso di assistenza umanitaria a Gaza. Al momento, però, non si sa nulla di più.
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