Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Nel Sahel il fotovoltaico di Prodi
Un piano per l’energia solare in Sahel è stato varato delle Nazioni Unite ed è stato annunciato da Romano Prodi. Il quale, in un’intervista al sito Oltreradio.it, ha però sollevato il problema di uno “scarsissimo finanziamento internazionale”. Il fotovoltaico nel deserto è un tema su cui si discute da anni. Secondo il World Watch Institute ricoprendo
Un piano per l’energia solare in Sahel è stato varato delle Nazioni Unite ed è stato annunciato da Romano Prodi. Il quale, in un’intervista al sito Oltreradio.it, ha però sollevato il problema di uno “scarsissimo finanziamento internazionale”.
Il fotovoltaico nel deserto è un tema su cui si discute da anni. Secondo il World Watch Institute ricoprendo il 4% della superficie del deserto africano con pannelli fotovoltaici, sarebbe soddisfatto il fabbisogno energetico mondiale. In teoria. Nella realtà, ci sono ostacoli tecnici e geopolitici. Il Sahel, la fascia meridionale del Sahara, è tormentato da carestie, siccità, miseria e guerre.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel, Romano Prodi, ha affermato: “La cosa su cui ho lavorato in questo periodo, non è l’emergenza, ma è il problema dello sviluppo e le sue priorità – ha spiegato Prodi -. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato gli investimenti nell’agricoltura, nel cibo e nell’irrigazione. Si è poi occupato di infrastrutture, allo scopo di creare un mercato abbastanza grande da poter essere efficiente, di istituzioni e sanità e in ultimo, che è la vera novità, un grande piano di energia decentrata. Finalmente con il sole si porterà energia elettrica dappertutto!”.
Ma i progetti di sviluppo, nonostante i meccanismi incentivati introdotti dal Protocollo di Kyoto, faticano a decollare. “Il grande problema del Sahel è il finanziamento internazionale scarsissimo – ha proseguito Prodi -. Si fatica, i paesi sono sempre più riluttanti nell’aiuto all’estero. Nelle crisi umanitarie l’Europa conta molto, aiuta moltissimo, è generosa, è il più grande donatore in questi casi. Ma ho detto e confermo che politicamente siamo dei nani perché siamo divisi e finché saremo divisi saremo sempre dei nani”.
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