Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Nelle scuole, rispetto delle culture anche a tavola
Eliezer forse a scuola non potrà mangiare i “cordon bleu”, quelle crocchette di prosciutto e formaggio. Nadir non può cibarsi di carne di maiale, di salumi. Il piccolo Krishnan, del Kerala, davanti a una pietanza carnea si trova in imbarazzo. Ma anche Stefanino, Erica, Matilde si troveranno male nella mensa dell’asilo o della scuola se
Eliezer forse a scuola non potrà mangiare i “cordon bleu”,
quelle crocchette di prosciutto e formaggio. Nadir non può
cibarsi di carne di maiale, di salumi. Il piccolo Krishnan, del
Kerala, davanti a una pietanza carnea si trova in imbarazzo. Ma
anche Stefanino, Erica, Matilde si troveranno male nella mensa
dell’asilo o della scuola se i loro genitori hanno optato per il
consumo di cibi bio o li hanno abituati ad alimentarsi con una
dieta vegetariana. Perché non dare loro la
possibilità di scegliere?
Oggi in Italia sono poche le strutture pubbliche (mense, scuole,
ospedali) che possono venire incontro alle necessità del
passato (la tradizione ebraica impone di non consumare latticini e
carne insieme, per quella musulmana niente carni suine, quella
indiana meridionale è vegetariana) o dal futuro (alimenti
biologici, rinnovata attenzione alla salute).
Il futuro della nostra cultura, e delle nostre scuole, è
l’insegnamento del rispetto delle culture. Anche alimentari.
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