La Nuova Zelanda ha detto sì alla legalizzazione dell’eutanasia per i malati terminali, tramite un referendum che ha visto il sì raccogliere il 65,2 per cento dei consensi contro il 33,8 per cento del no, anche se i risultati sono ancora parziali e verranno ufficializzati solo il prossimo 6 novembre. La nuova normativa entrerà in vigore tra un anno, dunque il 6 novembre 2021, e sarà il ministero della Salute a doverla prendere in gestione.
New Zealanders have voted in favor of legalizing euthanasia for people with a terminal illness https://t.co/u6ljIvpSue
Il risultato conferma le percentuali ottenute da vari sondaggi commissionati negli ultimi anni, che si aggiravano sempre intorno al 60-70 per cento di favorevoli; in questa legislatura tra l’altro il tema dell’eutanasia riscontrava in Nuova Zelanda favori bipartisan, da quello della prima ministra Jacinda Ardern alla leader dell’opposizione Judith Collins.
Quali paesi già prevedono il suicidio assistito
Con la vittoria del sì al referendum, la Nuova Zelanda si appresta così a diventare il settimo paese al mondo a legalizzare una forma di morte volontaria, dopo Svizzera (che non prevede eutanasia in senso stretto ma suicidio assistito), Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Canada e Colombia: per Mary Panko, promotrice della campagna per la legalizzazione, si tratta di “un giorno storico: adesso è chiaro a tutti quello che noi sapevamo da tempo: i ‘kiwis’ (appellativo utilizzato per indicare la popolazione neozelandese, ndr) vogliono il diritto di morire secondo le proprie direttive”.
L’Italia al momento è fuori dall’elenco dei sette sopra menzionati: nel nostro paese infatti è stata introdotta alla fine del 2017 una legge che disciplina il testamento biologico, ma che non prevede ancora il suicidio assistito. Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni e noto per per aver subito un processo (ed essere alla fine stato prosciolto) per aver accompagnato dj Fabo a morire in Svizzera, ha invitato il Parlamento italiano a legiferare in materia, come richiesto anche dalla Corte costituzionale, “altrimenti proveremo la stessa strada” percorsa dalla Nuova Zelanda, ovvero quella del referendum.
In Nuova Zelanda ha vinto il sì al referendum sull'#eutanasia.
Il referendum in Nuova Zelanda è stato indetto dopo che il Parlamento neozelandese aveva approvato nel 2019 l’End of life choice act, la cui entrata in vigore era però subordinata alla consultazione popolare. Per avere diritto a scegliere l’eutanasia bisognerà essere cittadini neozelandesi, avere almeno 18 anni e soffrire di una patologia in stato terminale, ovvero con una aspettativa di vita di massimo sei mesi, che comporti un “significativo e progressivo declino delle capacità fisiche e un dolore fisico costante e non alleviabile”; oltre naturalmente ad essere nella condizione di poter esprimere una “decisione informata” circa la propria morte.
Un altro referendum ha invece contestualmente bocciato la legalizzazione della cannabis: in questo caso il partito del sì si è fermato al 46,1 per cento.
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