Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Giornata mondiale dell’alimentazione. Il Nepal come frontiera del clima e avamposto di cambiamento
In Nepal i cambiamenti climatici sono già visibili. Colpiscono l’agricoltura e costringono molti ad emigrare. Un progetto Fao cerca di invertire la rotta.
Il Nepal è una delle nazioni più gravemente colpita dai cambiamenti climatici. La fusione dei ghiacciai raggiunge ormai altitudini sempre più elevate nella catena dell’Himalaya, minacciando le popolazioni che vivono a valle. Secondo un rapporto pubblicato nel 2010 dal Programma nazionale di adattamento e azione del governo nepalese, sulle 75 province del paese asiatico, 29 risultano estremamente a rischio in caso di catastrofi naturali, 22 sono minacciate da gravi ondate di siccità, 21 possono subire inondazioni devastanti.
Il fenomeno dei laghi generati dallo scioglimento dei ghiacciai
Una delle principali – e più visibili – conseguenze della crescita della temperatura media in Nepal è la comparsa di laghi glaciali, generati e alimentati proprio allo scioglimento dei ghiacciai. Più questi laghi crescono, più rischiano di provocare smottamenti e inondazioni delle vallate situate a quote inferiori. Si tratta di un fenomeno, chiamato dagli esperti glacial lake outburst floods, che risulta sempre meno raro nell’area.
Anche a livello atmosferico si stanno registrando importanti cambiamenti. In particolare, i monsoni e altri fenomeni meteorologici estremi si fanno più frequenti ed intensi durante la stagione umida, provocando a loro volta inondazioni e frane. Al contrario, durante la stagione secca, la mancanza d’acqua potabile a disposizione della popolazione risulta sempre più marcata. Un problema che si riverbera direttamente sull’agricoltura, sull’alimentazione, sulle economie locali e sulla diffusione delle malattie.
È per questo che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha lanciato numerosi progetti di sostegno alla popolazione del Nepal. L’agenzia Onu è presente nella nazione himalayana dal 1971, ma è negli ultimi anni che la situazione si sta facendo via via più grave. In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che si tiene il 16 ottobre 2017, la Fao ha raccontato le storie di alcune famiglie nepalesi: le loro vite sconvolte dal clima che cambia, la decisione di migrare, i tentativi di trovare una soluzione per le loro terre.
Le storie di Ashmita e Laxmi: i mariti emigrati, il clima fuori controllo, l’adattamento
Più del 50 per cento degli abitanti del distretto di Arghakhanchi, ad esempio, ha almeno un membro della propria famiglia che ha lasciato la propria casa. La 21enne Ashmita Thapa vive nel Nepal meridionale. È sposata da sei anni: un anno fa, suo marito ha deciso di partire per cercare un lavoro in Arabia Saudita. Un tempo era un contadino e il suo raccolto bastava per sfamare l’intera famiglia. “Ma qui, ormai, la produzione è sempre più scarsa – spiega Ashmita – a causa dei cambiamenti climatici. Non piove più come prima, le infestazioni parassitarie sono in aumento e i venti sono spesso violenti. Abbiamo la metà del mais che producevamo un tempo”.
Il marito non ha trovato fortuna all’estero. I pochi impieghi trovati non gli hanno permesso neppure di ripagare i debiti contratti per finanziare il viaggio. Una speranza, per la famiglia, è arrivata però un anno fa, quando ad Ashmita hanno parlato però del progetto di sostegno proposto dalla Fao (che coinvolge ormai tremila contadini). Obiettivo: insegnare loro a praticare un’agricoltura e un allevamento sostenibili e intelligenti dal punto di vista climatico, scegliendo le colture più adatte e modificando i metodi di cura degli animali Un’iniziativa che può cambiare la vita di Ashmita: “Abbiamo imparato molte cose e speriamo di impararne ancora in futuro, così potremo evitare di andare all’estero. Sogno di poter lavorare qui con la mia famiglia”.
Famiglie del Nepal indebitate per pagare i viaggi in cerca di lavoro
Allo stesso modo, Laxmi Sunar, mamma di una bambina in età scolare, racconta: “Negli ultimi cinque anni siamo stati colpiti fortemente dal cambiamento climatico. La pioggia non è più una certezza. E molte coltivazioni sono state danneggiate dalla grandine”. Anche suo marito si è indebitato per migrare all’estero, quattro anni fa, in cerca di un lavoro. Così, Laxmi è la sola ad occuparsi della fattoria, del bestiame e della figlia. “Ho vissuto periodi difficili – confida – prima e dopo il parto. Ho sofferto per la mancanza di cibo e di cure adeguate. Mio marito non guadagna molto all’estero. E se non paghiamo gli interessi in tempo, il creditore ci impone di pagare il doppio”. A tassi da usura.
L’intervento della Fao le ha insegnato a testare sulle proprie terre diverse varietà di colture, con l’obiettivo di determinare le migliori in quel contesto. Anche lei, in questo modo, ha avviato il proprio processo di adattamento ai cambiamenti climatici. Questi ultimi, però, senza un intervento deciso della comunità internazionale, comporteranno conseguenze sempre più pesanti in futuro: il rischio è che quella di migrare, a quel punto, diventerà una scelta obbligata.
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