Per affrontare la deforestazione, a metà degli anni Ottanta il governo del Nepal ha affidato la tutela e la gestione delle foreste a comunità locali e volontari.
Dal 1988 a oggi la copertura forestale è cresciuta del 22 per cento rispetto al 1988: un ottimo risultato.
Restano comunque molti problemi da risolvere, come la maggiore frequenza degli incendi e la convivenza tra uomini e animali selvatici.
Nel 1992 il 26,2 per cento della superficie del Nepal era coperto da alberi. Nel 2016 tale percentuale era salita al 44,9 per cento. Questi sono i frutti della nuova strategia di gestione forestale adottata dal governo nepalese a metà degli anni Ottanta. A dedicarle un lungo approfondimento è il New York Times.
Un nuovo approccio partecipato alla gestione delle foreste
Il Nepal, lo stato montuoso che si colloca tra l’India e il Tibet, ha un’estensione di poco meno di 150mila chilometri quadrati; circa la metà rispetto a quella dell’Italia. Nella prima metà degli anni Ottanta ha vissuto in prima persona l’intensificarsi di alluvioni e smottamenti, facilitati anche alla crescente deforestazione. Il governo, però, non riusciva a impedire agli abitanti di tagliare indiscriminatamente gli alberi per ricavare legna da ardere e fare spazio ai terreni agricoli.
Something magical is happening in Nepal: Its “trees are coming back.”
Whoa, what? I promise to explain (and hopefully entertain) in this thread 🌳 https://t.co/JeHiWpOXg9
Preso atto del problema, l’amministrazione del Nepal ha cambiato approccio. Ha ceduto ampie porzioni di foreste alle comunità locali, reclutando milioni di volontari per proteggerle e per ripristinare le aree danneggiate. Una politica che all’epoca poteva apparire radicale ma, come testimoniano i fatti a quasi quarant’anni di distanza, ha funzionato. Grazie a un enorme sforzo di piantumazione, dal 1988 a oggi la copertura forestale è cresciuta del 22 per cento; le aree gestite direttamente dalle comunità ne rappresentano più di un terzo. Altri studi indipendenti citati dal New York Times confermano che l’area coperta da alberi è raddoppiata tra il 1992 e il 2016.
Le questioni da cui dipende il futuro delle foreste del Nepal
Questo è un risultato enorme, ma non è sufficiente per pensare che il fenomeno della deforestazione sia sradicato una volta per tutte. Dopo aver piantato migliaia di alberi, ora gli abitanti del Nepal li devono proteggere dal disboscamento illegale, dai bracconieri e anche dalla natura stessa, visto che il riscaldamento globale ha reso gli incendi molto più frequenti e intensi. Centinaia di persone sono impegnate quotidianamente a ripulire i rami secchi, l’erba e la corteccia degli alberi morti; tutti materiali naturali che riutilizzano poi come mangime, materiale per l’edilizia o combustibile, con la possibilità di rivendere le eccedenze.
Il fatto che gli animali selvatici siano tornati a prosperare inoltre è una buona notizia, ma crea anche occasioni di conflitto con gli esseri umani. I parchi, recintati solo in parte, sono a breve distanza dagli insediamenti di chi si guadagna da vivere proprio procurando l’erba per il bestiame. E si sono già verificati attacchi dall’esito letale. Il governo ha inviato pattuglie armate a difendere i parchi nazionali, cosa che però viene percepita come un’intrusione dagli abitanti.
L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Climathon 2024 è l’hackaton che ha riunito giovani talenti a Courmayeur per sviluppare idee innovative e sostenibili, affrontando le sfide ambientali della montagna.
Dopo Milano, il progetto PiantiAmo il futuro di Nescafé arriva a Ferrara: piantato presso la Nuova Darsena il primo dei duecento nuovi alberi in città.
Sull’arcipelago di Mayotte, territorio d’oltremare dipendente dal governo francese, per ora si contano 15 morti e centinaia di feriti. I servizi essenziali sono al collasso.