Funzionari israeliani e stranieri dicono che la Corte penale internazionale vuole pronunciarsi contro i vertici di Israele.
- La Corte penale internazionale è un tribunale con sede all’Aia che può incriminare singoli individui e non gli stati.
- l giudici avrebbero acceso i riflettori sull’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, che finora ha causato oltre 34mila morti.
- L’eventuale mandato d’arresto avrebbe più che altro un valore simbolico, delegittimando le operazioni israeliane.
La Corte penale internazionale potrebbe presto emettere dei mandati d’arresto internazionale per i vertici governativi e militari d’Israele, compreso il premier Benjamin Netanyahu. Secondo le indiscrezioni, al centro dell’indagine c’è la carneficina e il disastro umanitario causato da Israele nella Striscia di Gaza e i mandati d’arresto potrebbero arrivare anche per alcuni dirigenti di Hamas, responsabile della strage del 7 ottobre in territorio israeliano.
Di fronte a questa situazione, i funzionari israeliani e i loro alleati stanno facendo pressione sui giudici del tribunale dell’Aia. Israele è anche coinvolto in un’altra indagine all’Aia, quella relativa alla denuncia presentata dal Sudafrica presso la Corte internazionale di giustizia.
Cosa può decidere la Corte penale internazionale
La Corte penale internazionale è un tribunale con sede all’Aia con competenza su crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di aggressione e genocidio. Creato nel 1998, può incriminare singoli individui e non gli stati, di cui si occupa invece la Corte internazionale di giustizia, parte dell’Onu.
Nelle scorse ore alcuni funzionari israeliani e stranieri hanno rivelato che la Corte penale internazionale ha acceso i riflettori sull’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, che finora ha causato oltre 34mila morti e una tragedia umanitaria senza precedenti. Quello che ne potrebbe derivare è un mandato d’arresto per alcuni dei vertici governativi e militari del paese, tra cui il premier Benjamin Netanyahu, ma anche il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di stato maggiore Herzi Halevi. Anche i dirigenti di Hamas sarebbero sotto indagine per l’attacco del 7 ottobre, costato la vita a circa 1.200 persone.
Israele non ha aderito allo statuto fondante la Corte penale internazionale e chi viene accusato dal tribunale non può essere processato in contumacia, cioè senza apparire. Questo non toglie però la possibilità di un mandato d’arresto internazionale, che comporterebbe il rischio di essere arrestato nel momento in cui si mette piede in uno dei paesi aderenti allo statuto del tribunale dell’Aia. L’eventuale mandato d’arresto avrebbe dunque più che altro un valore simbolico, delegittimando ancor di più quell’offensiva israeliana su Gaza che già sta causando molte critiche perfino dai suoi stessi alleati. I funzionari israeliani, ma anche gli Stati Uniti, hanno aumentato la pressione sulla Corte penale internazionale perché non si arrivi a pronunce di questo tipo.
L’indagine presso la Corte internazionale di giustizia
La Corte penale internazionale non ha rilasciato dichiarazioni sul presunto imminente mandato d’arresto per i vertici israeliani e di Hamas. L’indagine peraltro non va confusa con l’altra che riguarda sempre Israele, presso la Corte internazionale di giustizia.
A fine dicembre il Sudafrica ha presentato alla Corte dell’Onu un dossier di denuncia di 84 pagine nei confronti di Israele. L’accusa è di atti di genocidio nei confronti del popolo palestinese. Il 26 gennaio i giudici hanno rigettato la richiesta di Israele di archiviare il caso, perché alcuni atti denunciati nel dossier del Sudafrica contro Israele sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio. La Corte ha poi ordinato a Israele di prendere tutte le misure in suo possesso per prevenire il genocidio del popolo palestinese, dandone di tanto in tanto una rendicontazione. A fine marzo ha ordinato al paese di garantire l’accesso senza restrizioni agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Se queste sono le misure cautelari imposte dai giudici dell’Aia a Israele, per la pronuncia sull’accusa di genocidio i lavori vanno ancora avanti senza che siano state novità. L’iter potrebbe durare anche diversi anni.
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