Dove sono andate per portare una petizione contro il riscaldamento globale e per la protezione dei migranti climatici.
250.000 a New York, com’è andato lo sciopero per il clima con Greta Thunberg
250.000 persone hanno partecipano allo sciopero per il clima con Greta Thunberg. È la più grande mobilitazione per il clima nella storia mondiale. Il nostro racconto da New York.
Più di 250mila persone hanno sfilato tra le strade di Manhattan per lo sciopero per il clima di New York, il 20 settembre. Si tratta della più grande mobilitazione per il clima di sempre, non solo per gli Stati Uniti – con più di 500 scioperi organizzati sul territorio – ma anche a livello globale, con oltre 4 milioni di persone che hanno scioperato in circa 161 paesi e in più di 5.000 luoghi in giro per il mondo.
Sciopero di New York, perché il 20 settembre
Il 20 settembre è stata scelta come data cardine, poiché è il venerdì che precede il summit delle Nazioni Unite sul clima dove parlerà l’attivista svedese Greta Thunberg. “È per questo che la città di New York è così importante in questo sciopero. Ed è il motivo per cui Greta è venuta a New York, per essere presente al vertice delle Nazioni Unite,” racconta a LifeGate Xiye Bastida, 17enne di origini messicane che parlerà all’Onu insieme a Greta Thunberg e ad altri giovani attivisti.
Ma non è soltanto la presenza di Thunberg o l’incredibile affluenza a rendere speciale questo sciopero. È la prima volta che il movimento coinvolge anche gli adulti. Per la prima volta da quando ha cominciato a protestare davanti al parlamento svedese, il 20 agosto 2018, gli scioperi oggi hanno coinvolto anche gli adulti che hanno marciato per il clima insieme a centinaia di migliaia di giovani. La caratteristica di questa marcia, infatti, è stata proprio l’aspetto intergenerazionale.
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Una protesta intergenerazionale per il clima
“Il 20 settembre è speciale perché volevamo intergenerazionalità. Non vi stiamo dicendo, ‘è stata colpa vostra’. Stiamo dicendo che siamo consapevoli di quello che sta succedendo e abbiamo bisogno di voi, perché voi avete potere di voto, potete usare la democrazia per salvare il nostro futuro”, dice Xiye Bastida durante l’intervista.
Dalle parole ai fatti. Allo sciopero era presente, infatti, un banco per la registrazione al voto dei nuovi elettori che hanno compiuto 18 anni. Nelle ultime due settimane più di 10mila giovani americani si sono registrati per votare nei vari stati.
Anche Fridays for future, tramite un portavoce della sede di New York, dichiara: “Guidata dalla gioventù, questa marcia sarà multigenerazionale e multietnica. Solo attraverso una vera azione collettiva possiamo realizzare i cambiamenti sistematici di cui abbiamo bisogno per salvare il nostro presente e il nostro futuro. Gli adulti hanno il potere di voto, ma tutti abbiamo la responsabilità di far sentire la nostra voce”.
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Come si è svolta la giornata di New York
Insieme a Fridays for Future, centinaia di migliaia di attivisti si sono radunati in mattinata a Foley Square (nel Financial District di Manhattan) con striscioni colorati, palloncini a forma di globo terrestre e cartelli di protesta con slogan come “No Planet B”.
Un fiume incontenibile di persone si è mosso serpeggiando tra le strade del Financial District. Il corteo di bambini, giovani e adulti scorreva tra gli edifici solenni al ritmo dei canti degli slogan della marcia, fino a defluire nel delta di Battery Park, predisposto con un palco e un megaschermo. Il pomeriggio è stato scandito da esibizioni musicali, recitazioni di poesie, discorsi degli attivisti e, dulcis in fundo, l’intervento della persona che tutti i manifestanti aspettavano di veder salire sul palco, Greta Thunberg, accolta come una vera e propria star dalla folla urlante e un coro assordante di “Greta, Greta, Greta!”.
Raggiunto Battery Park i manifestanti hanno inondato il grande prato per assistere allo spettacolo sul palco. Dopo circa un’ora di musica reggaeton sparato dagli altoparlanti ad altissimo volume con l’intento di tenere alto il morale della folla, tra i primi speaker sul palco sono arrivati i ragazzi di Fridays for future, organizzatori ufficiali dello sciopero, e poi i Peace poets, artisti di musica hip hop che rappano la pace, la solidarietà e il rispetto per la terra a ritmo di rime. Durante la loro esibizione, uno dei Peace poets ha urlato verso la platea: “Noi stiamo seguendo l’esempio delle popolazioni indigene che stanno scioperando per il clima da centinaia di anni!”.
Il 20 settembre è stato anche il secondo anniversario dell’uragano Maria che ha devastato l’isola di Porto Rico nel 2017. Lo sciopero, infatti, ha voluto dar voce non solo alle popolazioni indigene, ma anche ai rappresentanti delle comunità in prima linea che hanno subìto direttamente gli effetti dei cambiamenti climatici.
Sotto un caldo sole settembrino si sono esibiti sul palco anche due artisti estremamente popolari tra i teenager americani: Jaden Smith e la sorella, Willow (i figli dell’attore Will Smith) con i quali il pubblico si è scatenato, urlando e ripetendo in eco il coro “Heal the world”, cura il mondo. A pomeriggio inoltrato, il caldo, la sete e la calca hanno cominciato a farsi sentire. Qualcuno è svenuto sotto ore di sole cocente e ogni tanto gli speaker hanno dovuto interrompere gli interventi per allertare la guardia medica. Ma neanche questo ha scoraggiato la folla che è rimasta fino alla fine per ascoltare Greta.
Cosa ha detto Greta Thunberg allo sciopero di New York
“Perché dovremmo studiare per un futuro che ci viene tolto? Alcuni ci dicono che dovremmo studiare per diventare scienziati e lavorare così per risolvere la crisi climatica ma sarà troppo tardi a quel punto. Dobbiamo farlo adesso. Non siamo scesi in strada e non abbiamo sacrificato la nostra educazione per farci i selfie con i politici e da loro farci dire ‘ammiro davvero molto quello che hai fatto’,” dice Greta nel suo discorso al pubblico.
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Ma se la forma della manifestazione è stata goliardica, festosa ed esuberante, i contenuti sono seri e impegnativi. Le richieste fondamentali che hanno sostenuto lo sciopero di New York sono: il no ai combustibili fossili, una transizione giusta alle energie rinnovabili, giustizia per le comunità in prima linea e responsabilizzare i maggiori inquinatori mondiali.
Lo sciopero del 20 settembre e la settimana mondiale del clima che si concluderà il 27 settembre con un altro sciopero mondiale, non è “solo un’altra marcia”, dice Xiye, ma ha una caratteristica particolare; siamo al famoso tipping point, il punto di non ritorno.
Da un punto di vista scientifico, infatti, il superamento della soglia di 1,5 gradi di aumento della temperatura globale sarà un punto di non ritorno. Quindi l’obiettivo è di ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2. Per il movimento per il clima, il 20 settembre è un punto di svolta. I giovani hanno intrapreso una lotta e sono determinati a non fermarsi fino a che non avranno raggiunto l’obiettivo.
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“Conosco attivisti da tutto il paese, veniamo da tutto il mondo e non ci fermiamo,” continua Xiye energica. “Non accadrà mai di non volere che i nostri figli crescano in un pianeta sano e sicuro. È un punto di non ritorno perché non ci siamo dentro per una settimana o due, ma ci lavoreremo fino a quando non cambieremo il sistema e fino a quando non raggiungeremo le posizioni necessarie per poterlo fare da soli”.
Ed è davvero un tipping point. Deve esserlo per forza se per proteggere la terra, il nostro pianeta, la nostra casa, siamo arrivati fino a qui; ad aver bisogno di un movimento per salvare la nostra terra. Non dovrebbe essere un dovere volerci prendere cura di ciò che ci dona vita, protezione, nutrimento e sopravvivenza?
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Non erano presenti solo i giovani
Non sono solo i giovani (e non) attivisti a scioperare questa settimana. Oltre 2.000 scienziati provenienti da circa 40 paesi hanno firmato lettere impegnandosi ad aderire agli scioperi climatici globali il 20 e 27 settembre. Gli scienziati hanno esortato i loro colleghi in tutto il mondo ad annullare lezioni, spostarle all’aperto o trasformarle in corsi per la comunità. Hanno incoraggiato a lasciare i laboratori di ricerca e ad unirsi ai giovani manifestanti in strada. Anche il distretto scolastico della città di New York che include oltre un milione di studenti, ha dato manforte al movimento. Esclusivamente per l’occasione dello sciopero, ha concesso ai ragazzi il permesso di saltare la scuola senza che l’assenza venga registrata.
Ma non si tratta solo di numeri: 4 milioni di persone che marciano in strada in tutto il mondo rappresentano il bisogno di una giustizia climatica collettiva, anche se il cambiamento climatico ha portato ad una crisi che va ben oltre la sola dimensione ambientale. Eppure in questo caso i numeri aiutano anche a dimostrare che, non solo questa è la più grande mobilitazione climatica della storia, ma che anche gli adulti forse adesso sono pronti a seguire la leadership dei più giovani, a seguirne l’esempio di determinazione e, in questo percorso comune, di non fermarsi davanti a nulla.
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