Next stop Washington: un reportage dalla capitale degli Stati Uniti nel giorno della cerimonia di insediamento del nuovo presidente Joe Biden.
Per le strade di New York nel giorno più importante d’America
New York trattiene il respiro. Il racconto della nostra corrispondente dalla Grande mela nel giorno delle elezioni americane.
È la sera del 3 novembre a New York, i seggi chiudono, l’America si prepara a scoprire il proprio futuro. Nel mezzo di una pandemia globale, le elezioni presidenziali del 2020 hanno fatto registrare livelli di affluenza da record. Già prima del vero e proprio Election day, l’ultimo giorno di campagna in cui tradizionalmente i cittadini riempiono i seggi, già più di 100 milioni di elettori avevano votato, tanto via posta quanto in presenza. Ore di coda hanno infatti caratterizzato le prime giornate di early voting nella maggior parte degli stati, lasciando man mano il passo a un flusso costante e controllato di schede depositate ai seggi il 3 novembre.
Qui si può vedere il video in diretta dalla Grande mela.
Pochi dubbi a New York
A New York, non ci sono dubbi. Vince Joe Biden, il candidato democratico, come sempre dal 1988. Nonostante questo, in città si respira un’aria strana. Nel bar in cui mi trovo mentre scrivo – un locale italiano nel West Village – la proprietaria si lamenta perché oggi ha avuto pochi clienti: “Le persone sono state a casa, hanno paura delle proteste… ma che proteste?”, si domanda. Effettivamente, per le vie del centro tutti mostrano fieri l’adesivo a stelle e strisce con la scritta “I voted”, ma passeggiano tranquilli, pranzano nei ristoranti all’aperto approfittando della giornata soleggiata. L’atmosfera non è violenta, ma le cose potrebbero cambiare.
Intorno alla Trump tower, nella parte più ricca della 5th Avenue, i negozi hanno coperto le vetrine con pannelli di legno per prevenire i danni di eventuali proteste. La polizia ha raccomandato ai commercianti di rimuovere dalla strada eventuali oggetti che potrebbero essere lanciati o utilizzati per creare barricate. Anche New York, roccaforte democratica, si prepara a una notte insonne.
Quanti hanno votato per posta
Negli Stati Uniti le principali reti televisive inizieranno la serata elettorale verso le 19:00 (l’una del mattino in Italia), quando i primi seggi saranno già chiusi. I risultati, però, potrebbero tardare.
Complice la pandemia di Covid-19, per evitare assembramenti e ridurre il rischio di contagio più di 65 milioni di cittadini hanno votato per posta: un numero da record, considerando che quattro anni fa questa modalità era stata scelta da un quarto degli elettori (33 milioni circa). Lo spoglio potrebbe protrarsi fino alla mattina, facendo restare sulle spine il mondo intero.
Da mesi inoltre il presidente Donald Trump condanna il voto per posta, affermando che potrebbe portare a frodi elettorali e compromettere i risultati. Anche per questo, uno degli scenari più quotati per questa sera prevede un’onda rossa negli Stati Uniti: molti stati, infatti, iniziano a contare i voti depositati di persona, e solo dopo passano allo spoglio delle schede inviate per posta. Se Trump quindi potrebbe sembrare in vantaggio subito dopo la chiusura dei seggi, una rimonta di Biden si profila nelle prime ore del mattino.
Le parole dei newyorkesi
Siamo comunque nel mondo delle ipotesi. “Speriamo vinca Biden, ma non possiamo esserne certi”, ha detto Sara Gronim, un’attivista per l’associazione 350 Brooklyn che ho incontrato nel quartiere di Bedford-Stuyvesant. Insieme ad altri volontari, il gruppo si occupa di tematiche ambientali, la grande sfida del nostro tempo che in questa campagna elettorale è stata oscurata dalla crisi sanitaria che continua a far registrare numeri da record negli Stati Uniti.
Il clima, quello che cambia, è anche uno dei temi su cui Trump e Biden hanno idee radicalmente diverse. “Il Partito repubblicano, per come è organizzato ora, ha un atteggiamento negazionista verso le problematiche ambientali ed è completamente favorevole alle grandi produzioni industriali, in particolare ai combustili fossili”, ha proseguito Gronim. “Il Partito democratico, o almeno alcune parti di esso, riconosce pienamente la serietà e l’urgenza rappresentata dalla crisi climatica, ed è pronto a prendere decisioni importanti da questo punto di vista”.
Allo scattare della mezzanotte del 4 novembre, quando le elezioni saranno ormai finite, gli Stati Uniti sono fuori dall’Accordo di Parigi. La decisione è stata presa da Trump nei primi anni della sua presidenza, mentre Biden ha promesso che se verrà eletto riporterà il paese nell’accordo firmato dal “suo” presidente Barack Obama, investendo anche miliardi nelle energie rinnovabili e nella sostenibilità. Secondo Gronim, “viste le due diverse opzioni disponibili, il piano di Biden è sicuramente il migliore. Ma anche quando – e se – verrà eletto, ci sarà ancora molto lavoro da fare”.
“Credo che ci saranno alcune proteste, a prescindere dai risultati”, ha confidato un attivista locale a Brooklyn, con indosso un cappellino della campagna di Bernie Sanders. “Ne avremo bisogno per dimostrare che le persone in questo paese vogliono che il governo assicuri elezioni libere e corrette”.
I seggi stanno per chiudere, ma il finale è ancora lontano. L’America dovrà aspettare prima di poter tirare un respiro di sollievo, in un modo o nell’altro.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
“C’è sempre luce, se siamo abbastanza coraggiosi da vederla”. Chi è Amanda Gorman, la giovane poetessa afroamericana che all’inauguration day ha conquistato tutti.
Oggi Joe Biden diventa ufficialmente il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Tutti gli aggiornamenti in diretta sull’inauguration day a Washington.
Il presidente Trump lascerà la Casa Bianca il 20 gennaio, ma le decisioni che sta tuttora prendendo avranno conseguenze anche dopo l’insediamento di Biden.
L’assalto al Congresso da parte dei sostenitori di Donald Trump non ha bloccato il processo democratico: Joe Biden sarà il prossimo presidente americano.
Sostenitori del presidente Trump hanno fatto irruzione nel Congresso di Washington. Una donna è stata colpita da un proiettile. Gli aggiornamenti in diretta.
Deb Haaland guiderà il dipartimento degli Interni: per la prima volta una persona nativa americana ricopre questa carica. Il suo ruolo sarà centrale per le politiche climatiche e per i diritti indigeni.
Per realizzare il piano per il clima della prossima amministrazione Usa, l’Epa potrà fare la differenza. Joe Biden la vuole affidare a Michael Regan.
Negli anni ’30, quando la rappresentanza politica delle minoranze negli Stati Uniti era praticamente inesistente, l’orgoglioso nativo americano Charles Curtis divenne vicepresidente.