Il tasso di criminalità è cominciato a salire nei primi mesi della pandemia nell’intero stato di New York e la situazione non è ancora in miglioramento.
Lo stato americano di New York è di nuovo in una situazione di emergenza, ma questa volta la pandemia di Covid-19 non c’entra. A preoccupare il governatore Andrew Cuomo, e non solo, è l’aumento delle sparatorie e degli omicidi con armi da fuoco, una tendenza preoccupante iniziata durante i mesi di lockdown ma poi proseguita anche dopo il calo nei contagi.
Il 6 luglio Cuomo ha stanziato 139 milioni di dollariper risolvere la situazione e ha riconosciuto ufficialmente lo stato di emergenza, che attribuisce alle autorità maggiori libertà di coordinamento e gestione delle risorse volte a prevenire e contrastare gli episodi di violenza armata.
Crimini in aumento
Fino all’inizio degli anni Novanta, la città di New York era conosciuta per ben altri motivi rispetto alle vetrine scintillanti dei negozi e alle mille luci di Times square. La metropoli era fra le più violente negli Stati Uniti: solo nel 1980 sono stati denunciati più di 710mila crimini, tra cui 100.550 rapine e 1.814 omicidi, una media di quasi cinque al giorno.
Negli anni Novanta il tasso di criminalità è sceso vertiginosamente, anche a causa delle iniziative controverse messe in pratica dall’allora sindaco Rudolph Giuliani – repubblicano poi diventato il fedelissimo avvocato di Donald Trump, recentemente sospeso dall’albo per aver diffuso informazioni false riguardo ai risultati delle ultime elezioni presidenziali –, mirate soprattutto a contrastare i piccoli episodi di vandalismo o misdemeanors, i reati minori. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti stavano attraversando un momento di forte crescita economica, che ha contribuito a rinnovare l’immagine della città.
Negli ultimi decenni quindi la criminalità è sempre rimasta sotto controllo, con numeri decisamente inferiori rispetto agli anni più bui. La situazione però è cambiata nel 2020, soprattutto per quanto riguarda le sparatorie e gli omicidi con colpi di arma da fuoco. Se infatti lo scorso anno a New York il tasso complessivo di criminalità è stato inferiore alla media degli ultimi anni, e ben lontano dai livelli raggiunti negli Eighties, le sparatorie sono aumentate del 97 per cento, passando da 777 a 1.531, mentre gli omicidi hanno registrato un allarmante incremento del 44 per cento. Allo stesso tempo, i furti in appartamenti sono cresciuti del 42 per cento e i furti d’auto del 67 per cento. Gli arresti legati alle armi sono aumentati del 29 per cento.
La maggior parte dei crimini si è verificata nella seconda metà dell’anno, quando le conseguenze della Covid-19 erano ormai chiare e milioni di persone in tutto il mondo avevano già dovuto affrontare mesi di rigidi lockdown.
Lo stato di emergenza
Nonostante l’avvio della campagna di vaccinazione e l’allentarsi delle restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, a New York i crimini a mano armata hanno continuato a seguire un andamento preoccupante, alimentato anche dagli strascichi di un anno da dimenticare.
Il governatore democratico Andrew Cuomo – che dopo aver meritato il titolo di “presidente dell’emergenza coronavirus” è finito più volte al centro dello scandalo – ha deciso di fronteggiare il problema in modo netto, dichiarando lo stato di emergenza che permetterà di dirottare maggiori risorse verso le operazioni di contrasto al crimine, soprattutto nelle aree più a rischio. Lo stato ha inoltre in programma di istituire un nuovo ufficio per la prevenzione della violenza armata, che farà capo al dipartimento della Salute, e di richiedere alle forze di polizia locali di migliorare le operazioni di raccolta e comunicazione dei dati relativi ai crimini.
Today I am issuing an Executive Order declaring a Disaster Emergency on gun violence.
Gun violence is a public health crisis, and we must treat it like one.
This declaration will allow us to give this crisis the full attention & resources it deserves.
Il pacchetto di iniziative è stato criticato dai repubblicani, che hanno accusato i democratici di New York di aver contribuito con le loro leggi a “smantellare il sistema di giustizia criminale” nello stato, minando la sicurezza pubblica.
Un problema nazionale
New York non è l’unica città a fare i conti con tassi di criminalità in crescita: il fenomeno ha colpito molte metropoli americane, da Los Angeles a Minneapolis, passando per Kansas City e Philadelphia.
Anche per questo lo scorso 23 giugno il presidente Joe Bidenha annunciato l’avvio di una strategia studiata appositamente per prevenire e contrastare le sparatorie, un fenomeno che Biden ha più volte definito come una vera e propria “epidemia” nazionale.
Le iniziative adottate dal governo nel corso dei prossimi mesi saranno quindi mirate a supportare il lavoro delle forze dell’ordine locali, investire nelle comunità più svantaggiate, favorire il reinserimento dei carcerati nella società e portare a una diminuzione complessiva dell’uso di armi da fuoco per scopi violenti.
Secondo il comunicato stampa rilasciato dalla Casa Bianca, dall’inizio del 2020 nelle grandi città gli omicidi sono aumentati del 30 per cento e le aggressioni dell’8 per cento. Nei primi tre mesi del 2021, in particolare, il numero di omicidi è stato superiore del 24 per cento rispetto all’anno precedente, e del 49 per cento rispetto al 2019.
Nel weekend del 4 luglio più di 230 persone sono state uccisee 618 sono rimaste ferite in oltre 500 sparatorie, verificatesi durante le grandi manifestazioni organizzate per festeggiare il Giorno dell’indipendenza americana. I numeri diventano ancora più impressionanti se consideriamo che – come riportato dall’emittente Cnn – questi rappresentano un miglioramento del 26 per cento rispetto ai dati del 2020.
Le autorità statunitensi si stanno muovendo, sia a livello nazionale che federale, per fermare il dilagare della violenza armata. Nei prossimi mesi vedremo se le politiche adottate si riveleranno sufficienti.
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