Aumenta la vendita di auto elettriche ma siamo ancora lontani dalla media europea. Crescono le colonnine di ricarica e si arresta l’ascesa delle e-bike.
Il New York Times immagina Manhattan senza spazi dedicati alle auto
Prendete l’estensione di Central park, che è di circa 3,4 chilometri quadrati. E moltiplicatela per quattro. A tanto ammonta lo spazio che l’isola di Manhattan dedica interamente alle automobili. Parte da questo assunto il quotidiano New York Times per domandarsi – con un articolo firmato da Farhad Manjoo – cosa succederebbe se si decidesse di
Prendete l’estensione di Central park, che è di circa 3,4 chilometri quadrati. E moltiplicatela per quattro. A tanto ammonta lo spazio che l’isola di Manhattan dedica interamente alle automobili. Parte da questo assunto il quotidiano New York Times per domandarsi – con un articolo firmato da Farhad Manjoo – cosa succederebbe se si decidesse di restituire tutta questa immensa superficie ai newyorchesi. E quali sarebbero le strategie da mettere in campo per ridurre al minimo le carreggiate, i parcheggi e i garage.
Le città dopo il coronavirus
Basti pensare che, nella maggior parte delle zone di Manhattan, già prima della pandemia la velocità media del traffico era scesa a sette miglia all’ora: meno della bicicletta e poco di più di una normale andatura a piedi. Anche in Europa, in pieno lockdown, si è scatenato il dibattito sulla bellezza della natura che si era riappropriata dei sui spazi; dibattito che ora si è allargato alle nuove forme di mobilità urbana post emergenza, tra mezzi pubblici contingentati e il rischio di un massiccio ritorno al mezzo privato. Anche a New York, come in molte città italiane, in poche settimane le strade si sono riempite di monopattini e skateboard, con le vendite di biciclette e bici elettriche salite alle stelle.
Vishaan Chakrabarti, ex funzionario all’urbanistica della Grande Mela e fondatore dello studio Practice for Architecture and Urbanism, è convinto che proprio la pandemia abbia creato un grande opportunità per ridurre la dipendenza dalle automobili nelle città; non solo in termini di impatti ambientali e di qualità dell’aria, ma anche dal punto di vista della riorganizzazione degli spazi urbani, che si potrebbero sottrarre ai mezzi a quattro ruote e riconsegnare ai cittadini. L’urbanista ha immaginato gli effetti di un ipotetico divieto di circolazione per tutte le auto di proprietà privata: per le strade di Manhattan potrebbero viaggiare solo taxi, mezzi in sharing, camion per le consegne e veicoli dei servizi di emergenza. Ampi marciapiedi, grandi piste ciclabili, parchi e passeggiate pedonali prenderebbero così il posto di strade congestionate, parcheggi e garage.
Qualcosa si muove anche in Europa
Uno dei più autorevoli quotidiani statunitensi si chiede insomma perché le città americane sprechino così tanto spazio per le auto. E in effetti proprio la città di New York ha deciso – per l’inizio del 2021 – di imporre un pedaggio per il transito delle macchine a sud della 60esima strada. Anche in Europa il tema resta di grande interesse ed è entrato con forza nel dibattito politico. E’ il caso di Parigi, dove non più tardi di un mese fa il sindaco Anne Hidalgo ha promesso, in caso di rielezione, di imporre i 30 chilometri orari in tutta la città e di dimezzare i parcheggi nelle strade.
Si è spinto ancora oltre il sindaco di Londra Sadiq Khan, che il 18 maggio scorso ha inaugurato la “car-free zone” più grande al mondo: le strade più trafficate del centro cittadino sono state interdette alle auto e dedicate a pedoni e ciclisti. A Milano è invece partito il progetto “Strade aperte”, che prevede la riconversione di 35 chilometri di strade in piste ciclabili e aree pedonalizzate: l’obiettivo è di evitare che da settembre l’auto privata torni a soppiantare forme di mobilità più rispettose dell’ambiente.
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