Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
L’olio “libero” di Nicola Clemenza, tra agricoltura biologica e lotta alla mafia
Insegnante e produttore di olio siciliano, Nicola Clemenza da anni porta avanti una battaglia per la legalità dopo l’attentato mafioso che lo ha colpito.
- Nel 2008, nel trapanese, Nicola Clemenza, produttore di olio biologico, avvia un consorzio di aziende olivicole per sottrarre il settore alle logiche mafiose.
- Contemporaneamente, subisce un attentato incendiario alla sua auto dietro cui, come si scoprirà tempo dopo, si cela l’ombra del boss Matteo Messina Denaro.
- Da allora l’insegnante e imprenditore porta avanti una battaglia di educazione alla legalità, anche attraverso il consumo critico.
Ci sono storie che ne raccontano tante altre, esattamente come quella di cui stiamo per parlare: un racconto di agricoltura sostenibile, di olio buono, di biodiversità, ma anche di legalità, di antimafia, di consapevolezza e di consumo critico.
È la storia di Nicola Clemenza, siciliano, classe 1969 che da giovanissimo intraprende la strada dell’insegnamento nelle scuole, ma che al contempo decide di valorizzare alcuni terreni di famiglia localizzati a Selinunte, nel trapanese, avviando una produzione di olio extravergine da olive in prevalenza della cultivar Nocellara del Belice e di farlo utilizzando da subito il metodo biologico: “È stato proprio l’interesse per la coltivazione biologica e l’amore per la natura che mi ha fatto avvicinare all’agricoltura”, spiega Clemenza. “L’unica agricoltura possibile per me era quella praticata nel rispetto della natura, per dare valore aggiunto ai prodotti, alle persone e ai territori”.
Una produzione di olio libera dal pizzo
Da qui, l’idea, di Clemenza di fondare, nel 2008, il Consorzio di Tutela Valli Belicine per raggruppare gli imprenditori olivicoli sotto questa visione, ma anche per sottrarli alle logiche mafiose presenti nel settore e ottenere tutti insieme prezzi più equi per il proprio lavoro. “Nella sola zona di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, la percentuale del 4 per cento in nero – di fatto il pizzo – sulla mediazione nella consegna delle olive da mensa nei magazzini fruttava ai mafiosi 4 milioni di euro. Con la gestione del Consorzio la mafia rischiava di perdere questo controllo sul territorio”.
L’attentato incendiario a Nicola Clemenza e l’ombra del boss Matteo Messina Denaro
Per questo, il giorno dell’inaugurazione del Consorzio, Nicola Clemenza subisce un attentato: di notte la sua macchina viene incendiata e le fiamme invadono anche l’abitazione in cui l’imprenditore sta dormendo con la moglie e la figlia di un anno. Davanti a una così grave intimidazione, Clemenza però non si ferma e decide di denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine iniziando così la sua battaglia per la legalità. Sull’attentato e altri episodi di stampo mafioso la polizia di Stato indaga attraverso l’operazione Golem 2 che porterà a processo – con Clemenza costituito come parte civile – 13 imputati tra cui il boss Matteo Messina Denaro.
Nicola Clemenza e l’educazione alla legalità: “Serve sconfiggere la mafia da un punto di vista sociale”
Oggi Clemenza è un simbolo dell’antimafia e a chi gli chiede se ha paura, per lui e per la sua famiglia, risponde di no: “Avrei messo più in pericolo mia moglie e le mie figlie se non avessi fatto niente. Paradossalmente quando uno è più esposto è meno vulnerabile. Il grande errore della mafia sono state le stragi degli anni ‘90 quando lo Stato – seppur colluso – ha dovuto reagire davanti alla società civile che chiedeva giustizia per quelle morti”.
Da allora, la mafia è sempre più passata dalla violenza assassina alle infiltrazioni nell’imprenditoria. Con l’associazione antiracket Libero Futuro, Clemenza aiuta le vittime che denunciano e si costituiscono parte civile nei processi fornendo sostegno legale e psicologico. “Ricordo che una volta una donna ha chiesto di parlare con mia moglie perché il marito voleva denunciare, ma lei aveva paura. Davanti a queste situazioni io dico che si può vivere una vita normale solo liberandosi”. Un altro modo in cui agisce la mafia è la macchina del fango. “Ogni scusa è buona per distruggermi: devo stare attento anche se cammino a piedi in un senso unico – ironizza – Negli anni mi sono dovuto difendere da un’accusa di abuso edilizio inesistente e da intercettazioni che in realtà coinvolgevano un mio omonimo”.
La grande questione rimane come si può sconfiggere il sistema mafioso. Per l’imprenditore nella lotta alla mafia manca all’appello la società civile: “Il vero problema è l’indifferenza delle persone perché chi tace è complice, ma se dovessimo scagliare pietre contro tutti i collusi non basterebbero le pietre. E allora dobbiamo educare alla legalità, sconfiggere la mafia da un punto di vista sociale. Non è normale, per fare un esempio, che il boss mafioso di turno sia in prima fila nelle processioni religiose del paese con il parroco e il prete”.
Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, qualcosa, in questo senso, secondo Clemenza, sta iniziando a cambiare: “La cattura del boss ha contribuito in parte a calare il velo di omertà e connivenza delle persone, questa cappa, questo torpore mafioso che c’era nell’aria. È necessario che sempre più persone si convincano di affermare che il mafioso è un uomo di mer*a, che la mafia è una montagna di mer*a”.
Consumo critico: come ognuno può fare la sua parte nella lotta alla mafia
Clemenza continua a produrre olio insieme ai soci dell’azienda agricola Futura basata su un’agricoltura naturale che tutela la biodiversità del territorio e l’etica del lavoro: “Ognuno può fare il suo piccolo gesto nella battaglia per la legalità anche attraverso il consumo critico, scegliendo di acquistare da produzioni etiche”. Un’economia pulita, insomma, che può andare dalla spesa alimentare ai viaggi. Nicola Clemenza collabora anche con Addiopizzo, cooperativa sociale e tour operator che propone turismo etico e che si appoggia a fornitori che non pagano il pizzo, titolari di alberghi e bed&breakfast, ristoranti, aziende agricole e agenzie di trasporti che hanno fatto una scelta coraggiosa di ribellione alla mafia. La stessa scelta che può fare ognuno di noi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Vegetariano, di stagione, dai sapori mediterranei, ma anche profumato con spezie che vengono da Paesi lontani: ecco il nostro menù per ricordarci, anche a tavola, che il Natale è unione e condivisione!
I dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea, l’ente pubblico che analizza il mercato agro-alimentare, ci obbligano a riflettere sul costo del cibo e su come buona parte del prezzo pagato non arrivi agli agricoltori.
Secondo una ricerca dell’Università di Tor Vergata, la dieta biologica mediterranea aumenta i batteri buoni nell’intestino e diminuisce quelli cattivi.
Tutti parlano della dieta mediterranea, ma in pochi la conoscono davvero. Ecco in cosa consiste e come possiamo recuperarla. L’incontro di Food Forward con gli esperti.
Secondo Legambiente, le analisi effettuate sugli alimenti restituiscono un quadro preoccupante sull’uso dei pesticidi.
Cosa deve esserci (e cosa no) nella lista degli ingredienti di un buon panettone artigianale? Cosa rivela la data di scadenza? Sveliamo i segreti del re dei lievitati.
A dirlo è uno studio della Commissione europea che ha fatto una prima stima del potenziale contributo della Pac agli obiettivi climatici.
Il residuo fisso indica il contenuto di sali minerali nell’acqua. Meglio scegliere un’acqua con un valore alto o basso? Scopriamolo.