A 2 anni dal crollo del ponte Morandi, il quartiere Certosa di Genova rinasce grazie alla street art
Si chiama On the wall il progetto di arte pubblica che ha invaso di colore i muri del quartiere vittima del disastro del 14 agosto 2018 a Genova.
Nicola Feninno è il giovane direttore di Ctrl Magazine, un giornale di piccolissimo formato che, nato anni fa come memorandum sugli eventi locali, è diventato un’entusiasmante fucina creativa e ora si sta evolvendo con una redazione combattiva e multiforme in qualcosa di più. Con gli spasmi e le contorsioni finanziarie che chi lavora nell’editoria conoscono bene. Per crescere
Nicola Feninno è il giovane direttore di Ctrl Magazine, un giornale di piccolissimo formato che, nato anni fa come memorandum sugli eventi locali, è diventato un’entusiasmante fucina creativa e ora si sta evolvendo con una redazione combattiva e multiforme in qualcosa di più. Con gli spasmi e le contorsioni finanziarie che chi lavora nell’editoria conoscono bene.
Per crescere ora hanno infatti deciso di affidarsi al finanziamento diffuso, al crowdfunding: quello a cui ognuno di noi può partecipare, con cifre anche piccoline, per realizzare sia un promettentissimo libro sulle lingue che stanno scomparendo in Italia (che scommettiamo non avete mai sentito nemmeno nominare, dopo le elenchiamo nell’intervista), sia il completamento della trasformazione con cui i redattori diverranno editori, schierandosi e investendo in prima persona sulle proprie idee. Con coraggio e un bel po’ di avventatezza, qualità che Nicola Feninno evidentemente condivide con Viola Bonaldi, Valerio Millefoglie, Alessandro Monaci, Michele Perletti, Matteo Postini e Mirco Roncoroni.
Innanzitutto, a un giovane direttore come Nicola Feninno bisogna chiedere: ma chi te lo fa fare?
Bella domanda. Mi verrebbe da rispondere per me: “non posso farne a meno”. Per chi legge “ce n’è bisogno”.
Ci siamo conosciuti quando avete dedicato un numero monografico a Marcello Baraghini, pioniere eretico dell’editoria italiana con la sua Stampa Alternativa. Ma Ctrl Magazine esisteva già da anni: precisamente da quanto?
Il magazine è nato nove anni fa, a Bergamo, sul calco del milanese Zero, quel fenomenale giornale gratuito di eventi cittadini. Ovviamente gli eventi erano quelli di Bergamo. Quattro anni dopo entro in Ctrl Magazine come collaboratore. All’epoca facevo l’università; scrivevo racconti personali su un blog che si chiamava “In abiti succinti”. Mi è stato chiesto di collaborare su due rubriche, una riguardante, appunto, ritratti di persone, l’altra, “scampagnate”, su luoghi fuori dai radar. È lì che comincia a prendere piede la parte contenutistica. Ci rendiamo conto che il pubblico reagisce con interesse e piano piano diviene il cuore del giornale. Nel contempo, mentre il calendario di eventi si amplia su Milano, Brescia, poi tutta Italia, il racconto di storie si rafforza come parte principale del giornale.
Il mondo dell’informazione oggi, ormai totalmente riversato sul digitale, si fonda su news brevi d’urgente attualità, prese da mille piattaforme diverse e diffuse con tempismo. Voi – con racconti lunghi, storie raccolte di persona, ritagli nietzscheanamente inattuali – operate al contrario, lo sapete?
Sì, noi raccontiamo delle storie. È l’opposto dell’idea dell’algoritmo di Facebook, perché ciò che ha da dire un personaggio delle valli occitane, un campanaro amalfitano, un editore eretico non sarà mai una breaking news. Ma crediamo che sia realmente interessante.
A proposito di editore eretico. Marcello Baraghini è stato il personaggio di copertina di un numero incredibile di Ctrl Magazine, intitolato “E se la rivoluzione fosse già scoppiata?”, del novembre 2016. Come l’hai costruito?
Sono stato per giorni a casa sua, a Elmo, frazioncina di Sorano, provincia di Grosseto, senza numero civico, ai margini di un bosco selvatico che preme sul giardino. In quel giardino ha una yurta, una tenda mongola riprodotta nei dettagli.
Marcello Baraghini è il papà dei libri Millelire. A 20 anni se n’è andato di casa, si è fatto crescere i capelli, si è imbottito di Lsd, ha convissuto con Marco Pannella e con lui è stato arrestato a Sofia, ha fondato Stampa Alternativa, è stato condannato a 18 mesi per incitamento all’aborto e all’obiezione di coscienza, ha scelto la latitanza, si è trasferito in quella casa nella Maremma grossetana. Mi ha raccontato le sue “quattro vite” e la sua idea di rivoluzione editoriale. Nel 1989 inventa i libri Millelire, caso internazionale di editoria economica. Il successo fu planetario, Baraghini venne nominato professore di marketing per un giorno all’Università di Tokyo. Oggi tra l’altro gestisce una libreria, che lui chiama “astronave”, insieme a Claudio Scaia, che lui chiama “complice”; è a Pitigliano, in via Zuccarelli, si chiama “Strade Bianche”, e ha due piani interrati scavati nel tufo.
Con lui in quei giorni abbiamo parlato di Hofmann, di scagnozzi di Erri de Luca, di radicali, della Lettera sulla felicità di Epicuro, di Corrado Augias che ne parla su Rai 3, lo mostra alla telecamera e dice “Vedete questo libro? Vale milioni e costa mille lire” e se ne vendono due milioni di copie. E della sua impresa attuale, i Bianciardini, libretti che distribuisce gratuitamente. Infatti è di Luciano Bianciardi il titolo: “E se la rivoluzione fosse già scoppiata?, 17 maggio 1969”.
Sono stato lì con il fotografo Mattia Rubino…
…una cui foto pazzesca, ricordo, ritrae Baraghini nudo mentre si fa una doccia, all’aperto!
Foto eretiche, disarmanti, autentiche e anarchiche, come il protagonista ritratto.
Un altro numero memorabile è “Nel paese del tempo perso”. Quali storie raccontavate?
Lì siamo andati alla ricerca di luoghi inauditi e storie in cui il tempo è il trait-d’union. Abbiamo mandato Carmen Pellegrino, scrittrice e ideatrice di una sorta di scienza poetica dei ruderi, a incontrare nel paese più piccolo d’Italia che è sulla costa amalfitana, Atrani, l’ultimo dei campanari, della famiglia Corvino, come tutti i suoi predecessori, per tradizione. Ogni quarto d’ora suonavano le campane. Ora l’hanno sostituito con una macchina, un computer.
Valerio Millefoglie ha invece seguito la giornata di una coppia di cronometristi di Milano che seguono eventi sportivi, e abbiamo avuto l’idea di cronometrare la giornata dei cronometristi. Poi avevamo incontrato un docente universitario che fotografa le nuvole. E io ho intervistato un neuroscienziato che ci ha raccontato come nasce il senso del tempo, che stranamente non è relativo ma simile per tutti noi, per tutti gli esseri umani.
Ci citi tu un altro numero di Ctrl che ritieni significativo e unico?
Uno molto significativo è “Zingonia è il futuro”, febbraio 2015. Era il periodo dell’attentato a Charlie Hebdo e si parlava moltissimo di integrazione… Durante le riunioni di redazione ci siamo chiesti, come la raccontiamo? Andiamo a Zingonia, paesino fondato dal nulla nel 1963. Renzo Zingone, imprenditore romano, decide di costruirsi una città: acquisisce un terreno di 500 ettari tra i comuni di Osio Sotto, Boltiere, Verdello, Verdellino e Ciserano, “zone depresse” secondo la legislazione italiana e dunque con grossi sgravi fiscali. E le dà il il suo nome in una spinta di megalomania. Oggi è una “Scampia del nord”. Progettata per ospitare 50mila persone, ce ne vivono 4.000. È del 2011 il progetto di abbattimento dei primi sei palazzi centrali invasi dal degrado e dallo spaccio, mezzi vuoti per il gran numero di case all’asta; la maggioranza della sua popolazione è straniera, e ci sono servizi tv con i giornalisti che ci passano in auto e prendono sprangate e insulti. Noi siamo rimasti tre settimane lì, incorporati nel luogo.
Ci teniamo a sottolineare che alcune inchieste sono anche vicine ai temi LifeGate. Per esempio?
Un reportage in Veneto, nelle terre contaminate dai Pfas, di cui troppo poco si parla. E il reportage da casa di Flaminio Fracaroli, 77enne che si è inventato la pala eolica da appartamento!
E come sarà il prossimo numero di Ctrl?
Il prossimo non sarà più un numero come gli altri ma è un libro di reportage. Passiamo da essere una rivista tascabile a un libro. Il fil rouge è la lingua: a settant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione, cinque scrittori e la fotografa Emanuela Colombo vanno in cinque territori dove si parlano lingue minoritarie.
L’articolo 6 della carta costituzionale recita “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. Su questo articolo abbiamo voluto concentrarci e da qui è partita la nostra ricerca.
Siamo andati nei luoghi dove si parlano l’arbëreshë in Puglia e Basilicata, il grico in Salento, l’occitano in Piemonte, il tabarchino in Sardegna nell’isola di San Pietro e il walser in Valle d’Aosta… per raccontare la storia delle persone che, tuttora, comunicano attraverso queste lingue che si avviano verso l’oblio.
Chi sono i tabarchini?
I tabarchini sono gli abitanti dell’isola di San Pietro. Sono discendenti dei coloni liguri stanziati nel XVI secolo nell’isola di Tabarca, in Tunisia (da cui il nome) che poi si trasferirono nelle isole del Sulcis alla metà del XVIII secolo, quando Sardegna e Liguria erano insieme nel regno dei possedimenti sabaudi. Conservando una propria parlata, il tabarchino, una variante del dialetto ligure, e mantenendo i loro peculiari usi, tradizioni e gastronomia.
Come funziona la campagna di crowdfunding ‘Produzioni dal basso’?
Abbiamo aperto la sottoscrizione online con quote a partire da 7 euro. Con 20 euro si comincia ad aver la ricompensa del libro, con 50 euro tre libri, con 100 anche dieci arretrati della rivista. Dato che il nostro lavoro è raccontare storie, abbiamo anche ideato la ricompensa del ‘reportage a casa tua’: con 350 euro uno scrittore e un fotografo della redazione di Ctrl verranno a casa tua per raccontare la tua storia, il tuo paese, il tuo quartiere o i tuoi cassetti. E poi pubblicare il racconto sul sito www.ctrlmagazine.it. Oppure andiamo a casa di tua nonna, per raccontare la sua vita incredibile. Oppure, ancora, a casa di un amico a cui vuoi fare un regalo assolutamente unico.
Siamo consapevoli che il libro potrebbe essere l’ultima pubblicazione di Ctrl Magazine. Con l’aiuto del pubblico, sarà però il primo seme di un progetto che ricomincerà subito dopo.
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