Che cosa succede in Niger, tra bandiere della Russia e ultimatum di guerra

In Niger la situazione si fa sempre più tesa dopo il colpo di stato militare. Il rischio è di un conflitto internazionale.

  • Il 27 luglio i militari della guardia presidenziale hanno attuato un colpo di stato in Niger e preso il potere.
  • Abdourahmane Tchiani, capo della guarda presidenziale, si è auto-proclamato presidente del paese.
  • Il presidente destituito Bazoum è appoggiato dall’Occidente e c’è il rischio di un intervento armato per sostenerlo.
  • Mali e Burkina-Faso sostengono i golpisti e c’è chi guarda al sostegno della Russia.

La situazione in Niger è sempre più esplosiva dopo il colpo di stato della guardia presidenziale del 27 luglio. E c’è il rischio che il caos politico e sociale possa sfociare in un conflitto, con la comunità internazionale che sta prendendo in considerazione un intervento armato per reinsediare il presidente Mohamed Bazoum.

La fronda militare autrice del golpe, guidata dall’autoproclamato presidente Abdourahmane Tchiani, non sembra disposta a rinunciare al potere. L’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, ha lanciato loro un ultimatum ad arrendersi, per ora caduto nel vuoto. Anche la Francia ha fatto la voce grossa, lasciando intendere di essere pronta a intervenire, mentre gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno interrotto gli aiuti al paese. Dall’altra parte però, alcuni stati confinanti come il Mali e il Burkina-Faso hanno detto che un intervento militare straniero contro i golpisti del Niger sarebbe anche una dichiarazione di guerra nei loro confronti. L’area, insomma, è una polveriera.

Il golpe in Niger

Nella mattinata del 26 luglio si è verificato un ammutinamento tra diversi militari dell’esercito del Niger.  Nelle ore successive membri della Guardia presidenziale hanno circondato il palazzo presidenziale e alcuni edifici ministeriali. Il 27 luglio un gruppo di militari che si è identificato come parte del Consiglio nazionale per la salvaguardia del paese ha fatto irruzione nel palazzo presidenziale, arrestando il presidente Mohamed Bazoum e prendendo di fatto il controllo del paese.

La fronda militare ha dichiarato in diretta televisiva di aver attuato il golpe per mettere fine ai problemi economici e di sicurezza del paese. Il 28 luglio Abdourahmane Tchiani, il capo della Guardia presidenziale del Niger e fedelissimo dell’ex presidente Mahamadou Issoufou, si è autoproclamato presidente e ha confermato la linea dura già annunciata dai militari due giorni prima: sospensione delle istituzioni, coprifuoco e chiusura dei confini nazionali.

Per quanto Tchiani sia una delle personalità di spicco dell’esercito del Niger, il colpo di stato di cui si è fatto rappresentante non ha ottenuto per ora un appoggio incondizionato dai militari. E questo rende difficile capire quanto possa resistere al potere.

L’importanza geopolitica del Niger

In questi giorni nella capitale del Niger, Niamey, ci sono state manifestazioni opposte riguardo al golpe militare. A poche ore dall’assalto al palazzo presidenziale qualche centinaia di persone erano scese in piazza per mostrare sostegno al presidente deposto Mohamed Bazoum, ma i militari avevano disperso la folla con i lacrimogeni.

Le proteste contro i golpisti sono andati avanti anche nei giorni successivi, ma allo stesso tempo nella capitale ci sono state importanti manifestazioni popolari di sostegno all’autoproclamato presidente Tchiani e ai suoi fedeli autori del colpo di stato. Migliaia di persone si sono radunate davanti all’ambasciata francese della capitale Niamey, staccando targhette e bandiere francesi e sostituendole con quelle del Niger e della Russia. Durante la manifestazione sono stati cantati anche cori in favore di Vladimir Putin. I manifestanti poi sono stati allontanati dall’esercito.

Colpo di stato in Niger
Colpo di stato in Niger © Djibo Issifou/picture alliance via Getty Images

Il Niger è un partner politico ed economico molto importante per la Francia e più in generale per tutto l’Occidente. Nel paese si trovano tra le più importanti riserve di uranio al mondo, ma il Niger si trova anche lungo la rotta migratoria verso l’Europa. Il paese finora ha intrattenuto rapporti molto stretti con i leader occidentali, ma nel paese permane un sentimento anti-francese di derivazione coloniale e per la perenne intromissione di Parigi negli affari interni.

L’assalto all’ambasciata francese del Niger nasce da qui, così come nasce da qui la dimostrazione di vicinanza alla Russia: da anni il gruppo Wagner svolge un ruolo di primo piano nel continente africano, sostenendo le presidenze di diversi stati contro i gruppi jihadisti e nel mantenimento dell’ordine. Questo ha fatto crescere il consenso popolare nei confronti dei mercenari russi e, a sua volta, del Cremlino. E ora il timore principale dell’Occidente è proprio che i golpisti del Niger possano avvicinarsi a Mosca.

Il rischio di un conflitto internazionale

L’importanza strategica del Niger nello scacchiere internazionale dimostra perché il colpo di stato nel paese abbia assunto tanta rilevanza in questi giorni. La sensazione è che in Niger si stia giocando una partita che va ben al di là della sicurezza nazionale, che il paese possa diventare un terreno di scontro internazionale tra schieramenti opposti.

Mohamed Bazoum
La prima foto ufficiale del presidente destituito del Niger, Mohamed Bazoum, durante un incontro col presidente del Ciad © Presidency of Chad / Handout/Anadolu Agency via Getty Images

Dopo il colpo di stato l’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, ha fatto sentire la sua voce. I golpisti il 30 luglio hanno ricevuto un ultimatum ad arrendersi entro una settimana, altrimenti gli stati dell’area potrebbero intervenire militarmente in Niger per ristabilire l’ordine costituzionale. Oltre a questo, sono stati congelati i beni dei militari coinvolti nel golpe. Anche l’Unione africana ha dato un ultimatum ai golpisti, in questo caso di 15 giorni, minacciando l’uso della forza in caso non venisse rispettato.

E su questa linea si è schierato anche il presidente francese Emmanuel Macron, che ha detto che risponderà immediatamente e senza trattative ad attacchi a cittadini e interessi francesi nel paese. Va ricordato che in Niger è presente un contingente di circa 1.500 soldati francesi, parte della cooperazione militare in chiave anti-jihadista con le autorità ora rimosse del paese. Intanto Mahamat Idriss Déby, presidente del Ciad, si è recato in Niger dove ha incontrato il presidente deposto Bazoum e anche i golpisti, cercando una mediazione.

Posizione contro i golpisti l’hanno presa anche l’Unione europea e gli Stati Uniti. Sono stati sospesi i progetti di cooperazione nel paese, così come i flussi di aiuti finanziari allo stato. Dalla Russia per ora non sono arrivati commenti sulla situazione in Niger, ma nella comunità internazionale c’è già chi ha preso le parti di Tchiani e degli altri golpisti: il Mali e il Burkina-Faso, due paesi della regione dove tra il 2021 e il 2022 i governi democratici sono stati rovesciati da colpi di stato dell’esercito, hanno annunciato che qualunque intervento militare straniero in Niger verrà considerato anche un’aggressione nei loro confronti. E che dunque interverranno a difesa dei golpisti. Il Niger, insomma, rischia di diventare il teatro di un nuovo conflitto internazionale.

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