Non c’è stata una rivendicazione ufficiale dell’assalto ma la zona in cui è avvenuta e le modalità di esecuzione non lasciano dubbi sulla responsabilità di Boko haram.
Il peggior attacco contro civili del 2020. Così Edward Kallon, coordinatore umanitario dell’Onu in Nigeria, ha definito l’assalto perpetrato contro il villaggio di Koshobe, nello stato di Borno. Il bollettino è tragico e parla di 110 vittime, oltre a decine di altri feriti. Non ci sono state ancora rivendicazioni ufficiali, ma le modalità e il luogo dell’assalto non lasciano dubbi che si sia trattato dell’ennesimo attacco del gruppo jihadista Boko haram.
Coltivatori accusati di essere spie
Stavano lavorando nelle risaie a pochi chilometri dalla capitale dello stato di Borno. All’improvviso l’attacco di uomini armati arrivati in motocicletta, in quella che è stata una vera e propria carneficina. Gli agricoltori, trapiantati qui per il lavoro stagionale dal lontano stato di Sokoto, sono stati ritrovati sgozzati e ora dopo ora il bilancio è continuato a salire, dal momento che decine di corpi si trovavano immersi nei campi allagati di riso.
Non era un giorno come gli altri per lo stato del Borno. Il 29 novembre si tenevano infatti le elezioni locali e l’attacco è probabile sia stato effettuato per aggiungere instabilità a una situazione già difficile dal punto di vista politico e sociale. Ma al di là di questo, le vittime non sono casuali: i gruppi terroristici locali spesso accusano i contadini di essere spie al soldo delle autorità statali, cui trasmetterebbero informazioni sulle attività eversive. “Condanno l’uccisione dei nostri laboriosi contadini da parte dei terroristi nello stato di Borno. L’intero paese è ferito da queste uccisioni senza senso”, ha dichiarato Muhammadu Buhari, il presidente nigeriano. Il governatore di Borno, Babaganan Umara Zulum, ha invece sottolineato la condizione assurda in cui vivono queste persone: “Da un lato, se rimangono a casa possono essere uccisi dalla fame; dall’altro, se vanno nei loro terreni agricoli rischiano di essere uccisi dai terroristi”.
Una strage senza fine
Non ci sono state rivendicazioni ufficiali, ma gli analisti sono sicuri si tratti di Boko haram. Il gruppo salafita nigeriano è nato e opera proprio nello stato di Borno, inoltre la modalità con cui è avvenuto l’assalto è il medesimo di altri terribili episodi recenti. L’ultimo è avvenuto il mese scorso, quando 14 agricoltori sono stati uccisi nelle risaie, sempre vicino alla capitale Maiduguri.
Dal 2009, anno in cui Boko haram ha dato una piega più violenta alla sua offensiva contro le istituzioni nigeriane dopo l’uccisione da parte delle forze di polizia del suo fondatore e guida spirituale Mohammed Yusuf, il gruppo terroristico jihadista ha ucciso circa 36 mila persone e causato oltre due milioni di profughi, con attacchi che hanno anche sconfinato nei vicini Niger, Ciad e Camerun. Vittime degli assalti spesso sono i minori, rapiti e assoldati come bambini-soldato o costretti, nel caso delle ragazze, a matrimoni forzati. Tra i casi più noti, le oltre 200 studentesse della scuola di Chibok rapite nel 2014.
Nei mesi scorsi il governo nigeriano ha più volte dichiarato di aver vinto la battaglia contro Boko haram. La cronaca racconta però che la realtà è molto diversa dalla sua narrazione e che migliaia di persone continuano a perdere la vita o a sopravvivere sotto al ricatto del gruppo terroristico. Questo, mentre la popolazione vive un’altra crisi sociale legata alle violenze della polizia e alla soppressione brutale delle manifestazioni contro di essa.
Siamo anche su WhatsApp.
Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.