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355 esperti sono stati assunti dall’azienda elettrica di Port Harcourt, in Nigeria, contro i furti alla rete elettrica e prevenire le manomissioni ai contatori.
A Port Harcourt, città della Nigeria meridionale, il distributore locale ha assunto 355 “detective” per contrastare il furto di energia elettrica. Gli atti di vandalismo provocano ogni mese perdite per 3 miliardi di naire nigeriane (quasi 7 milioni di euro) e i vertici aziendali temono che questi malfunzionamenti possano paralizzare la città.
La capitale dello stato di Rivers ospita numerose attività: dall’alimentare al metallurgico passando per il vetro, il legno e la gomma. Il porto è il secondo più importante del paese. La compagnia elettrica Port Harcourt electricity distribution company–Phed serve 14 milioni di residenti in quattro stati della Nigeria: oltre a Rivers, Bayelsa, Cross River e Akwa Ibom. Un blackout elettrico sarebbe molto più di un problema.
In Nigeria il fenomeno è molto frequente e ha radici socioeconomiche, ambientali e, soprattutto, tecniche. È legato in primo luogo all’alto tasso di povertà e di corruzione in cui versa parte della popolazione. Si verifica più facilmente lì dove le autorità preposte sono incapaci di effettuare controlli e i distributori non investono più nello sviluppo della rete. Molte persone riescono così a manomettere i contatori provocando il sovraccarico delle linee e l’aumento della fatturazione per i consumatori legali.
La commissione nazionale di regolazione dell’elettricità stima che questi atti di vandalismo provochino ogni anno la perdita di circa il 30 per cento di energia. Per l’Associazione dei distributori elettrici nigeriani (Association of nigerian electricity distributors) il 40 per cento dei propri clienti non paga le bollette.
L’Università federale della Nigeria ha avanzato un’idea per risolvere il problema. Propone di installare contatori intelligenti capaci di inviare dati in tempo reale al distributore locale sfruttando la connessione wireless. Posizionandoli in diversi punti della rete, ad esempio all’uscita del trasformatore e nei punti di prelievo dell’utente, si potrebbe capire se c’è stato un consumo illegale.
Per fare un altro esempio, da un paio d’anni la Enugu electricity distribution company utilizza sistemi informativi geografici per mappare l’intera rete di distribuzione e individuare i clienti.
I 355 “detective” dovranno riuscire a individuare i punti in cui avviene il furto di elettricità e le eventuali perdite. Sono stati scelti attraverso una selezione rigorosa e trasparente, ha assicurato il direttore degli affari pubblici John Onyi durante la cerimonia di presentazione avvenuta lo scorso 25 giugno. Sfrutteranno le proprie competenze anche per spiegare i problemi legati alla manomissione dei contatori e alla fatturazione della bolletta agli utenti.
I nuovi assunti sono stati scelti soprattutto perché hanno deciso di abbracciare la filosofia anticorruzione della società. “In Phed promuoviamo la cultura dell’integrità e non tolleriamo la corruzione”, ha detto l’amministratore delegato Henry Ajagbawa.
“È per questo che siamo considerati una tribù con obiettivi, cultura e comportamenti comuni”, ha aggiunto Ajagbawa. I dipendenti che non hanno incarnato questo spirito sono stati licenziati: “Abbiamo iniziato a liberarci dalla corruzione per rinfrescare il sistema”. È così che la Phed punta a diventare l’azienda numero uno nella distribuzione di elettricità in Nigeria.
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