Per contrastare i cambiamenti climatici, anche i grandi brand sportivi possono fare qualcosa: Nike ha risposto alla chiamata con il progetto Move to Zero.
I cambiamenti climatici su scala globale sono ben documentati. Da anni. Pur con un impatto non paragonabile a quello dello scioglimento dei ghiacci artici e antartici, influenzano sensibilmente anche il mondo dello sport, con conseguenze sui comportamenti degli atleti di molte discipline. Qualche esempio: molte zone degli Stati Uniti hanno introdotto nuove regole per proteggere la salute dei giocatori da condizioni climatiche sempre più calde e umide, imponendo tempi sotto sforzo intenso più brevi, facendo indossare loro meno attrezzature o addirittura annullando le partite in caso di condizioni climatiche troppo stressanti per il fisico.
Per intervenire attivamente nei confronti della crisi climatica, anche i grandi brand mondiali dell’abbigliamento sportivo si stanno attivando. Nike ha risposto alla chiamata iniziando con l’eliminazione della plastica monouso nei suoi uffici sparsi in tutto il mondo ma soprattutto promuovendo un programma di sviluppo dei materiali tecnico-sportivi in chiave sostenibile: Move to Zero.
Landing as part of @Nike's 'Move to Zero' initiative, the Air VaporMax 2020 Flyknit touches down with at least 50% recycled content by weight. Available online now at https://t.co/hN28BSmPl0pic.twitter.com/aTXJ3YdtTE
Fermare i cambiamenti climatici: sprint e maratona
Per usare il gergo sportivo, il processo per invertire i cambiamenti climatici si può definire come uno sprint, dettato dall’urgenza della situazione. Ma è anche una maratona, che deve far pensare al medio e al lungo periodo. Come sta provando a fare Nike proprio attraverso il progetto Move to Zero. Il brand americano dal 2010 ad oggi ha “sottratto” 6,4 miliardi di bottiglie di plastica dalle discariche, facendole entrare nei propri stabilimenti. L’obiettivo? Produrre divise e scarpe sportive che sappiano abbinare il design e l’efficienza tecnica alla sostenibilità ambientale.
In particolare, Move to Zero lavora per ridurre al minimo l’impatto ambientale di Nike su tutta la filiera, dal prodotto al trasporto fino al consumo di energia delle sue sedi operative. Per portarlo allo zero.
Nike corre veloce sul riutilizzo della plastica
Sostenibilità per Nike si traduce nella produzione di abbigliamento sportivo, con il famoso swoosh, a basso impatto ambientale. Ma l’azienda ha anche iniziato a costruire centri logistici, sparsi in tutto il mondo, alimentati da energie rinnovabili. A emissioni zero o quasi. L’obiettivo che il colosso dell’abbigliamento sportivo americano si è dato è di essere ad emissioni zero nei suoi uffici entro il 2025. Move to Zero, appunto. Nike ha messo in cantiere anche un progetto per la riduzione delle emissioni di carbonio che attraversano tutta la catena di produzione: dal trasporto delle forniture al commercio, passando dalla produzione. L’obiettivo è di ridurre le emissioni di Co2 del 30 per cento entro il 2030. Questo punto è anche in linea con l’accordo mondiale sul clima di Parigi del 2015.
Uno dei grandi problemi della moda, e l’abbigliamento sportivo ne è una parte, è l’inquinamento generato dallo smaltimento dei rifiuti dei prodotti. Nike intende usare per produrre capi di abbigliamento e scarpe il 99 per cento di plastica proveniente dalle discariche. A partire dal miliardo di bottiglie all’anno che già impiega per creare i filati delle nuove maglie tecniche e le tomaie per scarpe Flyknit.
Entro il 2050 saranno sempre più le gare sportive cancellate per i cambiamenti climatici
Senza un’azione globale, si stima che ad esempio, il cambiamento climatico ridurrà, entro il 2050, la finestra di tempo trascorso sui campi sportivi di oltre due mesi in Louisiana, nel Texas e nello stato del Mississippi, a causa dell’aumento dell’umidità e del caldo che renderebbe impossibile una prestazione agonistica all’aperto o in palazzetti sempre più assimilabili a forni. Non solo, per gli appassionati di sport sulla neve, è concreto il pericolo di perdere letteralmente il terreno di gioco: il numero medio di giornate in cui è possibile praticare lo snowboard nel mondo è già diminuito del 7 per cento negli ultimi 30 anni. Entro il 2050, quei giorni potrebbero ridursi dall’11 al 22 per cento.
Per preservare, in modo sostenibile, i campi e i terreni da gioco, Move to Zero di Nike prevede dei programmi chiamati Reuse-A-Shoe e Nike Grind che convertono i rifiuti della produzione dell’abbigliamento tecnico in nuovi prodotti per lo sport. Qualche esempio: gli scarti diventerebbero le pavimentazioni per i parchi giochi, o il fondo delle piste da corsa oppure ancora l’erba sintetica per i campi sportivi.
La lotta contro i cambiamenti climatici deve coinvolgere sempre di più i brand mondiali dell’abbigliamento sportivo e non solo quelli. Perché il tempo stringe, come ci ha ricordato il conto alla rovescia del Climate clock, l’orologio climatico, di New York, che ha mostrato al mondo quanto tempo rimane per agire sulle emissioni prima che la crisi climatica diventi irreversibile.
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