Non il solito documentario, ma un film che restituisce un’immagine vivida di un artista e di un’epoca. Tintoretto. Un ribelle a Venezia arriva al cinema il 25, 26 e 27 febbraio, narrato con passione da Stefano Accorsi.
Le ninfee di Monet, al cinema il film evento sul padre dell’Impressionismo
Arriva in sala, il 26, 27 e 28 novembre, il docufilm Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce, un viaggio affascinante tra i capolavori, le passioni e le ossessioni del genio indiscusso dell’Impressionismo, Claude Monet.
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Non un semplice film, ma piuttosto un’immersione sensoriale, capace di trascinarci fuori dal tempo e dallo spazio, per ricollocarci magicamente in un altrove sconosciuto. Quello della tormentata vita e dell’incredibile opera di uno dei più grandi pittori di Francia, Claude Monet. È questo l’ambizioso obiettivo raggiunto dal docufilm Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce, che sarà in sala solo il 26, 27 e 28 novembre, proseguendo il filone de La grande arte al cinema di Nexo Digital. Un fortunato esperimento cinematografico che, da sei anni, ripercorre in modo nuovo le vite e i capolavori dei più celebri artisti della storia, per un pubblico sempre più partecipe e appassionato. “Fino ad ora abbiamo portato al cinema oltre due milioni e mezzo di persone”, ha commentato Franco Di Sarro, fondatore e amministratore delegato di Nexo Digital, nel corso dell’anteprima stampa di Milano, dove ha anche annunciato: “Con questo film battiamo ogni record di distribuzione. Per la prima volta, infatti, saranno 370 sale in tutta Italia a proiettarlo. Un numero da blockbuster americano.”
Le ninfee di Monet. La trama del docufilm
A farci da guida, tra i luoghi fisici e spirituali della vita e dell’opera di Claude Oscar Monet è l’attrice Elisa Lasowski (Trono di Spade, Versailles), qui nelle vesti di una novella Beatrice, sempre al fianco dello spettatore. A segnare le tappe di questo viaggio, da Parigi al piccolo villaggio di Giverny, è il corso della Senna, lungo le cui sponde Monet visse tutta la sua esistenza, attratto e indissolubilmente legato all’elemento dell’acqua, che, insieme all’aria e alla luce, rappresentò per lui una passione e ossessione pittorica assoluta. Il fulcro della sua arte fu proprio, come noto, il tentativo di catturare la natura, trasformandola in uno specchio per trasferire su una tela e quindi allo spettatore, quello che lui sentiva nel profondo. Il film sviscera questa sua ricerca, portandoci nei luoghi in cui lui dipingeva i suoi quadri, en plein air, immerso lettralmente nella natura e ostinatamente in balia di qualunque clima. Sempre condotti da Elisa Lasowski navighiamo anche lungo quel fiume, sul quale il pittore aveva collocato il proprio studio galleggiante, a bordo di una vera imbarcazione, per potersi immergere da vicino nell’elemento che tanto ardentemente desiderava ricreare. Un desiderio tanto ossessivo, quello di vivere accanto all’acqua, da portarlo a ricreare artificialmente un enorme stagno all’interno del suo splendido e rigoglioso giardino di Giverny, ancora oggi meta di turisti e sede della Fondazione Monet.
La resistenza pacifica alla Grande Guerra
Mentre l’obiettivo della telecamera ci regala una visione senza precedenti delle opere più celebri dell’artista, trascinandoci in quell’ “incantesimo di acqua e luce” creato dal suo inconfondibile pennello, e qui scandito dalla splendida colonna sonora del compositore Remo Anzovino, a scorrere sullo sfondo sono le sue vicende personali, segnate da gravi lutti (fu vedovo due volte e perse un figlio) e da fortune alterne, che lo videro prima rifiutato dalla critica e dal pubblico e poi riconsiderato per il suo talento. La cornice è quella della Grande Storia, che lo vide attraversare il turbolento periodo del primo conflitto mondiale. Già gravemente segnato dalle sofferenze e da una graduale perdita della sua preziosissima vista, che lo portarono a una profonda depressione, Monet trascorse gli anni della guerra rinchiuso nello splendido giardino di Giverny, rispondendo con un atto di convinta resistenza pacifica all’orrore del conflitto. In questo contesto i consueti soggetti, come le ninfee del suo stagno, le piante, i fiori e la natura, prendono a grondare simbolicamente sangue, come i soldati al fronte.
L’amicizia con George Clemenceau
Il film racconta in modo approfondito anche l’amicizia di Monet con il politico George Clemenceau, che gli fu accanto tutta la vita. Clemenceau, che fu anche primo ministro francese e ministro della guerra, fu il primo a credere nella sua grandezza artistica e cruciale nel riportarlo al cavalletto, quando, colto dai problemi alla vista, Monet lo aveva abbandonato. Fu sempre Clemenceau a offrire a Monet la più grande occasione della sua vita: esporre la sua opera più colossale nel cuore di Parigi, nel Musée de L’Orangerie. Qui, nelle magnifiche sale ovali (disegnate dallo stesso Monet) nel maggio del 1927, quando il pittore era morto da pochi mesi, fu inaugurata la Grand Décoration, composta da enormi pannelli raffiguranti il suo stagno di ninfee. Un vero e proprio testamento artistico, firmato dal padre dell’impressionismo francese, che, ancora una volta, ottenne un’accoglienza fredda da parte della critica di casa sua, per poi trovare riscatto altrove. Negli anni ’50, negli Stati Uniti, Monet fu riscoperto dai movimenti astratti, che lo elessero a loro paladino, decretandone l’immortale successo.
Monet: un artista “cinematografico”
“Gli occhi migliori di tutta la storia dell’arte”, così lo storico e scrittore Ross King definisce il padre dell’Impressionismo, Claude Monet, protagonista del suo libro best seller Il mistero delle ninfee. Monet e la rivoluzione della pittura moderna (Rizzoli), da cui il film prende spunto. All’autore è stata affidata anche la supervisione scientifica di questo documentario, nel quale appare, insieme ad altri esperti del pittore, per raccontarne vita, opere, passioni, ossessioni e portarne a galla i lati più profondi e nascosti. Un compito arduo e delicato, che solo un’opera cinematografica può riuscire a svolgere così minuziosamente, come lo stesso scrittore, ospite della conferenza stampa di Milano, ha ammesso: “Un’immagine dipinge più di mille parole. Nessuna pagina scritta ci darà mai una visione così profonda. Oggi abbiamo il lusso di disporre di telecamere così raffinate, da consentire una bellezza scenica, con cui nessuno scrittore potrebbe competere”.
Un’impresa ulteriormente facilitata dalla naturale vicinanza alla settima arte, evocata dall’opera stessa di Monet, come spiegato dal regista Giovanni Troilo: “Monet aveva una vocazione più o meno consapevole per il cinema. Pensiamo alla sua volontà di catturare il tempo nelle tele, che lo portava a dipingere addirittura più quadri simultaneamente. Ma anche la dimensione delle sue opere, come quelle esposte nell’Orangerié, superano il cinema, ricostruendo quasi una realtà virtuale che avvolge lo spettatore.”
Per godere di questo spettacolo l’appuntamento è al cinema, solo il 26, 27 e 28 novembre, con il film evento Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce, inserito nel progetto La Grande Arte al Cinema di Nexo Digital, prodotto da Ballandi Arts e da Nexo Digital, in collaborazione con TIMVISION Production.
Tutti i titoli della Grande Arte al Cinema possono essere richiesti anche per speciali matinée al cinema dedicate alle scuole. Per prenotazioni: [email protected].
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