Il Premio Nobel per la Pace a Nihon Hidankyo contro il riarmo nucleare

Il Comitato norvegese ha scelto l’organizzazione di sopravvissuti a Hiroshima e Nagasaki, perché la memoria impedisca il rischio di una nuova escalation.

  • Il Premio Nobel per la Pace 2024 è stato assegnato a Nihon Hidankyo, organizzazione dei superstiti giapponesi alle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
  • Secondo il Comitato norvegese, il loro impegno ha contribuito negli anni alla creazione del “tabù del nucleare” che ha fatto sì che in 80 anni non sia più stata usata un’arma atomica.
  • Oggi più che mai però, secondo il Comitato, il tabù nucleare va sostenuto contro i numerosi rischi di escalation.

Dalla minaccia atomica esplicita della Russia di Vladimir Putin all’Occidente a quella, un po’ più velata, dell’Iran degli ayatollah, fino a quella latente ma sempre attuale della Corea del Nord. Passando per i rischi di disastri alle centrali nucleare ucraine a causa dei combattimenti in corso. In un’epoca in cui la minaccia dell’atomo è tornata di prepotenza a spaventare il mondo, il Comitato norvegese ha deciso di assegnare il Premio Nobel per la pace per il 2024 all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, composta di sopravvissuti alle bomba atomiche di Hiroshima e Nagasaki sganciate dagli Stati Unite nel 1945, che uccisero circa 120mila persone nell’immediato e un numero analogo, per ustioni e lesioni da radiazioni, nei mesi e negli anni successivi.

L’organizzazione, nota anche come hibakusha, riceve il Premio per la pace proprio “per i suoi sforzi per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e per aver dimostrato attraverso le testimonianze che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate”. Il Premio Nobel per la Pace si conferma dunque il più simbolico, e politico, tra quelli assegnati dalla fondazione Nobel (il premio in questione viene però consegnato dal Norwegian Nobel Committee).

Nihon Hidankyo, baluardo contro il riarmo nucleare

In risposta agli attacchi con la bomba atomica dell’agosto 1945, spiega il Comitato, è nato un movimento globale “i cui membri hanno lavorato instancabilmente per aumentare la consapevolezza sulle catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso di armi nucleari. Gradualmente, si è sviluppata una potente norma internazionale, che stigmatizza l’uso di armi nucleari come moralmente inaccettabile. Questa norma è diventata nota come il tabù nucleare”. E la testimonianza degli hibakusha, i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, è unica in questo contesto più ampio.

memoriale di hiroshima
Il memoriale di Hiroshima, in Giappone © The Asahi Shimbun via Getty Images

I sopravvissuti di Nihon Hidankyo insomma hanno contribuito a generare e consolidare un’opposizione diffusa alle armi nucleari in tutto il mondo attingendo a storie personali, creando campagne educative basate sulla propria esperienza e diffondendo urgenti avvertimenti contro la diffusione e l’uso di armi nucleari. Gli hibakusha “ci aiutano a descrivere l’indescrivibile, a pensare l’impensabile e a comprendere in qualche modo l’incomprensibile dolore e la sofferenza causati dalle armi nucleari”.

Un premio contro i rischi che corriamo oggi

Pur evidentemente volendo avvisare sui pericoli attualmente corsi dalla comunità internazionale, con rischi di escalation su più fronti, il Comitato norvegese per il Nobel “desidera tuttavia riconoscere un fatto incoraggiante: nessuna arma nucleare è stata usata in guerra negli ultimi 80 anni. Gli sforzi straordinari di Nihon Hidankyo e di altri rappresentanti degli Hibakusha hanno contribuito notevolmente all’istituzione del tabù nucleare”.

A maggior ragione è “quindi allarmante che oggi questo tabù contro l’uso delle armi nucleari sia sotto pressione”. Le potenze nucleari stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali; nuovi paesi sembrano prepararsi ad acquisire armi nucleari; e si sta minacciando di usare armi nucleari nelle guerre in corso. In questo momento della storia umana, vale la pena ricordare a noi stessi cosa sono le armi nucleari: le armi più distruttive che il mondo abbia mai visto”. Anche perché, ricorda il Comitato, le armi nucleari odierne hanno un potere distruttivo molto maggiore, possono uccidere milioni di persone e avrebbero un impatto catastrofico sul clima: “Una guerra nucleare potrebbe distruggere la nostra civiltà”.

Un destino a lungo nascosto e trascurato

Il destino di coloro che sopravvissero agli inferni di Hiroshima e Nagasaki fu a lungo nascosto e trascurato. Nel 1956, le associazioni Hibakusha locali insieme alle vittime dei test sulle armi nucleari nel Pacifico formarono la Japan confederation of A- and H-Bomb sufferers organisations. Questo nome fu abbreviato in giapponese in Nihon Hidankyo. Sarebbe diventata la più grande e influente organizzazione hibakusha in Giappone, e negli anni avrebbe fornito migliaia di testimonianze, emanato risoluzioni e appelli pubblici e inviato delegazioni annuali alle Nazioni Unite e a diverse conferenze di pace per ricordare al mondo l’urgente necessità del disarmo nucleare.

“Un giorno, gli Hibakusha non saranno più tra noi come testimoni della storia – conclude la lunga motivazione del Comitato norvegese – Ma con una forte cultura della memoria e un impegno continuo, le nuove generazioni in Giappone stanno portando avanti l’esperienza e il messaggio dei testimoni. Stanno ispirando ed educando le persone in tutto il mondo. In questo modo stanno aiutando a mantenere il tabù nucleare, una precondizione per un futuro pacifico per l’umanità”.

Anche la mobilitazione “Italia, ripensaci” (promossa da Rete Pace Disarmo e Senzatomica e parte della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, Premio Nobel 2017) ha espresso soddisfazione per l’assegnazione del premio Nobel per la Pace a Nihon Hidankyo, “un riconoscimento meritato è importante agli sforzi lunghi decenni dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, gli hibakusha, per raggiungere il disarmo nucleare globale” eauspicano che l’opinione pubblica e la politica italiana “guardi a questo esempio luminoso di azione per la pace, per farsi ispirare in azioni concrete verso il disarmo nucleare, in particolare scegliendo di ratificare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari TPNW, adottata nel 2017 e in vigore dal 2021, a cui il nostro Paese voto in modo contrario.

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