Questo periodo storico è l’opportunità per una ripartenza più sostenibile. Troviamo il coraggio di abbandonare i sistemi produttivi obsoleti in favore di una nuova economia.
Chi sono gli eroi dello sviluppo sostenibile, svelati
Ci sono persone che, giorno dopo giorno, si battono in prima persona per lo sviluppo sostenibile di tutti. Per questo anche Bill Gates li ha voluti premiare sul suo blog.
Spesso non appaiono nelle copertine, ma ci sono milioni di persone nel mondo che si spendono giorno dopo giorno per i grandi temi del nostro tempo, quelli che le Nazioni Unite hanno sintetizzato negli Obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030: la lotta alla fame, la salute, il contrasto ai cambiamenti climatici, lo sviluppo sostenibile e inclusivo, il progresso tecnologico e così via. Con un post che ha ottenuto migliaia di condivisioni, Bill Gates ne nomina cinque. Riprendiamo in mano la sua lista e proviamo ad aggiungere altri nomi.
These are just a few of the many people using their talents to fight poverty, hunger, and disease. The world is a better place because of what they do: https://t.co/uDK0DSPXQB
— Bill Gates (@BillGates) 8 gennaio 2018
Obiettivo 2, sconfiggere la fame: Segenet Kelemu
Nata nel 1956 e cresciuta in un povero villaggio dell’Etiopia rurale, Segenet Kelemu ha patito in prima persona le difficoltà quotidiane degli agricoltori africani, in balia del clima e degli insetti. Proprio per questo ha scelto di studiare agricoltura, diventando la prima donna nella regione a laurearsi, per poi proseguire gli studi negli Stati Uniti e iniziare la propria carriera di fitopatologa in un centro di ricerca internazionale in Sudamerica. Dopo 25 anni all’estero, nel 2007 è ritornata in Africa, con l’intento di prendere la guida di una nuova generazione di scienziati in grado di aumentare la resa dei propri raccolti e, così facendo, risollevarsi dalla povertà.
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Ad oggi è direttore generale del Centro internazionale per l’ecologia e la fisiologia degli insetti (Icipe) di Nairobi, in Kenya; nessuna donna aveva mai ricoperto questo ruolo prima di lei. Il Centro ha sviluppato una metodologia, chiamata push-pull, che allontana gli insetti nocivi dalle colture con una doppia azione. Da un lato, i cereali sono intervallati da piante che emettono sostanze naturalmente repellenti; dall’altro lato, ai bordi del campo si posizionano coltivazione che attirano gli insetti dannosi, ma bloccano lo sviluppo delle loro uova.
Obiettivo 3, buona salute: Mathew Varghese
Nel 2011 l’India ha vinto la sua battaglia contro la polio, ma le conseguenze che la patologia lascia sulle persone sono ancora tangibili: deformità, debolezza, difficoltà motorie. All’interno dell’ospedale St. Stephens di Delhi c’è l’unico reparto ospedaliero in tutto il paese dedicato ai sopravvissuti alla polio. A guidarlo il dottor Mathew Vargese, che da anni lavora nella chirurgia ricostruttiva, migliorando sensibilmente la qualità della vita dei suoi pazienti.
Obiettivo 4, istruzione di qualità: Camille Jones
Quali sono i cambiamenti più urgenti da apportare al sistema educativo? “Come prima cosa, il sistema educativo deve assomigliare di più al mondo reale. Inoltre deve trasmettere ai ragazzi le competenze necessarie per avere successo. Gli studenti hanno accesso a tutte le informazioni di cui potranno mai avere bisogno: dobbiamo insegnare loro come analizzarle, applicarle e usarle per lavorare insieme agli altri. Infine, il sistema educativo deve essere più ritagliato sulle persone”.
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Sono le parole di Camille Jones, che nel 2017 è stata premiata come Washington State Teacher of the Year. Cresciuta in campagna a Quincy Washington, dopo la laurea nel 2008 è ritornata nella sua città natale. Di fronte alla disoccupazione dilagante, si è data all’insegnamento. È stato l’inizio di una carriera molto apprezzata, in cui ha sviluppato un metodo educativo all’avanguardia che spinge gli studenti a esplorare le possibilità della scienza, della tecnologia, delle arti, dell’ingegneria e della matematica.
Obiettivo 7, energia rinnovabile e accessibile: Wendy Bowman
Una gigantesca miniera di carbone fermata da un’ultraottantenne. Sembra la storia di Davide contro Golia, ma non è altro che la vita dell’australiana Wendy Bowman. Già alla fine degli anni Ottanta le sue colture erano distrutte per l’inquinamento dovuto alle onnipresenti attività minerarie, nel 2005 è stata poi costretta a trasferirsi per lasciare spazio alle multinazionali del carbone.
Trasferitasi nel piccolo villaggio di Rodesdale, pochi anni dopo è stata raggiunta dal colosso cinese Yancoal, che aveva ottenuto il permesso di scavare sulla sua proprietà. Ma stavolta Bowman si è rifiutata, facendosi capofila di una causa di pubblico interesse per combattere l’espansione della miniera. La sua determinazione ha pagato: con una sentenza storica, per la prima volta il Tribunale del territorio e dell’ambiente australiano ha posto dei limiti alle mire dei colossi del carbone, decretando che gli scavi non potranno partire se Bowman non sarà disposta a cedere la propria terra. Wendy Bowman è stata premiata al Goldman environmental prize 2017.
Obiettivo 9, innovazione e infrastrutture: Anna Rosling
Bill Gates, che sull’innovazione tecnologica ha imperniato la sua carriera, spende parole di ammirazione per Anna Rosling, co-fondatrice di Gapminder, un’organizzazione indipendente che fornisce gratuitamente una serie di risorse che processano i dati statistici e li esprimono in una forma chiara e comprensibile per chiunque. L’esempio prediletto da Gates è quello di Dollar Street, che ci consente di vedere con i nostri occhi come vivono le persone in tutto il mondo. Filtrando per località e fascia di reddito, possiamo vedere i loro volti, le loro case, addirittura i loro oggetti di uso quotidiano (dal letto allo spazzolino da denti).
Obiettivo 13, lotta contro i cambiamenti climatici: Bill McKibben
Il nome più noto in questa lista è senz’altro quello di Bill McKibben. Giornalista e scrittore, ha pubblicato il suo primo libro The end of nature già nel 1989, quando l’ambiente non era certo in cima alla lista delle priorità di governi e industrie. La sua politica è sempre stata quella di far partire i cambiamenti dal basso, catalizzando le idee e le energie. Così ha dato vita a 350.org, una delle più note associazioni ambientaliste internazionali, che ormai da dieci anni si batte per la tutela del nostro pianeta.
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Obiettivo 16, pace e giustizia: Maryam Al Khawaja
Nata nel 1987 in Bahrein, Maryam Al Khawaja fin da giovanissima si è impegnata in prima persona nelle proteste per la democratizzazione del suo paese natale, lavorando come volontaria per le ong e come interprete e fixer per i giornalisti stranieri che si recavano nel paese.
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Nel 2011 è stata parte attiva delle manifestazioni popolari, usando soprattutto Twitter per far trapelare i fatti a livello internazionale. Divenuta una leader del movimento di protesta, si è recata all’estero per un tour di conferenze e convegni in giro per il mondo, prendendo parola anche alla sede delle Nazioni Unite a Ginevra.
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Rientrata in Bahrein per andare a trovare suo padre – condannato all’ergastolo perché attivista per i diritti umani – è stata arrestata con l’accusa di aver aggredito un ufficiale di polizia. Scarcerata su cauzione, si è allontanata dal paese ed è stata condannata a un anno di reclusione con una sentenza emessa in contumacia. Oggi è consulente per diverse ong ed è una dei dirigenti del Gulf Center for Human Rights, che lavora per difendere i diritti umani nella regione del Golfo.
Nella foto in apertura Maryam Al Khawaja © Amnestystudent / Flickr
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