La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Il governo norvegese ha autorizzato i cacciatori ad uccidere il 70 per cento della popolazione di lupi in seguito alle proteste degli allevatori.
In qualsiasi parte del mondo vivano non c’è pace per i lupi. Questi schivi ed eleganti predatori sono considerati, troppo spesso e a sproposito, un capro espiatorio e vengono sacrificati in nome del quieto vivere per accontentare la minoranza dei cittadini per cui rappresentano una minaccia: gli allevatori.
È ora il turno della Norvegia di gridare “al lupo, al lupo”, il governo consentirà ai cacciatori, muniti di apposita licenza, di uccidere 47 lupi. Già così è una notizia terribile per ambientalisti e scienziati (secondo un nuovo studio il controllo dei predatori selvatici con metodi non violenti è più efficace del loro abbattimento), che diventa però catastrofica se si tiene conto della popolazione complessiva di lupi norvegesi, che conta appena 68 esemplari. La Norvegia, Paese dalla notevole politica ambientalista e progressista, ha dunque deciso di abbattere oltre due terzi della popolazione di lupi, rischiando di condannare per sempre questi predatori.
Il piano di abbattimento dei lupi, il più massiccio da oltre un secolo a questa parte, è stato elaborato in seguito alle proteste degli allevatori che accusano i canidi selvatici di decimare i loro greggi. Secondo gli ambientalisti però il danno reale sarebbe minimo e il provvedimento preso dal governo è sproporzionato all’effettiva minaccia. “Questa è una macellazione di massa – ha accusato Nina Jensen, direttore generale del Wwf in Norvegia – uccidere il 70 per cento della popolazione di lupi non è degno di una nazione che dichiara di sostenere le cause ambientali”.
In Norvegia la caccia è uno “sport” molto popolare, nel 2015 ben undicimila cacciatori hanno chiesto la licenza per abbattere almeno sedici lupi. La Norvegia ha giustificato il nuovo piano di abbattimento come un deterrente per i bracconieri, è stato però dimostrato che la caccia legale non riduce il bracconaggio, anzi. La situazione è ancora più grottesca se si considera che 24 dei 47 lupi che potranno essere abbattuti vivono in una riserva naturale destinata proprio a loro.
Nella maggior parte dei paesi occidentali si è ormai persa una reale conoscenza delle dinamiche naturali, attualmente l’unica soluzione per gestire animali “problematici” sembrerebbe essere il loro abbattimento. Chiaramente non è e non può essere così. Eliminare completamente il conflitto tra allevatori e lupi è impossibile, è pura utopia, chi vive di pastorizia potrebbe però adottare contromisure più efficaci, come l’uso di apposite recinzioni e di cani da pastore. È però soprattutto necessario cercare di recuperare quella cultura antica nella quale la natura aveva un posto centrale (ovviamente aggiornata con le più recenti scoperte scientifiche) e tornare a convivere con le altre specie animali.
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