Una corte russa ha revocato la licenza di pubblicazione all’edizione cartacea di Novaya Gazeta.
L’accusa è di non aver presentato dei documenti legali ma è chiaro che sia un tentativo di mettere a tacere l’informazione indipendente.
La Novaja Gazeta aveva ricevuto il Nobel per la Pace nel 2021.
Una corte russa ha revocato la licenza di pubblicazione all’edizione cartacea di Novaya Gazeta, il giornale di Mosca indipendente che lo scorso anno aveva ricevuto il premio Nobel per la Pace proprio per la sua battaglia in nome della libertà d’informazione, un’attività condotta in condizioni di repressione, censura e disinformazione. Per questo, l’atto del tribunale russo rappresenta l’ennesimo tentativo di mettere a tacere l’informazione indipendente.
Il giornale aveva sospeso le pubblicazioni a marzo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, in seguito a due richiami formali legati a una legge che prevede fino a 15 anni di reclusione per chiunque parli del conflitto in modo negativo.
Novaja Gazeta presenterà ricorso
Il servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media “Roskomnadzor” ha chiesto al tribunale del distretto di Basmanny, nella capitale russa, di revocare la licenza del giornale, attaccandosi a un cavillo tecnico, cioè sostenendo che la direzione della testata non era riuscita a produrre una serie di documenti dopo un cambio di proprietà nel 2006.
In una dichiarazione sul suo sito web, Novaya Gazeta ha affermato che la sentenza ha “ucciso il giornale”. Dmitri A. Muratov, il suo direttore, ha definito la decisione “un successo politico senza la minima base legale” e ha affermato che il giornale presenterà ricorso, secondo quanto riportato da Zona Media, un sito di notizie russo.
Era rimasta una delle poche testate a fare informazione indipendente in Russia
La storia di Novaya Gazeta è direttamente collegata al Nobel per la Pace. La testata, infatti, è nata grazie l’ex leader sovietico Michail Gorbaciov – recentemente scomparso – il quale aveva utilizzato proprio il suo premio in denaro del 1990 (Gorbaciov vinse il Nobel perché artefice, con la sua politica, della fine della Guerra Fredda) per aiutare a fondare il giornale. Tre decenni dopo, si è chiuso un cerchio quando Muratov ha messo all’asta il suo premio per un valore di 103,5 milioni di dollari, destinando il ricavato all’Unicef, per aiutare i bambini ucraini e le loro famiglie sfollati a causa dell’invasione russa.
Quando ha sospeso la pubblicazione a marzo, Novaya Gazeta è stata una delle ultime principali testate giornalistiche in Russia a criticare il Cremlino. Muratov ha dichiarato che Novaya Gazeta avrebbe sospeso la pubblicazione e l’aggiornamento del sito web fino alla fine della guerra in Ucraina, a causa della censura russa. “Non c’è altra scelta”, ha detto in un messaggio ai lettori.
La redazione, invece, è rimasta. Ha operato su Telegram e altri social network e ha lanciato due progetti editoriali per continuare a far sentire la propria voce. Ma il governo russo li ha bloccati entrambi.
In more depressing journalistic news, Moscow city court just gave former star defense reporter Ivan Safronov a 22-year sentence in a high-security facility for treason, following a closed-door trial.
Un altro giornalista indipendente condannato a 22 anni di carcere
Igor Domnikov, Jurij Shchekochikhin, Anna Politkovskaja, Stanislav Markelov, Anastasia Baburova, Natalia Estemirova, Orkhan Dzhemal: sono i nomi dei giornalisti russi uccisi per aver scelto la libertà di stampa e per aver fatto il loro mestiere.
E la macchina della censura guidata da Putin non si ferma: un giornalista, Ivan Safronov, ex corrispondente delle due testate Kommersant e Vedomosti, è stato condannato a 22 anni di carcere sulla base di un processo durato due anni e basato su prove inesistenti.
Ad aver dato più fastidio, stando alla ricostruzioni di Bbc Russia, sarebbe stata un’inchiesta di Safronov che rivelava le trattative per la vendita di nuovi caccia russi Su-35 all’Egitto e che aveva creato non pochi problemi ai ministeri della Difesa di entrambi i paesi.
Giudicato colpevole di “tradimento”, Safronov è stato condannato al carcere duro e all’isolamento. Processo chiuso: un monito, perché tutti i giornalisti facciano attenzione a cosa scrivere.
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Dopo tredici anni di conflitto, la crisi umanitaria in Siria è una delle più gravi. Grazie anche al lavoro di WeWorld insieme alla cooperazione italiana, si cerca di dare strumenti agli studenti con disabilità per professionalizzarsi.