La vulnerabilità delle foreste in Italia è in aumento, cosa fare per monitorare il fenomeno e intervenire per migliorare la resistenza e la resilienza.
Ci sono novemila specie di alberi ancora da scoprire
Nel mondo esistono 73.300 specie di alberi, novemila delle quali non sono ancora state documentate. La maggior parte dovrebbe trovarsi in Sudamerica.
- La Terra ospita oltre 73mila specie arboree, il 14 per cento in più di quanto si credesse in passato.
- È la stima di un gruppo di ricercatori che hanno raccolto dati in novanta nazioni.
- Sulla base dei loro calcoli, sono circa novemila le varietà che non sono ancora state descritte, molte delle quali sono probabilmente a rischio di estinzione.
Abbiamo una buona e una cattiva notizia. La buona è che ci sono più alberi sul Pianeta di quanti pensassimo: l’ipotesi è che ne esistano circa 73.300 specie, il 14 per cento in più rispetto a quanto stimato in precedenza. La cattiva è che potremmo perderne molte ancor prima di averle potute ammirare. Ammonterebbero a novemila, infatti, quelle che non sono finora state documentate, un terzo delle quali sono ritenute rare e, quindi, vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici e alla deforestazione. A rivelarlo è un gruppo di migliaia di ricercatori che hanno raccolto informazioni su 38 milioni di alberi in novanta paesi, camminando anche per giorni e campeggiando nei posti più remoti.
Lo zampino di Alan Turing
Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno sfruttato una metodologia sviluppata da Alan Turing – il geniale matematico inglese che durante la Seconda guerra mondiale decifrò i messaggi in codice dei nazisti – e dal suo assistente Irving John Good. Una tecnica che la dottoressa Anne Chao, esperta di statistica proveniente da Taiwan, ha saputo adattare alla ricerca delle specie sconosciute.
Un puzzle di specie arboree
“Contare tutte le tipologie di alberi esistenti è come comporre un puzzle con pezzi sparsi in tutto il mondo. Lo abbiamo risolto insieme, come una squadra, ognuno condividendo un pezzo”, ha dichiarato Jingjing Liang, uno degli autori principali dello studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National academy of sciences (Pnas).
Si ritiene che il 40 per cento delle varietà da scoprire sia localizzato nel Sudamerica. Forse alcune sono conosciute dai popoli indigeni, mentre altre potrebbero trovarsi in località talmente remote da non essere entrate in contatto con l’uomo. Il bacino amazzonico è l’area che può vantare la più alta diversità di specie arboree a livello locale, in media duecento per ogni ettaro.
“Le foreste non sono solo serbatoi di carbonio o risorse da sfruttare. Dobbiamo iniziare a considerarle come scrigni di biodiversità da preservare”, conclude Liang. L’evoluzione ha richiesto miliardi di anni. Non possiamo permetterci di mandare tutto all’aria nel giro di un secolo.
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