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In una lettera inviata alla compagna Edf, il governo della Francia indica di “tenersi pronti alla costruzione di tre nuove coppie di reattori nucleari”.
L’abbandono della ricerca sulla quarta generazione di reattori non rappresenta, per la Francia, l’inizio di progressivo abbandono degli investimenti sul nucleare. Al contrario, il governo di Parigi appare pronto a continuare a puntare sull’atomo. Lavorando dietro le quinte, a fari spenti.
#ALaUne Le gouvernement désuni sur la question du voile | Nucléaire : 6 nouveaux réacteurs EPR à l’étude en France | Esther Duflo, un Nobel à la lutte contre la pauvreté
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— Le Monde (@lemondefr) October 15, 2019
A svelare le reali intenzioni del presidente Emmanuel Macron è stato infatti il quotidiano Le Monde, che si è procurato un documento in grado di fare luce sulla strategia governativa. Ufficialmente, infatti, la Francia non ha ancora preso decisioni sulla costruzione di nuovi reattori Epr di terza generazione. L’Eliseo si è limitato a chiedere alla compagnia di stato Edf di presentare, entro la metà del 2021, un dossier completo al fine di poter scegliere quali politiche adottare.
“In realtà – spiega il giornale parigino – le cose avanzano nell’ombra. Con il governo che difende una posizione molto chiara. In una lettera inviata al presidente di Edf Jean-Bernard Lévy il 12 settembre, il ministro della Transizione ecologica e solidale Elisabeth Borne e il suo collega dell’Economia Bruno Le Maire hanno fornito una road map precisa”. Ciò al fine, hanno scritto, di farsi trovare pronti “ad eseguire di un programma che prevede la costruzione di tre coppie di reattori su tre siti distinti”.
La lettera specifica anche che i cantieri sarebbero avviati “a distanza di quattro anni l’uno dall’altro” per ciascuna coppia di reattori. Il primo passo, secondo la stessa lettera, dovrebbe essere effettuato alla metà del prossimo mese di novembre, con uno “stato dell’arte che integri le esperienze maturate nel corso della costruzione dei primi Epr”. Esperienze che sono state catastrofiche sia in termini di ritardi che dal punto di vista finanziario.
Basti pensare al reattore di terza generazione in costruzione a Flamanville, sulla Manica, in ritardo ormai di dieci anni rispetto alla tabella di marcia prevista inizialmente. Avrebbe dovuto essere inaugurato infatti nel 2012, mentre in realtà non sarà pronto prima del 2022. In termini di costi, poi, si è passati dai 3,3 miliardi di euro inizialmente previsti al budget attuale di 11 miliardi. E la cifra non cessa di crescere. A metà dicembre, poi, Edf dovrà fornire al governo “un’analisi delle capacità della filiera”. Ovvero indicare se la compagnia e i suoi fornitori hanno i mezzi per garantire la costruzione di nuovi reattori, “facendolo nei termini e senza superare i costi previsti”.
Contattato da Le Monde, il ministero della Transizione ecologica ha dichiarato che il documento non significa che una decisione definitiva sia stata presa: occorrerà aspettare comunque il 2021. Ma per chi si oppone al nucleare in Francia, come la rete Sortir du nucléaire (Uscire dal nucleare) è evidente che “il governo ha già scelto, nonostante l’opinione contraria della maggioranza dei cittadini”.
Construction de 6 EPR en France : le gouvernement a beau jeu d’évoquer une “hypothèse de travail” au vu de la précision de ce qui est demandé. Il ne s’agit pas d’une fourchette allant de 0 à 6 réacteurs, mais bien de 3 paires. Le gouvernement n’évoque pas de piste alternative. pic.twitter.com/dLCPg5mkgf
— Sortir du nucléaire (@sdnfr) October 15, 2019
Perfino la deputata de La République en marche (il partito del presidente Macron) Barbara Pompili si è detta “molto sorpresa” da una lettera giudicata “inquietante: dà l’idea che le decisioni siano state già prese. È un quasi impegno a costruire tre coppie di reattori”.
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