L’Italia è il Paese con più sbarchi ma non ha molti rifugiati, e non c’è solo il Mediterraneo centrale: tutti i numeri delle migrazioni verso l’Europa.
“L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione delle migrazioni nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue”. Sono le parole usate dai ministri dell’Interno dei quattro Paesi citati, nell’abbrivio di una lunga dichiarazione congiunta rilasciata a margine della crisi della Ocean Viking, la nave della ong francese Sos Mediterranee sbarcata a Tolone dopo diversi giorni di navigazione nel Mediterraneo. Ma quali sono effettivamente i numeri delle migrazioni verso l’Europa?
La rotta del Mediterraneo centrale non è l’unica
La risposta è molto più complessa della semplicità a cui spesso viene ridotto il fenomeno delle migrazioni. I quattro paesi in questione sono ovviamente quelli più interessanti, per meri motivi geografici, dai flussi proveniente dalla Libia, ma anche dalla Tunisia e dalla Turchia. In effetti sulle coste di Lampedusa, della Sicilia e della Calabria nelle scorse settimane, complice il perdurante bel tempo, sono sbarcate centinaia di persone al giorno, e solo in minima parte con il soccorso delle navi delle ong. Ma se guardiamo ad alcuni dei dati ufficiali emessi dalle agenzie dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, il discorso si amplia di molto.
🆕 In the first ten months of this year, about 275 500 irregular entries were detected at EU's external borders, up 73% compared with the same period of last year.
⬆️ This is the highest total for the January-October period since 2016.
Frontex per esempio, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, nel suo ultimo report ha rilevato 275.500 ingressi irregolari alle frontiere esterne dell’Unione dall’inizio del 2022. Una cifra che rappresenta un aumento del 73 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ed è la più alta dal 2016. Ma la rotta del Mediterraneo centrale, che pure ha visto un aumento importante, del 48 per cento con 79.140 ingressi, non è quella più battuta in assoluto: la rotta dei Balcani occidentali (che percorre il confine tra Bosnia e Croazia e poi quello non Schengen tra Croazia e Slovenia) continua a essere la quella più attiva verso l’Unione Europea, con 128.438 rilevamenti dall’inizio del 2022, quasi tre volte di più rispetto a un anno fa, e oltre 22.300 solamente nel mese di ottobre. Nello stesso mese di ottobre, per intenderci, Italia, Grecia, Malta e Cipro hanno gridato all’emergenza per 7.071 arrivi certificati. Meno di un terzo di quelli giunti dal Balcani.
Come è noto, l’alto numero di attraversamenti è da attribuire ai ripetuti tentativi di attraversare il confine croato-bosniaco (con annessi respingimenti spesso corredati da violenze da parte della polizia di Zagabria) da parte di migranti già presenti nei Balcani occidentali. Ma ci sono anche altre rotte battute dai “people on the move”, come si definiscono loro: in 35mila nel 2022 sono arrivati in Grecia e in Bulgaria attraverso il Mediterraneo orientale, partendo dalla Turchia (+10 per cento rispetto al 2021): si tratta soprattutto di siriani e afgani in fuga da guerra e dittatura, e di nigeriani (a sorpresa, ma non troppo: dalla Nigeria è possibile infatti prendere un volo fino a Istanbul senza visto, e da lì proseguire con mezzi di fortuna, evitando il deserto).
In calo, ma sempre aperte, ci sono invece le rotte più occidentali e quella più orientale. Quattordicimila marocchini e senegalesi sono partiti dalla costa mediterranea del Marocco per raggiungere la Spagna, sfruttando la vicinanza tra le due terre vicino a Gibilterra: senza dimenticare la crisi di Ceuta e Melilla del giugno scorso, quando migliaia di persone cercarono di scavalcare il muro che protegge le due enclavi spagnole in terra marocchina per ritrovarsi in Europa senza affrontare il mare.
In 12.300 sono partiti sempre dal Marocco, ma dalla costa atlantica, nel territorio del Sahara occidentale, per raggiungere le vicine Canarie con poche ma pericolossime (parliamo di oceano…) ore di navigazione. Infine, poco più di 5mila persone (soprattutto iracheni e siriani), sono entrate in Europa dai suoi confini orientali continentali: un calo del 44 per cento nel 2022 dovuto ovviamente alla guerra scoppiata in Ucraina, che ha portato in Europa da quei confini decine di migliaia di profughi ucraini ma ovviamente all’interno dei corridoi umanitari legali.
Gli sbarchi aumentano, ma non per il lavoro delle ong
Ma i numeri delle migrazioni sono anche altri. È vero che l’Italia è, di gran lunga, il Paese in cui avvengono più sbarchi: nel 2022 sono stati 92mila, secondo i dati del Viminale aggiornati al 15 novembre, in aumento del 60 per cento rispetto allo scorso anno. Ed è vero che gli hotspot italiani ospitano al momento circa 100mila persone, come affermato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e sono al collasso. Piantedosi, insieme ai ministri dell’Interno di Malta, Grecia e Cipro, nella nota emessa al termine della querelle sulle quattro navi delle ong con a bordo oltre mille profughi, ha spiegato che “il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata”.
Peccato che il risalto politico e mediatico concesso alla vicenda di Humanity 1, Geo Barents, Rise Above e Ocean Viking (poi sbarcata in Francia) sia del tutto ingiustificato: a dispetto delle parole di Piantedosi secondo cui “la presenza di navi delle organizzazioni non governative continua a rappresentare un fattore di attrazione, un pull factor utile anche per le organizzazioni criminali che basano il loro modus operandi sulla presenza di assetti Ong nell’area”, solo poco più del 10 per cento degli sbarchi in Italia avviene tramite navi di ong: tutti gli altri sono sbarchi autonomi sulle coste siciliane, di Lampedusa o della Calabria, o tramite intervento della Guardia Costiera italiana.
La verità su migrazioni, rifugiati e richiedenti asilo
Altri numeri delle migrazioni interessanti sono quelli che riguardano l’accoglienza. Se è vero che la maggior parte dei migranti arriva in Italia (ma non tutti) e che i numeri previsti dall’accordo di redistribuzione volontaria sono poverissimi (appena 117 finora su 8mila previsti), l’Italia non è affatto prima in quanto a domande di asilo ricevute in assoluto: nel 2021 la Germania ne ha ricevute 190.54, la Francia 120.685, la Spagna 65.295. L’Italia è quarta in Europa con 53.610. Stesso ordine di classifica per numero di persone che attualmente hanno già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiati: in Germania sono 1,49 milioni, in Francia 543mila, in Italia “appena” 191mila. Ma il nostro Paese scende ulteriormente in classifica se si rapporta il numero di richiedenti asilo alla popolazione: ci precedono anche l’Austria, l’Irlanda, il Belgio, la Danimarca, le stesse Malta e Cipro.
Come si spiega? Con il fatto che, in realtà, i migranti che approdano in Italia non vogliono rimanere da noi ma proseguire per il Nord Europa, dove hanno già una rete familiare o amicale cui ricongiungersi, o dove intravedono maggiori possibilità di integrazione. Gli strumenti per farlo sono almeno due: uno legale, e prevede appunto la richiesta di ricongiungimento familiare. La seconda illegale, e prevede lo spostamento interno ai confini europei, favorito dalla convenzione Schengen che non prevede particolari controlli tra Paese e Paese.
Ecco perché, nell’ambito della crisi diplomatica sulle migrazioni scatenata dal caso Ocean Viking, Parigi ha annunciato il rafforzamento dei controlli al confine con l’Italia, in particolare a Ventimiglia: da lì infatti, quotidianamente, decine e decine di transitanti sbarcati in Italia ma non identificati cercano di superare la frontiera e far richiesta di asilo in Francia o proseguire per il Nord Europa o la Germania, le mete più ambite dai migranti. Molto più dell’Italia.
#Migranti, accordo tra Francia e Gran Bretagna contro le traversate "illegali". L'intesa prevede un aumento degli agenti di polizia e dei volontari che monitoreranno le spiagge e le coste lungo la sponda sud della Manica https://t.co/bDScIte74T
Ed ecco perché, a sua volta, la Gran Bretagna ha siglato in questi giorni un accordo proprio con la Francia per il pattugliamento del Canale della Manica: nei primi dieci mesi del 2022 infatti, il numero di migranti irregolari rilevati da Frontex nel Canale è stato di 62.323, il che rappresenta un aumento del 70 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, compresi sia i tentativi che gli attraversamenti in piccole imbarcazioni. Come dire: tutto il mondo è paese.
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Il piano per trasferire i richiedenti asilo in Ruanda era “morto e sepolto prima ancora di cominciare”, ha dichiarato Keir Starmer appena insediatosi come premier del Regno Unito.