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Il Parlamento della Nuova Zelanda ha votato a favore di una legge per depenalizzare l’aborto, pratica considerata illegale dal 1977. Un’altra grande nazione compie un passo avanti verso i diritti delle donne.
Per più di 40 anni in Nuova Zelanda l’aborto era l’unica procedura medica ad essere classificata come reato. Nel paese è diventata una pratica illegale dal 1977, fatta eccezione per alcune circostanze specifiche riguardanti la salute della madre, senza mai permetterne però la libera scelta individuale. Ora, dopo decenni di lotte, l’aborto nel paese verrà considerato una questione sanitaria e non legale.
Thanks to everyone over the last 44 years who have worked towards this change
— ALRANZ (@alranztweets) March 18, 2020
Il governo della prima ministra Jacinda Ardern ha infatti proposto un disegno di legge, approvato con 68 voti a favore e 51 contrari, che depenalizza l’interruzione di gravidanza lasciando libera scelta alle donne fino alla 20esima settimana di gestazione. Il voto è stato considerato “di coscienza”, ovvero che i parlamentari non erano vincolati a votare secondo le linee del proprio partito. “Da oggi le interruzioni di gravidanza saranno legittimamente trattate come un tema di salute”, ha affermato il ministro della giustizia Andrew Little dopo il voto di mercoledì 18 marzo.
Da oggi le interruzioni di gravidanza saranno legittimamente trattate come una questione di salute.Andrew Little, ministro della giustizia neozelandese
Fino ad ora la legge neozelandese consentiva l’aborto solo in caso di incesto, anormalità mentale o del feto, o nei casi in cui la salute fisica e mentale della madre erano a serio rischio. Non erano ufficialmente incluse le violenze sessuali e i fattori dell’età, ma erano circostanze che comunque venivano prese in considerazione. La pena prevista, sebbene non sia mai stata imposta ad alcuna donna, era di 14 anni di reclusione.
“La legge precedente costringeva le donne che volevano abortire a fare salti mortali“, ha affermato il ministro Little. “Le modifiche concordate dal Parlamento faranno sì che le donne possano accedere ad assistenza e cure in maniera più tempestiva e opportuna“. Infatti, con le norme che erano in vigore le donne dovevano farsi visitare da più dottori, da quelli di base fino alle visite psicologiche, causando ritardi nelle settimane in cui poter ricorrere all’aborto. In questo senso, alcune donne erano spinte a fingere problemi per accelerare i tempi ed appellarsi alle eccezioni permesse dalla legge. “Ho visto donne affrontare ritardi, difficoltà, sfide, i giudizi, gli abusi e l’essere marginalizzate e criminalizzate a causa della nostra legge”, ha infatti commentato la parlamentare ed ex ministra della giustizia Amy Adams.
Ho visto donne affrontare ritardi, difficoltà, sfide, i giudizi, gli abusi e l’essere marginalizzate e criminalizzate a causa della nostra legge.Amy Adams, parlamentare neozelandese
Con la legge appena approvata, la Nuova Zelanda si porta al passo con altri paesi che hanno deciso di intraprendere, finalmente, la strada verso i diritti delle donne e della parità di genere. “Finalmente il parlamento della Nuova Zelanda ha portato la legge sull’aborto nel 21esimo secolo, ci sono voluti solo 44 anni”, ha commentato Terry Bellamark, direttore dell’associazione neozelandese per la riforma sull’aborto (Alranz). “Il Parlamento ha riconosciuto che le donne hanno l’autonomia sui propri corpi – e questo è un passo enorme. Essere in grado di controllare la propria fertilità è un fattore cruciale nella vita di ciascuno – sarebbe difficile raggiungere l’uguaglianza senza questo”.
The team involved in getting the Abortion Bill through Parliament pic.twitter.com/q1NwjHED7X — ALRANZ (@alranztweets) March 18, 2020
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