Per il primo dpcm del governo Draghi si attende ancora il parere del Cts, ma ci sono già molti punti fermi: la novità è la riapertura di cinema e teatri.
Per il primo dpcm del governo Draghi si attende ancora il parere del Comitato tecnico scientifico, che dovrebbe arrivare entro l’inizio di questa settimana, ma il nuovo presidente del Consiglio ha ormai fissato, di concerto con i ministri competenti, diversi punti fermi sulle misure che entreranno in vigore dal 6 marzo e rimarranno valide fino al 6 aprile, vale a dire fino alle festività pasquali comprese. Molte misure già in vigore rimarranno invariate, a partire dalla divisione dell’Italia in fasce di rischio per regioni, con possibilità di istituire mini-zone a rischio differenziato a livello comunale o provinciale (inizialmente il governo aveva pensato a introdurre una fascia arancione generalizzata per stroncare le nuove varianti del coronavirus).
A cambiare saranno le tempistiche: le eventuali nuove restrizioni entreranno in vigore non più dalla domenica, ma dal lunedì successivo alle valutazioni dai dati epidemiologici, per favorire le attività economiche. Confermate anche le due misure cardine dell’attuale sistema di restrizioni: il divieto di spostamento tra regioni (fatte salve le esigenze di lavoro o salute) e il coprifuoco notturno dalle 22 alle 5 del mattino.
Torna ad alzarsi il sipario
La novità principale invece sembra riguardare la riapertura, in concomitanza con la Giornata mondiale del teatro del 27 marzo, di teatri e cinema, e l’accesso ai musei su prenotazione anche nei week end, grazie alle opportune integrazioni ai protocolli di sicurezza. La misura è stata già annunciata dal ministro della Cultura Dario Franceschini e può dunque dirsi sicura, anche perché su questo punto un confronto con il Cts c’è già stato: sarà possibile occupare il 25 per cento dei posti della fino a un massimo di 200 al chiuso e 400 all’aperto.
Il confronto con il CTS e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno consentire, in zona gialla, la riapertura di teatri e cinema dal 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, e l’accesso ai musei su prenotazione anche nei week end. pic.twitter.com/xpNsLUfWE6
Tutte le attività che restano chiuse nel dpcm di Draghi
Tutte le altre attività al momento già sospese, invece, continueranno a esserlo: gli impianti dei comprensori sciistici rimarranno chiusi ancora fino al 6 aprile, il che vuol dire che nella maggior parte dei casi, la stagione può considerarsi definitivamente saltata, tranne che per atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano, dal Comitato italiano paralimpico e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni, nonché per lo svolgimento delle prove di abilitazione all’esercizio della professione di maestro di sci”. Appena saputa l’indiscrezione, i lavoratori della montagna hanno inscenato una protesta ieri davanti a Montecitorio, rilanciata dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
Un anno senza poter lavorare, zero ristori. Il mondo della #montagna sta subendo + di ogni altro le conseguenze del COVID. Oggi a #Bergamo ho condiviso la protesta di lavoratori degli impianti e maestri di sci. Chiedono indennizzi e un “anno bianco fiscale”. Il governo li ascolti pic.twitter.com/YPK8sk2WOa
Stop a oltranza anche per palestre, piscine, centri natatori, centri benessere e centri termali, nonostante in settimana fossero circolate indiscrezioni diverse. Lo stesso vale per bar e ristoranti, che non beneficeranno della riapertura serale: resta confermato infatti lo stop delle attività alle 18 (sempre con possibilità di asporto e consegna). E spunta una restrizione: in zona rossa i parrucchieri questa volta dovranno tirare giù la serranda.
Poche novità anche per quanto riguarda la scuola: rimarrà in presenza per gli alunni della scuola dell’infanzia, delle elementari e delle medie mentre per quelli delle superiori la didattica dovrà essere in presenza almeno al 50 per cento e fino al 75 per cento.
Piuttosto, quelli che a breve potranno cambiare saranno i 21 parametri per la valutazione del rischio epidemiologico attualmente in voga, basati essenzialmente su indice di contagio (il famoso Rt con 0) e pressione sui sistemi sanitari regionali: il dpcm infatti dovrebbe istituire un tavolo tecnico composto da rappresentanti del ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Regioni e da un rappresentante del ministro per gli affari regionali e le autonomie, con il compito di procedere all’eventuale revisione o aggiornamento dei parametri.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.