Il futuro dei koala nel Nuovo Galles del Sud è fortemente a rischio. Ma il governo ha deciso di sacrificare 52 ettari di vegetazione per ampliare una cava.
Con una scelta “straziante”, il governo ha preferito le “rocce ai koala”. È amaro il commento di Chantal Parslow Redman, alla guida di un gruppo di ambientalisti che per mesi hanno provato a salvaguardare un’area di 52 ettari a Port Stephens, nello stato australiano del Nuovo Galles del Sud. I loro sforzi però sono stati vani. I lavori per l’ampliamento di una cava continueranno, minacciando l’habitat dei koala.
Via libera ai bulldozer per espandere la cava
Al centro della controversia c’è l’espansione della cava di Brandy Hill, gestita dalla società Hanson Construction, che porterà la produzione annuale da 700mila a 1,5 milioni di tonnellate di roccia, destinate al mercato edilizio di Sydney. Ciò significa che i bulldozer distruggeranno un’area naturale estesa su 52 ettari e, in futuro, ogni giorno centinaia di camion faranno la spola tra Port Stephens e Sydney, che distano circa cinque ore.
A luglio, quando il governo del Nuovo Galles del Sud ha approvato il progetto, è immediatamente nata una mobilitazione per salvare il territorio e i koala che lo abitano. Tra i sostenitori ci sono anche celebrità come le attrici Olivia Newton-John e Magda Szubanski, la comica Celeste Barber e il cantante Jimmy Barnes.
In the final days before the decision on Brandy Hill Quarry, we want to say a huge thank you to all the celebs and influencers who've called on @sussanley to #saveportstephenskoalas.
Un corridoio verde per i koala “non è sufficiente”
Anche per via del clamore suscitato dalla questione, il ministro per l’Ambiente del Nuovo Galles del Sud, Matt Kean, ha chiesto al governo federale di riesaminare il progetto. Ma dalla ministra Sussan Ley è arrivata la conferma: la cava si farà.
“Abbiamo dato incarico a un esperto indipendente di condurre una rilevazione aggiornata”, ha dichiarato. Le sue conclusioni? “Per la qualità della sua vegetazione, l’area non va annoverata come un habitat fondamentale per la riproduzione dei koala. Questi ultimi tenderanno ad attraversarlo, e non in grandi numeri”. Contraddicendo così le testimonianze dei residenti dell’area, ma anche dei ricercatori dell’università di Newcastle, che avevano condotto analoghe rilevazioni arrivando a considerazioni opposte.
🙋🏻♂️🐨. I stand up for koalas every day as a scientist
I said to @newcastleherald, ‘after the #bushfires this is not the message AUS should be sending to the international community’. @sussanley claimed a good outcome for koalas.
Il dicastero per l’Ambiente ha però posto alcune condizioni. Il costruttore dovrà creare una sorta di corridoio verde, piantando alberi adatti all’insediamento dei koala a sud del sito estrattivo. Dovrà inoltre ispezionare gli alberi destinati a essere abbattuti: quando verranno avvistati degli esemplari, bisognerà lasciare un cuscinetto di 25 metri intorno alla pianta per consentire loro di spostarsi. Misure bocciate senza appello dagli ambientalisti, che le bollano come “una foglia di fico”.
Nel Nuovo Galles del Sud i koala sono a rischio estinzione
È difficile anche immaginarlo, visto che da sempre sono gli animali iconici dell’Australia, insieme ai canguri. Ma i koala nell’arco di trent’anni potrebbero scomparire dal Nuovo Galles del Sud. A metterlo nero su bianco è un report commissionato dal Parlamento di Canberra. Questa potenziale catastrofe per la biodiversità è per buona parte figlia della stagione degli incendi che si è verificata tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, riducendo in cenere oltre 5 milioni di ettari e portando alla morte di circa 5mila esemplari.
“Serve un significativo aumento delle misure che tutelano l’habitat dei koala dal disboscamento, dalle attività minerarie, dallo sgombero dei terreni e dallo sviluppo urbano”, aveva dichiarato Cate Faehrmann, a capo della commissione che ha redatto lo studio. Un appello che, a quanto pare, è rimasto inascoltato.
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.