In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
Nuraghi sardi, alcuni tra i più belli
Dire quali siano i più belli è difficile, forse è più semplice stabilire i meglio conservati, i più conosciuti e riconosciuti, ma i nuraghi sardi sono da sempre un’attrazione per chi decide di intraprendere un viaggio nell’isola e non sia interessato solo allo splendido mare della Sardegna ma anche alla sua antica storia e cultura.
Dire quali siano i più belli è difficile, forse è più semplice stabilire i meglio conservati, i più conosciuti e riconosciuti, ma i nuraghi sardi sono da sempre un’attrazione per chi decide di intraprendere un viaggio nell’isola e non sia interessato solo allo splendido mare della Sardegna ma anche alla sua antica storia e cultura. Un breve tour di pochi chilometri tra alcuni villaggi e aree nuragiche sarde è una bella occasione per scoprire un’altra faccia di questa terra. Aspra ma ospitale.
I nuraghi sardi
Siamo nell’entroterra della Sardegna, vicino a Orroli dove troviamo il Nuraghe Arrubiu (arrubiu = “rosso”, il colore del basalto). L’area archeologica che lo ospita si trova al centro dell’altopiano basaltico di Pranemuru, in posizione di ampio dominio sul corso del Flumendosa, nella regione del Sarcidano. Noto come “Gigante Rosso” per via della sua colorazione, è il più grande e complesso nuraghe della Sardegna e tra i maggiori monumenti protostorici di tutto l’occidente europeo.
Intorno a una torre centrale, che si eleva ancora per 14 metri, nonostante conservi soltanto poco più della metà della sua altezza originaria, si erge un poderoso bastione pentalobato, cioè composto da 5 torri laterali. Questo è a sua volta circondato da un possente antemurale con sette torri collegate da ampie cortine in opera ciclopica. Il lato sud orientale è circondato da altre 5 torri, unite tra loro da ulteriori cortine murarie.
Nella struttura, che occupa una superficie di circa 5000 metri quadrati, sono presenti ancora vasti cortili interni, scale, accessi, corridoi, vani coperti a tholos, la caratteristica falsa cupola simbolo dell’età nuragica. Nell’area circostante si possono osservare i resti di numerose capanne, alcune delle quali di notevoli dimensioni, e, a breve distanza, una tomba di giganti, chiamata “Tomba della Spada”, oggetto di recenti scavi.
La natura circostante è splendida, specie se visitata in questo periodo dell’anno quando non è ancora arsa dal sole. Per arrivare al Nuraghe Arrubiu qui tutte le indicazioni.
Vicino al paese di Barumini invece è possibile ammirare il Nuraghe Su Nuraxi, uno dei più celebri e importanti siti archeologici della Sardegna, presente nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Su Nuraxi è situato su un breve pianoro marnoso, ai piedi della Giara di Gesturi, nella regione della Marmilla. Il monumento, con un impianto planimetrico e architettonico tra i più straordinari che la cultura nuragica abbia prodotto, presenta il mastio e un bastione, costituito da quattro torri raccordate da cortine rettilinee.
Intorno al nuraghe si sviluppa un ampio villaggio di capanne, fra queste la cosiddetta capanna del capo e ambienti legati a specifiche attività domestiche o rituali. Le capanne hanno mantenuto la struttura quasi originale che consiste: in una pianta in genere circolare, atrio, un numero di camere che poteva variare sino a 8 ambienti, pozzo e forno. Presso l’antemurale del nuraghe si incontrano le abitazioni che risalgono alla prima parte dell’insediamento, con una struttura monocellulare.
Sempre poco distante dai precedenti, vicino a Goni, in provincia di Cagliari, si trova un complesso megalitico di vaste proporzioni. Un’intera area archeologica quindi e non solo un nuraghe, visibile per i caratteristici “Menhirs” (perdas infittas) chiamata Pranu Mutteddu. Qui è stato istituito un parco che si divide in due parti, per un’estensione totale di circa 200 mila mq. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80 hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare a un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico presenta la più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
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