Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Cosa ha detto Obama a Milano su cambiamenti climatici e cibo
L’arrivo di Barack Obama a Milano ha scatenato le reazioni più disparate, ma alla fine cosa ha detto su cambiamenti climatici e cibo, il vero motivo della sua tappa italiana?
Un Barack Obama più rilassato rispetto allo scorso autunno, quando ha tentato – invano – con ogni mezzo di portare alla vittoria la candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton, è salito sul palco della Future room del summit Seeds&Chips in corso a Milano per parlare di cibo, innovazione, ma soprattutto di clima: l’anello fondamentale di una catena lunga e intricata che si chiama sostenibilità.
I cambiamenti climatici sono stati in cima all’agenda politica degli Stati Uniti negli otto anni di presidenza Obama perché “sono la sfida che definirà i contorni del nostro secolo, in modo più drammatico di ogni altra”, ha dichiarato. Nessuna nazione, infatti, “sarà immune dagli effetti del riscaldamento globale”.
Agricoltura e cambiamenti climatici
Il clima e il cibo. Due questioni che si rincorrono perché, se da una parte “il clima che cambia ha già reso più difficile produrre cibo” facendo sprofondare molti paesi nell’instabilità e molte persone nella povertà, dall’altro il modo in cui si produce il cibo oggi ha un impatto devastante sul clima. Un argomento “molto complesso emotivamente”, secondo l’ex presidente americano, “perché il cibo fa parte della sfera personale delle persone, tocca le famiglie e le tradizioni”. Per questo, negli Stati Uniti come in Europa, è molto complicato cambiare le abitudini alimentari. Lo stesso Obama dichiara di non essere vegetariano: “Li rispetto, ma non voglio diventarlo”.
Più empowerment civile
Le resistenze al cambiamento sono evidenti soprattutto se si considera che quello agricolo è un settore molto forte all’interno di uno stato, a tal punto che è difficile persino far entrare nuovi attori nel mercato. Per questo, nonostante sia un aspetto importante della lotta al riscaldamento globale, è anche il più complesso da affrontare. Queste resistenze, sempre secondo Obama, dovrebbero spronare coloro che ricoprono un ruolo istituzionale, che possono vantare una forte leadership, a tentare di lavorare molto di più sull’empowerment di comunità, imprese e organizzazioni che possono incidere positivamente sullo sviluppo sostenibile: dal cibo all’energia, alla mobilità.
Il team di Seeds&Chips al completo con il Presidente Barack H. Obama! Grazie per questa incredibile opportunità! @_MarcoGualtieri #SaC17 pic.twitter.com/xOgr9e6Oi0
— Seeds&Chips (@SEEDSandCHIPS) 9 maggio 2017
Più forza ai giovani
Solo così le persone, in particolare i più giovani – molto spesso i meno ascoltati –, possono dotarsi di strumenti di conoscenza, di approfondimento di temi quali la sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici. Il fine è l’azione. Condivisa e sostenibile, che rispetti le libertà altrui. E proprio sul concetto di libertà, Obama ha voluto lanciare un monito agli attivisti ambientali: “Anche io mi reputo attivista e anche io, in passato, ho commesso l’errore di non scendere a compromessi e voler portare a casa il 100 per cento delle richieste. Ma in una democrazia questo non è possibile perché è inevitabile che i tuoi interessi si scontrino con quelli altrui”. Ecco perché, per riuscire a raggiungere obiettivi concreti, è importante saper ascoltare e cercare di raggiungere il massimo possibile da un negoziato. Al contrario, volere tutto subito ti porta a non ottenere nulla.
Contento di lavorare al fianco di @BarackObama per questo progetto straordinario. Avanti, insieme
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Anche sul clima, “il compromesso è importante”
Forse un riferimento al fallimento della Cop 15 di Copenaghen del 2009 che si concluse con un nulla di fatto nonostante le aspettative (altissime). La rivincita sarebbe arrivata sette anni dopo a Parigi. Obama, infatti, si è dichiarato soddisfatto dei risultati ottenuti alla Cop 21 e dell’Accordo di Parigi. La chiave di questo ottimismo risiede nell’approccio. L’accordo globale raggiunto nel 2016 non va concepito come “la soluzione ai cambiamenti climatici, bensì come lo strumento che ha dato vita al meccanismo, all’architettura per poter tagliare le emissioni di CO2” più facilmente. Ora Stati Uniti, Cina e Unione europea devono accelerare per dare il buon esempio. Obama – senza mai citare il suo successore Donald Trump – crede anche che il settore privato sia molto più avanti dei governi perché è “determinato a seguire il sentiero della riduzione della CO2, dell’energia pulita e dell’efficienza”. Motivi che spingono il 44esimo presidente degli Stati Uniti a essere fiducioso nel fatto che il suo paese continuerà a percorrere la strada giusta nonostante da Washington arrivino segnali minacciosi.
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