Nel report del VII Index Future Respect tutte le ombre e le luci dei report di sostenibilità. Ma tra i migliori spicca quello realizzato per Pizzoli.
Sdgs, Obiettivi di sviluppo sostenibile. Troppe aziende ancora li ignorano
Nel 2015 i grandi della Terra si sono impegnati a lavorare insieme per i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs). Per raggiungere risultati concreti entro il 2030, la collaborazione delle aziende sarà fondamentale. Ma, per ora, sembra che se ne sappia ancora troppo poco. Solo un professionista su tre lavora per gli Sdgs Il report
Nel 2015 i grandi della Terra si sono impegnati a lavorare insieme per i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs). Per raggiungere risultati concreti entro il 2030, la collaborazione delle aziende sarà fondamentale. Ma, per ora, sembra che se ne sappia ancora troppo poco.
Solo un professionista su tre lavora per gli Sdgs
Il report “State of Responsible Business 2016”, pubblicato dalla società di consulenza Ethical Corporation, ha interpellato 2.045 professionisti che lavorano sui temi della sostenibilità in diversi paesi del mondo. Poco più di un terzo di loro è al servizio di un’azienda. Quando viene loro chiesto se hanno integrato l’Agenda 2030 nella propria strategia di business e nel proprio modo di lavorare, le risposte lasciano con l’amaro in bocca. Nel Nord America, soltanto il 37 per cento degli intervistati fa riferimento agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. I più “virtuosi”, invece, sono quelli che lavorano in Africa, America Latina e Medio Oriente.
Si lavora molto per il clima, meno per la povertà
Visto che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono 17 e sono molto diversi l’uno dall’altro, si può poi entrare maggiormente nel merito e chiedersi quali siano le azioni che vengono ritenute prioritarie. Tra gli intervistati che lavorano in azienda, si è impegnato per il clima il 63 per cento del totale. A seguire, crescita economica (52 per cento) e consumo e produzione responsabile (51 per cento). Fanalini di coda gli Obiettivi 1 e 2, incentrati rispettivamente sulla lotta alla povertà e alla fame. Com’è prevedibile, ci sono grosse differenze tra un paese e l’altro. Le regioni occidentali si focalizzano soprattutto sul contrasto al cambiamento climatico, mentre i paesi più poveri si concentrano sulle tematiche legate allo sviluppo.
Servono migliaia di miliardi per arrivare alla meta
“Trilioni, non miliardi”: questo lo slogan che circolava durante i negoziati con cui i grandi della Terra sono arrivati a definire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Fare un conteggio monetario delle spese necessarie a raggiungerli è praticamente impossibile, ma le prime stime degli esperti sembrano confermare in pieno quest’ipotesi. Il calcolo più accreditato dice infatti che tra il 2015 e il 2030 servirà una cifra compresa tra i 3.300 e i 4.500 miliardi di dollari l’anno, tra spese statali, investimenti e assistenza. Al vertice di luglio 2015 ad Addis Abeba, in Etiopia, oltre cento paesi Onu si sono accordati per coprire questa cifra con un mix di tasse, investimenti privati e aiuti pubblici.
Cosa sono gli Obiettivi di sviluppo sostenibile
Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (la sigla inglese è Sdgs) sono i nuovi target che le Nazioni Unite hanno fissato per il 2030. Sono stati elaborati in occasione Sustainable development summit che si è tenuto a New York dal 25 al 27 settembre 2015, visto che erano giunti a scadenza gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdgs), che erano stati siglati nel 2000. Dagli otto precedenti, gli obiettivi diventano 17, articolati in 169 target specifici, e sono decisamente più ambiziosi e precisi. Si possono suddividere in tre macro-aree: porre fine alle povertà estrema, combattere diseguaglianze e ingiustizie, contrastare i cambiamenti climatici.
Immagine in apertura: Uwe Messner / EyeEm / Getty Images
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