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Ogm, Corte Ue sul caso Fidenato: “Senza rischi l’Italia non può impedirne la coltivazione”

Secondo i giudici europei le coltivazioni ogm non possono essere vietate se non ci sono comprovati rischi per l’uomo o l’ambiente. Ma la posizione “no ogm” dell’Italia non cambia: la sentenza infatti è superata dalla legislazione vigente dal 2015.

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La coltivazione degli ogm può essere vietata solo se c’è un comprovato rischio per l’uomo, gli animali, o l’ambiente. Così si è espressa la Corte di giustizia europea esaminando il caso di un agricoltore italiano divenuto simbolo in questi anni della campagna pro ogm. La sentenza però si riferisce a fatti antecedenti la firma della direttiva europea del 2015 che afferma che i Paesi sono liberi di decidere in materia di ogm. Dunque per l’Italia le cose non cambiano.

La vicenda Fidenato

Nel 2014 Giorgio Fidenato, agricoltore friulano, era stato multato dalla Guardia forestale e condannato a pagare una multa di 16mila euro per aver seminato deliberatamente, nei campi della sua azienda di Vivaro, granoturco geneticamente modificato. La sua azione dimostrativa per rivendicare la libertà di coltivare ogm non aveva rispettato infatti il decreto ministeriale del 2013 che vietava questo tipo di coltivazioni sulla base di un principio precauzionale. Allora, alcuni attivisti “no ogm” ne avevano anche danneggiato i campi. Il ricorso di Fidenato contro la condanna era stato bocciato sia dal Consiglio di Stato che dal Tar.

fidenato
L’imprenditore friulano aveva piantato mais ogm. Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato, anche il Tar del Friuli Venezia Giulia ne aveva respinto il ricorso.

La sentenza europea

La corte di Lussemburgo con la sentenza del 13 settembre ha di fatto invalidato la condanna e contestato il principio di precauzione: né la Commissione né gli Stati membri hanno la facoltà di adottare misure di emergenza quali il divieto della coltivazione di ogm qualora non esistano gravi rischi verificati scientificamente. Il verdetto contrasta però con la direttiva europea firmata nel 2015 (dopo i fatti accaduti) da 17 Stati, tra cui l’Italia che si è schierata contro le coltivazioni geneticamente modificate.

Coldiretti e Greenpeace: sentenza superata

L’Italia, dunque, potrà continuare a vietare le coltivazioni ogm. “Il caso sollevato nel 2014 dall’agricoltore friulano Fidenato – ha spiegato Coldiretti Fvg – si riferisce a un quadro normativo superato dalla legislazione vigente (la direttiva europea del 2015 appunto, ndr). La nostra perdurante contrarietà alle coltivazioni ogm è legata a questioni di sicurezza ambientale, ma soprattutto al fatto che esse perseguono un modello di sviluppo che è alleato dell’omologazione e va in direzione opposta alla tutela e alla valorizzazione del made in Italy”. Un’indagine condotta da Coldiretti/Ixè ha evidenziato inoltre il “no” di quasi otto italiani su dieci (76 per cento) al biotech nei campi.
Sentenza superata anche per Greenpeace: “Applicare il principio di precauzione è quanto ci si aspetta da governanti responsabili, e per questo è da lodare il decreto interministeriale italiano che vietò il rilascio in ambiente di mais ogm MON810 – ha commentato Federica Ferrario, responsabile agricoltura sostenibile Greenpeace Italia – “Il principio di precauzione è uno dei cardini dell’Unione europea. Ha come scopo quello di garantire un alto livello di protezione dell’ambiente grazie a delle prese di posizione preventive in caso di rischio, non di danno conclamato”.

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