Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Ogni ape conta, le voci del progetto di Coop che tutela la biodiversità
I partner del progetto Ogni ape conta di Coop spiegano obiettivi e novità della ricerca scientifica sulle api mellifere e selvatiche.
La tutela delle api è una delle grandi sfide della nostra epoca. Una missione che Coop ha deciso di assumersi da tempo, attraverso iniziative concrete e di sensibilizzazione, come la campagna Ogni ape conta. Un progetto ad ampio raggio che permetterà di continuare a ospitare e tutelare oltre un miliardo di api e di condurre una ricerca scientifica su larga scala che includerà per la prima volta tutta la filiera ortofrutticola.
Grazie alla collaborazione degli agricoltori e degli apicoltori sono stati posizionati 100 arnie per api da miele e 100 nidi per api selvatiche in 36 aziende agricole fornitrici di Coop, distribuite in 7 regioni italiane. I campioni di polline prelevati per la ricerca verranno analizzati per poter così ricavare informazioni sulla salute dell’ambiente e delle api.
Occuparsi delle api è davvero importante per Coop. La biodiversità è salute del pianeta. Le api si occupano dell’impollinazione dell’85 per cento delle piante esistenti e il 35 per cento del cibo che mangiamo dipende dall’opera di impollinazione delle api.
In prima linea nel progetto Ogni ape conta, sostenuto da LifeGate in qualità di partner scientifico, ci sono le aziende agricole fornitrici di Coop, affiancate da Conapi (l’impresa cooperativa di apicoltori più grande d’Italia e tra le più importanti a livello europeo), e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, considerato punto di riferimento in Italia sullo studio degli insetti impollinatori.
I nemici delle api
L’impegno di Coop nei confronti delle api deriva dalla consapevolezza del ruolo insostituibile che esse hanno nel mantenere in equilibrio il nostro ecosistema e, al tempo stesso, delle minacce che stanno mettendo a dura prova la loro sopravvivenza, come sottolineato da Maura Latini: “Le api sono preziose, ma hanno due nemici mortali: uno è l’inquinamento atmosferico e l’altro è l’uso in agricoltura di sostanze chimiche nocive e neuro tossiche. Ecco perché Coop con la sua campagna sta tutelando oltre un miliardo di api, che producono il nostro miele e che vivono nelle coltivazioni dei nostri prodotti a marchio. Noi ci impegniamo a proteggerle insieme agli apicoltori e agli agricoltori che si sono impegnati a dedicare il 3 per cento dei terreni delle loro coltivazioni a siepi e fiori, proprio per favorire la biodiversità e l’ambiente necessario alla loro vita”.
Attore fondamentale in questa battaglia e partner prezioso del progetto Ogni ape conta è Conapi, che raggruppando 600 apicoltori e circa 110.000 alveari in tutto il Paese, conosce molto bene le difficoltà e la posta che sono oggi in gioco.
Il cambiamento climatico in atto è, al momento, la più temibile delle minacce, ma l’uso spesso inutilmente esagerato di pesticidi in agricoltura è l’altro elemento di pericolo. Tutelare le api significa tutelare la salute dell’agricoltura e quindi la nostra.
La difficile situazione che le api e tutti gli insetti impollinatori stanno vivendo negli ultimi anni (con un aumento di mortalità spesso superiore al 30 per cento) è una conseguenza delle profonde modifiche apportate negli ecosistemi dall’azione umana. Spiega Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate. “In un paio di secoli abbiamo modificato i delicati equilibri chimici e fisici che regolano il pianeta, alterato il ciclo dell’acqua, dell’azoto, del carbonio e ora stiamo assistendo allo svelarsi delle inevitabili conseguenze che questo comporta. Come ci siamo arrivati? Semplice: vivendo in un sistema disegnato fin nel suo dna per andare a creare questi disequilibri che possono essere creati senza doversi occupare della loro soluzione”.
Da qui il diffondersi di pratiche nocive per la vita degli insetti e per l’ambiente, come l’uso di pesticidi chimici in agricoltura. Effetti collaterali giustificati da miopi interessi economici. “In termini tecnici si parla di “esternalità negative”: un’azienda può creare problemi ambientali e sociali i cui costi saranno sostenuti da altri. Il conto lo pagheranno i cittadini, la società intera”.
Dello stesso avviso è anche Fabio Sgolastra, professore dell’Università di Bologna che si occupa nello specifico delle api selvatiche, le cosiddette osmie. “Le informazioni sulle morie anomale di api mellifere e la perdita in ricchezza di specie di api selvatiche che stiamo osservando in questi ultimi anni sono messaggi ben chiari sul fatto che il modo in cui stiamo gestendo il pianeta, che come lo ha definito Papa Francesco è la nostra casa comune, è sbagliato. Dobbiamo ripensare al modo in cui pratichiamo l’agricoltura e al nostro stile di vita, che spinge all’estremo lo sfruttamento delle risorse naturali”.
Gli apicoltori, paladini della biodiversità
In un mondo così depauperato delle sue risorse e profondamente sfruttato dall’uomo, l’impegno degli apicoltori, assume un valore inestimabile. La loro attività infatti è in grado di generare “esternalità positive”. Prosegue Molteni: “Invece di lasciare dei problemi, gli apicoltori creano del valore per la società. Anche stavolta -purtroppo- senza averne diretto beneficio. Le loro entrate sono costituite dalla vendita del miele (e degli altri prodotti creati dalle api), ma nessuno riconosce loro -né alle api- il valore dei servizi ambientali che offrono. Ad esempio, occupandosi dell’impollinazione di piante e fiori capaci di fornire cibo e bellezza. La situazione è paradossale perché il valore di tali servizi è ben maggiore di quello riconosciuto ai prodotti fisici effettivamente venduti”.
Ancor più inaccettabile è scoprire come queste attività così importanti per la collettività, non solo non vengano incentivate, ma addirittura penalizzate: “Ogni anno in Italia lasciamo arrivare sul mercato migliaia di tonnellate di “miele sintetico” cinese che -oltre a non avere le proprietà nutritive del miele vero- con il loro prezzo stracciato affossano le attività degli apicoltori veri (e utili)”. Un quadro molto utile per comprendere il desiderio, anche da parte di LifeGate, di sostenere un progetto come quello portato avanti da Coop, che vuole “riportare l’attenzione sul vero valore delle cose, per scoprire e migliorare le sinergie tra apicoltura e agricoltura, per studiare e apprezzare meglio il ruolo delle api solitarie”.
La speranza è che si impari presto a fare i conti, a distinguere cosa è utile e cosa è dannoso e disegnare finalmente un sistema più sostenibile.
Ogni ape conta. Anche le osmie, un genere di api selvatiche
Un progetto come Ogni ape conta, in grado di coinvolgere tutta la filiera (dal campo allo scaffale) e di coordinare una ricerca scientifica mirata, diventa fondamentale nell’attivare quei meccanismi virtuosi e di cambiamento oggi così necessari. “È un punto di partenza, ma è rilevante”, spiega Maura Latini, che mette l’accento sul ruolo divulgativo dell’iniziativa. “Insieme all’Università di Bologna studieremo le api solitarie, le osmie, poco conosciute ma davvero preziose per il loro ruolo complementare a quello delle mellifere, per ricavarne informazioni fondamentali. Altrettanto importante è per noi la relazione con i negozi e con i soci che dovranno fare rete per diffondere informazioni e sensibilizzare le persone sul tema”.
Protagoniste della ricerca, accanto alle più celebri api mellifere, saranno dunque anche le osmie, che grazie alle loro caratteristiche appaiono fondamentali per comprendere la qualità degli ambienti agrari e la loro sostenibilità. A spiegarlo il professor Sgolastra: “Le osmie, come le altre 20.000 specie di api nel mondo, contribuiscono al mantenimento della biodiversità nel nostro pianeta attraverso il servizio di impollinazione. Rispetto alle ben note api mellifere, le osmie sono api solitarie con un periodo di volo limitato alla primavera. Proprio per quest’ultimo motivo sono meglio adattate a volare e quindi a visitare i fiori quando le temperature sono piuttosto basse. Le api mellifere, invece, hanno una tendenza a visitare una maggiore diversità di specie floreali. Dal punto di vista della biodiversità questa complementarità ecologica è molto importante perché garantisce l’impollinazione di una più ampia varietà di piante ed in condizioni ambientali differenti”.
Sebbene la cultura popolare riconosca le api come animali organizzati in società rigorosamente strutturate, è dunque interessante scoprire come ben il 70 per cento degli apoidei conducono una vita solitaria, proprio come le osmie. Prosegue Sgolastra: “Le specie solitarie sono più vulnerabili agli stress ambientali perché, non essendo organizzate in colonie numerose, la morte di un singolo individuo significa la fine della linea di discendenza. Quindi studiare le osmie, valutare quali sono gli impatti degli stress antropici e quali gli effetti per mitigarli vuol dire comprendere meglio quali possono essere le strategie per proteggere anche tutte le altre specie”.
Il futuro delle api, tra speranze concrete e atteggiamenti virtuosi
Un dato molto incoraggiante in Italia è l’incremento costante del numero di apicoltori, anche tra i giovani, come confermato da Nicoletta Maffini. “Noi stiamo assistendo a un interessante cambio generazionale. Oltre ai figli di nostri storici soci (siamo in alcuni casi alla terza generazione di apicoltori Conapi) aumentano le richieste da parte di giovani apicoltori che decidono di abbandonare altre attività professionali magari già avviate”. Una tendenza motivata dalla “voglia di intraprendere un lavoro che li mette in profonda relazione con l’ambiente”, prosegue Maffini. “Spesso si tratta di giovani che hanno una laurea attinente come quella in veterinaria, in agraria o in scienze naturali. Per fare l’apicoltore non serve possedere terra, gli apicoltori sono ospitati dagli agricoltori, di solito viene pagato un “affitto” in prodotto”.
Sicuramente un dato positivo, questo, da leggere con ottimismo, anche in forza della prospettiva individuata dal professor Fabio Sgolastra: “Guardando al futuro osservo sempre più dei comportamenti virtuosi, come ad esempio una maggiore attenzione allo spreco di cibo e una maggiore coscienza sull’importanza della biodiversità e delle api”. Ed è proprio in questo solco va ad inserirsi anche il progetto lanciato da Coop che, insieme a tanti altri, mira a far aumentare la consapevolezza che dal benessere delle api dipende anche il nostro e quello di tutto il pianeta.
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