Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
Olio di palma, allarme Efsa per rischio tossicità, soprattutto per i giovani consumatori
Tre sostanze tossiche contaminano l’olio di palma e, in misura minore, altri oli vegetali. L’Efsa esprime preoccupazione per la salute di bambini e adolescenti, soggetti particolarmente esposti all’assunzione di tali sostanze.
L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, Efsa, ha appena pubblicato un parere riguardante i rischi per la salute pubblica legati ad alcune sostanze trovate nell’olio di palma e in altri oli vegetali. Si tratta dell’estero glicidico degli acidi grassi (GE), del 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), e del 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi, tre contaminanti che si formano durante la raffinazione ad alte temperature degli oli vegetali. I livelli più elevati di queste sostanze sono stati riscontrati nell’olio di palma.
I tre contaminanti dell’olio di palma
Il GE è classificato come cancerogeno e genotossico, pertanto non dovrebbe essere presente negli alimenti. “L’esposizione ai GE per i bambini che consumino esclusivamente alimenti per lattanti costituisce motivo di particolare preoccupazione, in quanto questa è fino a dieci volte quella che sarebbe considerata di bassa preoccupazione per la salute pubblica”, ha detto la dottoressa Helle Knutsen, presidente del gruppo di esperti scientifici dell’Efsa sui contaminanti nella catena alimentare (Contam).
Il 3-monocloropropandiolo è genotossico nei ratti e sospettato di essere cancerogeno per l’uomo; l’Efsa ha ora più che dimezzato la dose giornaliera tollerabile, portandola da 2 a 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno. “Abbiamo fissato una dose giornaliera tollerabile di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno per 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali”, ha spiegato Knutsen. “Le informazioni tossicologiche sono tuttavia troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD”. I ragazzi fino a 18 anni superano la dose giornaliera ammissibile e queste sostanze sono un potenziale rischio per la loro salute“, ha concluso Knutsen.
Per ora nessun limite nei cibi
Un limite per la concentrazione di queste sostanze negli alimenti al momento non c’è (esiste solo per il 3-MCPD nella soia) e ci si augura che la Commissione europea, sulla base del parere pubblicato, provveda a fissarlo. L’Efsa scrive sul proprio sito web: “Il gruppo scientifico ha espresso una serie di raccomandazioni affinché si conducano ulteriori ricerche per colmare le lacune nei dati e migliorare le conoscenze sulla tossicità di queste sostanze, in particolare di 2-MCPD, e sull’esposizione dei consumatori ad essi tramite l’alimentazione”.
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