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Una nota ministeriale consente la sostituzione nei cibi dell’olio di girasole con altri oli vegetali correggendo le etichette già stampate. Il rischio di un ritorno dell’olio di palma.
A causa del conflitto russo-ucraino, le forniture di olio di girasole – presente in prodotti come biscotti, maionese, creme spalmabili, pasta ripiena, sughi, tonno – sono a rischio. Per sopperire alla mancanza di questo prodotto, il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato in via eccezionale le industrie alimentari che sostituiranno l’olio di girasole con altri oli vegetali a correggere le etichette e le confezioni già stampate con un’informazione, anche in via generica, sull’alternativa utilizzata.
L’Ucraina detiene il 60 per cento della produzione e il 75 per cento dell’export di olio di girasole e rappresenta il principale coltivatore di girasoli al mondo. “Entro un mese, con l’attuale andamento dei consumi, le scorte di olio di semi di girasole sono destinate ad esaurirsi”, si legge nella nota ministeriale. “La situazione potrebbe inoltre complicarsi ulteriormente, se il conflitto dovesse proseguire, perché salterebbe la semina, prevista in primavera. Secondo le stime attuali, entro breve termine, questo olio non sarà più disponibile e le imprese dovranno quindi riformulare i propri prodotti”.
Alla necessità dei produttori di trovare un’alternativa all’olio di girasole, consegue un problema di etichette e confezioni, in molti casi già stampate. E poiché la ristampa richiede tempo e costi aggiuntivi per le industrie, il Mise ha autorizzato i produttori, “a prevedere l’introduzione, attraverso il getto d’inchiostro o altri sistemi equivalenti (es. sticker adesivi), di una frase che indichi quali oli e/o grassi siano stati impiegati in sostituzione dell’olio di girasole, segnalando l’eventuale presenza di allergeni”. Consentito anche riportare nella lista degli ingredienti la dizione generica della categoria oli e grassi vegetali seguita dalle origini vegetali potenzialmente presenti, come ad esempio “oli e grassi vegetali (girasole, palma, mais, soia, ecc).
Per il Ministero, questa soluzione temporale emergenziale consentirebbe, da un lato, di fornire un’adeguata informazione al consumatore e garantire la piena tutela della sicurezza alimentare, e dall’altro, di assicurare ai produttori la possibilità di utilizzare oli alternativi senza dover cambiare le etichette.
In mancanza di olio di girasole però, il rischio è quello di un ritorno all’utilizzo eccessivo di olio di palma che negli ultimi anni si era ridotto grazie alla lunga battaglia di sensibilizzazione portata avanti dalle associazioni ambientaliste sulla distruzione di foreste tropicali e biodiversità per fare spazio alle coltivazioni della palma da olio. Lo stesso problema che presenta anche l’olio di soia. E il pericolo si corre tanto più con un’etichetta che potrebbe non risultare del tutto trasparente per il consumatore.
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