É una terra di produttori vinicoli l’Oltrepò Pavese: qui antichi vigneti si estendono per oltre 13mila ettari disegnando geometrie che in questo periodo dell’anno regalano paesaggi e panorami incantevoli. Siamo in Lombardia ma a pochissimi chilometri dall’Emilia Romagna, in un territorio che prende il nome dal Po, il fiume più lungo d’Italia, che nasce dal Monviso e percorre 673 chilometri prima di sfociare nel mar Adriatico e, attraversando la provincia di Pavia per 113 chilometri da ovest verso est, divide la fascia pianeggiante da quella collinare montana che prende appunto il nome di Oltrepò. Un luogo ricco di tradizioni, prodotti d’eccellenza e tranquillità che abbiamo riscoperto grazie a un breve tour che permette, degustando i suoi ottimi vini, di visitare anche antichi borghi e le testimonianze storico artistiche che li caratterizzano.
Un patrimonio di vini in un triangolo di terra magnifico
Partiamo per l’Oltrepò Pavese: un’area geografica strategica a forma di grappolo d’uva tra la Provincia di Piacenza e la Provincia di Alessandria che termina puntando all’Appenino ligure-emiliano. Un territorio “di mezzo” ricco e prezioso, da sempre dedito al vino: qui i vitigni più coltivati sono Croatina (4mila ettari), Barbera (3mila), Pinot Nero (quasi 3mila), Riesling (1.500), Moscato (500), insieme sono l’84 per cento dell’intera superficie viticola dell’Oltrepò, che concretamente significa che quasi ogni famiglia in questa zona produce vino e spesso ha un’azienda dalle antiche tradizioni.
Ma quali sono i vini che ne nascono? Quella offerta dalla terra d’Oltrepò è una gamma completa che soddisfa ogni abbinamento eno-gastronomico dall’antipasto al dolce, 7 denominazioni hanno meritato i “titoli” Docg e Doc: Oltrepò Pavese metodo classico Docg; Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese Doc, Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese Doc, Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc, Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese Doc, Casteggio Doc.
Per degustare queste etichette, a fine ottobre si svolge Storie di Vino sullo scenografico Ponte coperto di Pavia, riferimento storico culturale della provincia lombarda: una manifestazione che vede protagoniste più di 30 aziende vitivinicole dell’Oltrepò Pavese e permette agli appassionati di brindare a produzioni d’eccellenza.
Le cantine, i borghi, i paesaggi d’Oltrepò Pavese
Per degustare questi vini, l’idea migliore è certamente quella di andare a scoprirne i territori grazie a un breve tour, magari in bicicletta – per i più sportivi. L’Oltrepò si estende per circa 1000 chilometri quadrati dunque può essere girato tutto con facilità anche in un week end. Noi vi segnaliamo dei borghi da non perdere intervallandoli con visite a cantine che si distinguono anche per una produzione attenta e sostenibile.
Chi parte da Milano, scendendo verso sud si troverà ad attraversare il punto dove il Ticino e il Po confluiscono e lo farà superando il ponte della Becca, un’opera mirabile di ingegneria civile datata originariamente 1912 e ricostruito dopo la guerra nel 1950. Davvero molto scenografico e maestoso. Perfetto per delle splendide foto, specie al tramonto.
La confluenza tra i #fiumi #Po e #Ticino #inlombardia al ponte della #Becca in questo suggestivo scatto di @enomisc87 -…
Continuando ancora a “scendere”, potete scegliere di puntare verso Broni e in particolare al piccolo ma grazioso Canneto Pavese, nella valle Scuropasso. Nella frazione di Monteveneroso nasce la piccola cantina di Massimo Piovani. Se vi piacciono i vini fermi e avete un occhio alla sostenibilità anche a tavola, questa è una fermata obbligata. Qui la gestione dei vigneti è effettuata con pratiche a basso impatto ambientale che seguono i dettami dell’agricoltura integrata; questa scelta è improntata a limitare le rese, a evitare forzature e a salvaguardare l’assetto idrogeologico di questi delicati versanti collinari. I vigneti di questo produttore (soprattutto di Buttafuoco) sono spesso caratterizzati da pendenze tali da renderne difficile la lavorazione, ma la fatica è ripagata dalla certezza di poter ottenere delle uve di particolare pregio per offrire il ricercato vino dell’Oltrepò Pavese. Chiedete al proprietario di farvi fare una degustazione tra i vigneti: sarà una splendida esperienza e ascolterete la storia di chi si è dedicato a queste terre e alle sue produzioni per profonda passione.
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L’Oltrepò è anche una zona di castelli: aMontalto Pavese potrete vedere – ma non visitare – uno dei più famosi della zona, ora proprietà di un privato, bello il panorama da lassù come anche a Cigognola, balcone sulla pianura, dove sorge un altro maniero.
A metà strada tra questi due castelli, incontrerete un’altra perla per chi ama il buon vino. La Travaglina è una cantina che nasce sulla prima fascia collinare nel comune di Santa Giuletta, nel cuore delle colline dell’Oltrepò Pavese, zona di grande tradizione vitivinicola, particolarmente famosa per la produzione della Bonarda frizzante e di vini spumanti (metodo classico) di eccellente qualità. Qui stanno lavorando per diventare produttori biologici e nel frattempo portano avanti una politica agricola mirata alla sostenibilità ambientale, attraverso l’abolizione dei diserbanti, la riduzione delle lavorazioni agricole in vigna (causa dell’erosione), la riduzione dei fertilizzanti e dei trattamenti fitosanitari. Inoltre hanno scelto di conservare i vigneti più vecchi, che garantiscono basse rese e alta qualità, e di realizzare tutti i nuovi impianti con un’alta densità di ceppi per ettaro, con l’intento di minimizzare la produzione della singola pianta e di conseguenza aumentare la qualità delle uve. Consigliata un’altra tappa e un’altra degustazione tra questi panorami magari per abbinare dei favolosi formaggi di capra locali ai vini prodotti da questa cantina.
Sempre diretti a sud, altri borghi medievali meritano qualche foto e una sosta: Fortunago e Zavattarello sono noti per essere annoverati tra i borghi più belli d’Italia. Girando per i vicoli del primo l’atmosfera è deliziosa così come l’oratorio di Sant’Antonio, da cartolina. É un luogo d’altri tempi e i panorami sul territorio circostante che si possono godere dall’altra chiesa del paese vi stupiranno. Lo stesso vale per Zavattarello che si trova in val Tidone: qui è il castello che domina la valle a rendere questo medievale borgo caratteristico. A pochi chilometri da Fortunago non perdete anche Rocca Susella dove da fotografare è la pieve romanica di San Zaccaria situata in località Giarone.
A pochi chilometri da Varzi – nota per il pregiato salame Dop – tra i fitti boschi della val Staffora vedrete l’abbazia di San Alberto di Butrio: ciò che rimane di quest’eremo sono una robusta torre, avanzo della cinta muraria fortificata, e delle piccole chiese romaniche; quella di S. Antonio ha all’interno affreschi tardo quattrocenteschi di fattura popolare; quella di S. Alberto (XII secolo), in cui sono conservate le reliquie del santo, un ciclo di affreschi che raffigurano il committente Bertramino Malaspina ma la vera meraviglia è l’atmosfera che si respira.
A fine tour, siamo al confine con l’Emilia Romagna, ormai in val Trebbia, al passo del Penice, alle pendici appunto dell’omonomo monte, e proseguendo per Brallo di Pregola possiamo da qui intraperendere diverse escursioni – anche in bici – tra graziosi paesini come Casanova, Menconico e Staffora.
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