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Omaggio a Oscar Wilde nel carcere di Reading
La disincantata eleganza della sua letteratura, o il folgorante acume di quegli aforismi che l’hanno reso inconfondibile tra mille, mal sembrano conciliarsi con il filo spinato, la costrizione di una cella angusta o la plumbea umiliazione del galeotto. E invece la fase conclusiva dell’esistenza di Oscar Wilde conobbe l’infamia della galera, peraltro mirata a
La disincantata eleganza della sua letteratura, o il folgorante acume di quegli aforismi che l’hanno reso inconfondibile tra mille, mal sembrano conciliarsi con il filo spinato, la costrizione di una cella angusta o la plumbea umiliazione del galeotto.
E invece la fase conclusiva dell’esistenza di Oscar Wilde conobbe l’infamia della galera, peraltro mirata a discriminare e condannare i suoi costumi sessuali, in seguito alla denuncia intentata dal padre del giovane Lord Alfred Douglas, il più fatale e capriccioso dei suoi amanti, passato alla storia col soprannome di Bosie.
Detenzione, vergogna, razioni contingentate di fogli di carta per scrivere, difficoltà estrema di ottenere libri di leggere: un ingiusto calvario consumato in nome di quello che il pubblico ministero gli avrebbe contestato come “the love that dare not speak its name”, l’amore che non osa pronunciare il suo nome, ovvero quell’omosessualità tanto frequentemente vissuta quanto ipocritamente deprecata dalla società vittoriana dell’epoca.
Significativo, dunque, che nel Berkshire il carcere inglese di Reading, chiuso nel 2013, riapra oggi al pubblico nella mutata veste di sede espositiva multimediale scegliendo di omaggiare solennemente il suo detenuto più illustre con una parata di celebrità ed un fittissimo programma culturale all’insegna dell’arte contemporanea e delle letture teatrali a tema.
Detenzione e separazione declinate in tre chiavi di lettura
Inside – Artists and Writers in Reading Prison è il titolo della corposa rassegna che, tra il 4 settembre e il 30 ottobre, anima gli spazi dell’iconica ex-prigione per declinare in molteplici linguaggi i temi cruciali della detenzione e della separazione. La formula ideata da Artangel, piattaforma che da circa un trentennio si occupa di promuovere eventi culturali in luoghi insoliti, prevede una triplice chiave di lettura.
Il visitatore può innanzitutto accedere ad un percorso di installazioni ed opere di arte contemporanea disseminate lungo i vari corridoi sui quali si affacciavano le celle carcerarie: gallerie fotografiche di prigionieri giustiziati ai tempi di Wilde, le sculture funebri del colombiano Doris Salcedo, l’opera di Steve Mc Queen sulla claustrofobia delle celle, le immagini del “collega” scrittore, detenuto e anch’egli omosessuale Jean Genet ritratto da Dumas e oggetto di una serie di interventi artistici realizzati da Nan Goldin, contenenti una serie di richiami al film erotico-voyeuristico di Genet “Un chant d’amour” e all’apprezzatissima pièce teatrale di Wilde su Salomè che debuttò a Parigi proprio durante la detenzione del suo autore a Reading.
Alla mostra si affianca la seconda declinazione del tema, ovvero le cosiddette Letters of separation, appositamente commissionate a 9 scrittori contemporanei affinché attraverso di esse si rivolgessero ad una persona amata tenuta distante dalla prigionia o da altra grave causa di forza maggiore: un riferimento esplicito e pregnante a quella letteratura epistolare occasionale che nel primo anno di carcere di Wilde fu l’unica modalità di scrittura consentitagli.
Le lettere, leggibili ed ascoltabili all’interno delle celle individuali, includono tra gli altri il contributo di Ai Weiwei -presente non in veste di artista ma nel più insolito ruolo di autore di un testo ispirato all’esperienza del padre, poeta dissidente durante la dittatura cinese-, quello della scrittrice britannica Jeanette Winterson (che immagina, direttamente dalla Winter’s Tale di Shakespeare, una lettera di Ermione alla figlia Perdita) o quello della poetessa canadese Anne Carson (che inventa una missiva del condannato Socrate all’amico Critone): intorno ad esse, le rielaborazioni fotografiche dell’artista Vija Celmins che riproducono diversi panorami del cielo stellato.
Il terzo ed ultimo ciclo di iniziative riguarda invece le letture teatrali tratte dal “De Profundis” di Wilde ed ambientate nell’ex-cappella carceraria di Reading.
Da Patti Smith a Ralph Fiennes: le star omaggiano Wilde
Il tributo più spettacolare di Inside verte dunque sulla struggente lettera d’amore, redatta da Wilde nel 1897, ovvero nell’ultima fase della prigionia grazie all’eccezionale clemenza di un direttore di carcere indulgente, pubblicata postuma e destinata proprio alla pietra dello scandalo, lui, l’indimenticato amore Bosie.
A dare corpo e voce a quelle pagine, Artangel ha voluto coinvolgere il gotha dello star-system anglosassone, nell’ambito del quale, accanto a nomi quali il regista teatrale Neil Bartlett o il letterato Colm Tòibìn, spicca Patti Smith, l’inossidabile musicista dai trascorsi letterari, che coglie l’occasione di palesare una predilezione per Wilde risalente ai tempi dell’adolescenza e orientata soprattutto alle sue fiabe per bambini.
Tra i più attesi anche il fascinoso Ralph Fiennes, star britannica avvezza a frequentare il teatro shakespeariano, reduce da un recente Riccardo III all’Almeida Theatre di Londra. Tutti indistintamente lusingati di essere convocati in una così suggestiva cornice per intonare il De Profundis più denso di vita, struggimento e amore che la storia della letteratura ricordi.
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