L’agricoltura industriale moderna non può più nutrire il pianeta, a causa della sovrapposizione di problematiche ambientali legate alla terra, all’acqua e alla disponibilità delle risorse. In un articolo pubblicato su The Ecologist, il giornalista investigativo Nafeez Ahmed riprende l’avvertimento lanciato nel primo discorso pubblico di Hilal Elver, eletta nel giugno scorso relatore speciale dell’Onu
L’agricoltura industriale moderna non può più nutrire il pianeta, a causa della sovrapposizione di problematiche ambientali legate alla terra, all’acqua e alla disponibilità delle risorse.
In un articolo pubblicato su The Ecologist, il giornalista investigativo Nafeez Ahmed riprende l’avvertimento lanciato nel primo discorso pubblico di Hilal Elver, eletta nel giugno scorso relatore speciale dell’Onu sul diritto al cibo e già professore di ricerca e co-direttore del progetto sui cambiamenti climatici, la sicurezza umana e la democrazia presso il Centro Orfalea per gli studi globali e internazionali, Università della California, Santa Barbara. Hilal Elvar è anche avvocato e diplomatico.
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“Le politiche alimentari che non affrontano le cause della fame nel mondo sono destinate a fallire”, ha detto il funzionario delle Nazioni Unite ad una platea gremita ad Amsterdam durante un evento organizzato dal Transnational Institute. “Un miliardo di persone nel mondo sono affamate”, ha aggiunto il relatore prima di chiamare i governi a sostenere il passaggio verso una “democrazia agricola” che responsabilizzi i piccoli agricoltori rurali.
“La crisi alimentare globale del 2009 ha evidenziato la necessità di una svolta nel sistema alimentare globale. L’agricoltura moderna, che ha avuto inizio nel 1950, richiede una quantità elevata di risorse, combustibili fossili, fertilizzanti e si basa sulla produzione di massa. Questa politica deve cambiare. Stiamo già affrontando una serie di sfide. Scarsità di risorse, aumento della popolazione riducono la disponibilità di terreno e l’accessibilità, la scarsità d’acqua e il degrado del suolo ci impongono di ripensare a come utilizzare al meglio le nostre risorse per le generazioni future”.
Hilal Elvar ha poi aggiunto che sono sempre più numerosi gli studi scientifici che dimostrano come l’agroecologia possa offrire coltivazioni sostenibili per l’ambiente e in grado di soddisfare la crescita della domanda mondiale di prodotti alimentari.
“L’agroecologia è un modo tradizionale di utilizzare metodi di coltivazione meno esigenti in termini di risorse e che operano in armonia con la società. Nuove ricerche in questo settore permetteranno di esplorare in modo più efficace come è possibile usare conoscenze tradizionali per proteggere le persone e il loro ambiente, allo stesso tempo”.
“L’evidenza empirica e scientifica dimostra che i piccoli agricoltori nutrono il mondo. Secondo la Food & Agricultural Organisation delle Nazioni Unite (Fao), il 70 per cento del cibo che consumiamo a livello mondiale proviene dai piccoli agricoltori”, ha precisato il funzionario. “Questo è fondamentale per le politiche agricole future. Attualmente, la maggior parte delle sovvenzioni vanno al grande agrobusiness. Questa situazione deve cambiare. I governi devono sostenere i piccoli agricoltori. Le popolazioni rurali stanno migrando sempre più verso le città, e questo sta generando enormi problemi. Se questa tendenza continuerà, entro il 2050, il 75 per cento di tutta la popolazione umana vivrà in aree urbane. Dobbiamo invertire questa tendenza offrendo nuove possibilità e incentivi per i piccoli agricoltori, soprattutto per i giovani nelle aree rurali”.
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