Se ritenuti sproporzionati, i raid dello stato israeliano su Gaza potrebbero essere considerati crimini di guerra. È quanto ha sostenuto Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, durante una riunione straordinaria del Consiglio dei diritti umani.
“Nessuna prova sulla natura militare degli obiettivi colpiti”
Le sue parole giungono più di una settimana dopo che Israele e Palestina hanno accettato un cessate il fuocoche ha messo temporaneamente fine a un conflitto durato undici giorni. Sono più di 250 le vittime palestinesi accertate, più di un terzo delle quali sono bambini, e quasi duemila i feriti. In Israele invece sono morte dodici persone, tra le quali due bambini.
“Anche se avrebbero dovuto colpire membri di gruppi armati e infrastrutture militari, gli attacchi israeliani hanno causato vittime civili e hanno distrutto o danneggiato edifici civili”, ha affermato Bachelet, sottolineando come gli edifici governativi, le case residenziali, le sedi di organizzazioni umanitarie, le strutture mediche e gli uffici della stampa fossero stati ripetutamente colpiti all’interno dell’enclave palestinese, che l’inviato delle Nazioni Unite John Holmes ha definito “un’enorme prigione a cielo aperto”.
“Malgrado Israele affermi che questi edifici ospitassero gruppi armati e fossero usati per scopi militari, non abbiamo ancora visto delle prove a riguardo”, ha aggiunto Bachelet. “Non c’è nessun dubbio che Israele abbia tutto il diritto di difendere i propri cittadini, ma anche i palestinesi hanno dei diritti. Gli stessi”.
"There is no doubt that #Israel has the right to defend its citizens and residents. However, #Palestinians have rights too. The same rights." – UN Human Rights Chief @mbachelet tells @UN_HRC#SS30.
Tuttavia, secondo l’Alto commissario, anche i razzi di Hamas hanno colpito in modo “indiscriminato e non riescono a distinguere tra obiettivi militari e civili. Il loro uso, quindi, costituisce una chiara violazione del diritto internazionale umanitario”. Per l’Alto commissario, le azioni di una parte non assolvono l’altra dai propri obblighi stabiliti dalla normativa internazionale.
Parte un’inchiesta internazionale sul conflitto per verificare eventuali crimini di guerra
La riunione straordinaria aveva lo scopo di lanciare una commissione internazionale di inchiesta per accertare le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi e israeliani e indagare le cause del conflitto. “A meno che non vengano affrontate le cause profonde degli scontri, sarà sicuramente una questione di tempo prima che il prossimo round di violenza inizi, con ulteriore dolore e sofferenza per i civili da tutte le parti”, ha precisato Bachelet. Sono stati 24 i voti favorevoli, 9 i contrari e 14 le astensioni alla risoluzione che invita ora gli stati ad evitare di “trasferire” armi quando c’è un “rischio concreto” che vengano usate per commettere gravi violazioni dei diritti umani. Secondo l’agenzia di stampa Associated press, la mossa sarebbe indirizzata ai paesi che inviano armi e munizioni a Israele.
Le reazioni da parte dei due stati sono state opposte. Le autorità palestinesi hanno accolto favorevolmente la risoluzione, precisando come essa rappresenti un “riconoscimento formale dell’oppressione e discriminazione sistematica perpetuata da Israele contro il popolo della Palestina” è che “questa realtà di apartheid e impunità non può più essere ignorata”.
Al contrario, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito “vergognosa” la decisione del Consiglio e “un altro esempio dell’assurda ossessione anti israeliana da parte delle Nazioni Unite”. Secondo Netanyahu, “questa parodia si fa beffe delle leggi internazionali e incoraggia i terroristi in tutto il mondo”.
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