Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Le Nazioni Unite scioccate dagli scontri tra polizia ungherese e profughi
Dopo giorni di scontri verbali, di tensione alle stelle e di violenza psicologica, è arrivata quella fisica. La polizia ungherese ha deciso di usare la forza per cercare di “sedare gli animi” tra i profughi che da giorni sono bloccati all’interno di un campo protetto da reti di metallo e filo spinato, come fossero detenuti,
Dopo giorni di scontri verbali, di tensione alle stelle e di violenza psicologica, è arrivata quella fisica. La polizia ungherese ha deciso di usare la forza per cercare di “sedare gli animi” tra i profughi che da giorni sono bloccati all’interno di un campo protetto da reti di metallo e filo spinato, come fossero detenuti, vicino alla città di Horgos, al confine con la Serbia.
I profughi hanno tentato di sfondare le barriere per tornare liberi e cercare di raggiungere altri paesi europei, in particolare la Germania, ma la polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni, usando idranti e prendendo a manganellate chiunque tentasse la fuga. Compresi genitori con figli e neonati.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è affrettato a condannare l’accaduto dichiarandosi “scioccato” per la reazione della polizia ungherese e ha definito “inaccettabile” il trattamento riservato a persone che hanno come unica colpa quella di aver fatto domanda di asilo per scappare da un paese ormai invivibile, come la Siria.
Il governo ungherese ha difeso l’operato delle forze dell’ordine affermando che una ventina di poliziotti sono rimasti feriti a fronte di almeno due profughi che hanno avuto bisogno di cure dopo gli scontri.
Più di 200mila persone hanno attraversato i confini dell’Ungheria dall’inizio dell’anno per tentare di entrare all’interno dei confini europei e dello spazio Schengen entro il quale i controlli alle frontiere sono stati aboliti a parte rare eccezioni. Dal 15 settembre, l’Ungheria ha cominciare a pattugliare con l’esercito il confine con la Serbia costringendo i migranti a deviare il loro viaggio verso la Croazia dove sarebbero entrate già cinquemila persone.
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