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275 persone soccorse da Open Arms e Emergency sono ancora in mare in attesa di un porto sicuro, e necessitano assistenza e cure immediate.
a cura di Francesca Chiarello
Due ragazzine somale appoggiate al parapetto della Open Arms prestano poca attenzione a quanto accade intorno a loro. Sono vestite eleganti, con piccoli gioielli e una borsettina, mentre il loro sguardo è fisso sul mare di fronte a loro.
“Quando mi avvicino mi chiedono se l’acqua che vedono è quella dell’Italia. Una delle due spontaneamente mi racconta di essere rimasta in Libia tre anni e mi mostra i segni delle percosse e delle ustioni subite. All’improvviso il suo sguardo si fa triste e pieno di terrore e mi dice di non volerne più parlare, che vuole vedere come è bella l’Italia e andare in Svezia. Sono vestite come si va a una festa. Questo è il loro appuntamento con la vita”. Così racconta Paola Tagliabue, medico a bordo della nave di ricerca e soccorso dell’ong Open Arms, salpata dal porto di Burriana, in Spagna, lo scorso 28 agosto con un team di Emergency a bordo.
Le ragazze somale sono state salvate e portate sulla Open Arms tra l’8 e il 11 settembre, quando la nave ha soccorso tre imbarcazioni nel Mediterraneo tra la zona Sar maltese e quella libica. Tante storie come tanti sogni, accompagnati dalla speranza di poter trovare una casa lontana dalla guerra, dalla violenza e dai soprusi.
Tante storie come tanti sogni, accompagnati dalla speranza di poter trovare una casa lontana dalla guerra, dalla violenza e dai soprusi
Eppure per vedere il desiderio del viaggio in Svezia realizzarsi ci vorrà ancora del tempo: Italia e Malta al momento si sono rifiutate di accoglierli un porto sicuro.
In questo momento 275 persone si trovano sulla Open Arms, che si trova a 10 miglia da Palermo. Tra di loro ci sono donne, bambini – anche molto piccoli – e uomini che presentano segni di malnutrizione, scabbia, piaghe di decubito, violenza e ustioni da carburante. La situazione a bordo è complessa: lo spazio sulla nave è ormai quasi esaurito, le condizioni meteo sono in peggioramento, e tutti i naufraghi sono in condizioni fisiche e psicologiche precarie, bisognosi di cure.
La situazione a bordo è complessa: lo spazio sulla nave è ormai quasi esaurito, le condizioni meteo sono in peggioramento, e tutti i naufraghi sono in condizioni fisiche e psicologiche precarie, bisognosi di cure
Eleonora Dotti, infermiera di Emergency racconta un altro spaccato di vita di un giovane, che dovrebbe far riflettere: “C’è un ragazzo egiziano di 18 anni che ha con sé una borsa per il pc. La tratta come se fosse il suo piccolo tesoro. Ogni tanto si mette lì seduto e la apre, guarda le sue cose e le sistema in ordine. Una piccola borsa per il pc. Se io dovessi affrontare un viaggio simile, un cambio di vita simile, non saprei cosa metterci in una borsa per il pc. Dovreste vedere come tratta quelle cose, con una cura e delicatezza infinita. Se la porta dietro quando va a parlare con altre persone e poi la usa come cuscino, o forse le tiene al sicuro così. Sto chiedendo a tutti i colleghi fuori turno cosa ci metterebbero loro in una piccola borsa del pc. Io non sono ancora riuscita a rispondermi”.
Sto chiedendo a tutti i colleghi fuori turno cosa ci metterebbero loro in una piccola borsa del pc. Io non sono ancora riuscita a rispondermi
Queste 275 persone che sono state abbandonate in mezzo al mare arrivano da Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Burkina, Ghana, Namibia, Nigeria, e Bangladesh. Dall’inizio di quest’anno sono state accertate 562 morti di migranti nel mar Mediterraneo. Se si fa una media, il dato che ne risulta è spaventoso: si parla di oltre due persone al giorno che trovano la loro tomba in mare, dopo avere sperato e pagato per arrivare in Europea, una terra più sicura e prospera delle loro.
Nei mesi in cui la maggior parte delle missioni umanitarie si sono fermate – per necessità come per cavilli amministrativi – ci sono stati naufragi, respingimenti, omissioni di soccorso. Proprio come quello della nave mercantile Morning Crown, che, per ore, è rimasta accanto alla barca dell’ultimo salvataggio, seguendo le istruzioni impartitegli dalle autorità maltesi di non prestare assistenza ai naufraghi.
Nei mesi in cui la maggior parte delle missioni umanitarie si sono fermate ci sono stati naufragi, respingimenti, omissioni di soccorso
Martedì 15 settembre la Guardia costiera italiana ha finalmente accettato di evacuare su motovedetta due donne in stato di gravidanza e il marito di una di loro. Ora Emergency e Open Arms chiedono con forza che sia garantito a tutti i naufraghi di poter raggiungere un luogo sicuro dove poter essere curati, garantendo loro i diritti sanciti dalle convenzioni internazionali e dalle nostre costituzioni democratiche.
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