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130 chilometri di reti illegali tolti dal mare. L’ultima campagna di Sea Shepherd nel Mediterraneo è stata un successo, in nome del capodoglio Siso ucciso dalla pesca illegale e dalla plastica. L’editoriale del presidente di Sea Shepherd Italia.
Nel 2017 un giovane capodoglio, attraversando l’arcipelago delle isole Eolie, rimase impigliato in una rete da pesca illegale, di tipo “derivante”. La Guardia costiera tentò per molte ore di liberarlo ma non riuscì a salvarlo. Venne trovato morto lungo la costa di Capo Milazzo, con la rete ancora attorcigliata alla pinna caudale e con lo stomaco pieno di plastica, dal biologo marino Carmelo Isgrò che ancora oggi ne conserva lo scheletro, per poterlo poi esporre come monito per tutti noi e per le generazioni future sui danni che stiamo causando all’ambiente. Carmelo ha deciso di dare al capodoglio il nome di Siso, in onore del caro amico che lo ha aiutato a recuperarlo e che proprio in quei giorni morì in un incidente d’auto.
La morte di Siso causata da una rete illegale è un chiaro segnale della presenza di attrezzature da pesca illegali nell’arcipelago eoliano. In più, i dati del Ministero delle politiche agricole alimentari aggiornati a settembre 2018 confermano che in Italia sono stati sequestrati 180.815 chili di pescato illegale, con un totale di più di 7 milioni e mezzo di euro di sanzioni applicate. Per Sea Shepherd è impossibile non intervenire, e abbiamo deciso di farlo grazie al supporto dell’Aeolian islands preservation fund e Smile wave.
La strategia dell’operazione ha previsto l’utilizzo di due imbarcazioni di Sea Shepherd: la Sam Simon e una barca senza loghi e in missione in incognito. Quest’ultima è arrivata in zona per prima, così da iniziare un monitoraggio dell’area est dell’arcipelago, mentre la Sam Simon è arrivata da nord si è diretta verso sudovest.
Siamo partiti a bordo della Sam Simon dal molo Italia di La Spezia il 2 ottobre con un obiettivo: individuare le attrezzature da pesca e reti derivanti illegali nelle Isole Eolie. La nave era pronta dopo quattro mesi di rimessaggio, ma già la seconda notte è stata messa a dura prova: mare forza 7 che ha rinforzato, fino a farle assaggiare un fortunale proveniente da nord est.
Quando siamo arrivati nell’area a nord della splendida Alicudi era l’alba e siamo stati accolti da un branco di delfini venuti a farci visita, portando una calma nel mare che ci ha permesso fin da subito di individuare le prime taniche di plastica legate e ancorate in un fondale di quasi tremila metri di profondità: i fad (Fishing aggregating devices) illegali.
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L’azione diretta è scattata immediatamente, in accordo e in coordinamento con la Guardia costiera: alle 8:45 abbiamo issato a bordo i primi fad illegali. Da lì abbiamo iniziato ad individuarne e mapparne nel gps altre decine, che rappresentano un reale pericolo anche per le tartarughe, che rimangono impigliate il più delle volte senza possibilità di potersi liberare, andando incontro ad una morte certa.
Dopo due giorni di incessante lavoro il mare inizia a rinforzare facendoci entrare all’interno dell’arcipelago nell’area di mare a sud di Filicudi, spostandoci così in zona nuova da pattugliare. Alle nove del mattino succede l’inaspettato: nei binocoli pronti ad avvistare eventuali attrezzature da pesca illegali ecco apparire un soffio forte e riconoscibile, e poi subito un altro. Un magnifico capodoglio era venuto a trovarci, quasi volesse cercare insieme a noi Siso e le reti che l’hanno ucciso. Proprio lui ci ha portato all’immediato l’avvistamento di decine di altri fad illegali. Questi fad illegali colpiscono sia la vita del Mediterraneo, sia la pesca locale legale. E la non riconoscibilità e la mancanza completa di tracciabilità di questi fad li rende partecipi di operazioni di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Inn).
Il risultato di dodici giorni di incessante azione diretta è di 130 chilometri di spaghi di polipropilene rimossi dal mare, 1.500 metri di filo da pesca di grosso spessore senza ami recuperato e un totale di 68 fad illegali sequestrati e innumerevoli bottiglie di plastica alcune ancora con materiali inquinanti al loro interno.
La strategia dell’operazione si è rivelata vincente quando due pescherecci, vista la Sam Simon in azione, hanno cercato di allontanarsi per poter pescare illegalmente utilizzando i fad. La nostra barca a vela in incognito ne ha però intercettato la rotta e, utilizzando la più potente arma che esista, la telecamera, li ha filmati. Grazie alle immagini degli identificativi delle imbarcazioni e alla posizione, la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza sono potuti intervenire con indagini tuttora in corso.
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Con l’arrivo della barca a vela al porto di Anzio l’operazione Siso 2018 si è conclusa con il successo e l’efficacia che contraddistingue Sea Shepherd, e ci conferma la presenza stimata di fad illegali di dimensioni enormi: più di cinquemila nel sud Tirreno per un totale stimato di 10mila chilometri di attrezzature illegali che ogni anno vengono calate in mare.
Grazie al supporto dell’Aeolian preservation fund e di Smile wave l’interazione con le comunità locali è stata perfetta e nella sosta a Lipari e Salina sono saliti a bordo moltissimi bambini e ragazzi delle scuole. Proprio durante questa sosta abbiamo ricevuto i rappresentanti dei pescatori artigianali delle Eolie, che collaboreranno con Sea Shepherd per aumentare l’efficacia delle prossime campagne e difendere insieme a noi questo arcipelago paradisiaco, con l’obiettivo di creare un’area marina protetta che ne possa determinare una protezione totale, aprendo la rotta verso la blue economy sostenibile in una convivenza ecologica tra le specie.
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In memoria di Sis e rinforzati dalla passione dei nostri volontari, uniti al supporto di tutte le persone che ci aiuteranno, torneremo nel sud Tirreno contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Inn) e contro l’uso della plastica. Schierandoci con la “prua al mare” con la più grande flotta privata in difesa della vita di quelli che chiamiamo “nostri clienti”, cioè gli abitanti gli oceani, le nostre tredici navi sono posizionate in quasi tutti i mari del nostro pianeta.
La più importante arma che fa la differenza è la passione dei singoli individui che porta a non girarsi dall’altra parte davanti all’illegalità e alla crudeltà ma a combatterla con l’azione diretta, senza lasciare dopo il proprio passaggio né crudeltà né plastica, ma condivisione e rispetto per tutte le vite.
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